In Europa, in modo multiforme e non sempre sincrono tra stato e stato, abbiamo assistito negli scorsi decenni a un lungo travagliato percorso verso un’educazione sessuale olistica, basata sul rispetto dei diritti umani, con la progressiva diffusione di legislazioni e programmi nelle scuole e l’evoluzione da modelli più restrittivi a modelli più estensivi, dove alla prevenzione si accompagna sempre più la promozione di ‘life skills’": Piero Stettini, Vicepresidente Federazione italiana Sessuologia Scientifica, analizza nel suo articolo su LiBeR 139 i contenuti delle linee guida internazionali sull'educazione sessuale, che in Italia ancora non è introdotta nelle scuole come obbligatoria.
"I primi programmi nelle scuole - scrive Stettini - sono partiti in Svezia negli anni ’40 del secolo scorso, obbligatori dal 1955, e negli anni successivi in molti paesi sono state introdotte leggi
Leggi tutto...
"Gran parte degli adolescenti d’oggi non sa sentire il proprio corpo, non sa più ricevere e interpretare i segnali corporei interni, e ne soffoca perfino le secrezioni e gli odori con lavaggi e profumazioni. Si guarda il corpo, ma non lo si sente, se ne parla tanto, sì, ma più per giudicarlo che per sentirlo. Una educazione sessuale all’altezza delle sfide poste dalle nuove generazioni dovrebbe dunque avere come terreno privilegiato l’integrazione top-down e bottom-up e la capacità di pensare le emozioni relative ai legami, alle attrazioni, agli affetti". Franco Nanni è psicologo e fondatore dell'Associazione SOS-Crescere per la genitorialità e l’età evolutiva: su LiBeR 139 contribuisce con il suo articolo "Guardo ma non sento" al dibattito su processi psicorporei e sessualità negli adolescenti. Illustrazione di Viola Sellerino per LiBeR 139.
Il Grinta è un gruppo di lettura nato nel 2014, che si riunisce nella Casa Circondariale di Bologna Rocco D'Amato della Dozza di Bologna, tutti i mercoledì mattina.
A coordinare il gruppo è il bibliotecario Enrico Massarelli della Biblioteca SalaBorsa di Bologna, che ci ha inviato queste interessanti considerazioni del gruppo dopo la lettura del libro La ragazza dei lupi di Katherine Rundell (Rizzoli, 2018): le condividiamo con i nostri lettori.
"Abbiamo letto il libro in 6 incontri (dal 7 giugno al 19 luglio 2023) e possiamo tranquillamente dire che ci è piaciuto molto e che ve lo consigliamo, è un libro di grande fantasia ambientato nell’imminenza della rivoluzione russa, in cui una bambina, che si occupa di lupi da re-inserire nella foresta, riesce a liberare la propria mamma dal carcere di Pietroburgo, insieme ai molti altri bambini incontrati nel suo viaggio. La figura più bella ce la fanno i lupi, veri amici dei bambini. Questo detto in due parole, ma c’è tanto di più. Ecco di seguito alcune delle cose che ci hanno particolarmente colpito.
I lupi: in questo libro i lupi sono i buoni (i cattivi sono gli uomini, specie gli adulti, specie i militari, specie i ricchi). I lupi rappresentano un modo di vivere con coraggio, con dignità, con generosità con rispetto. Si sacrificano, sacrificano anche la propria vita per i bambini che proteggono.
I bambini: sono come i lupi, non vanno educati, avete letto bene “non” (se leggerete questo libro fate attenzione alle prime pagine che sono molto importanti e belle). Vanno lasciati liberi e incoraggiati ad essere se stessi. Devono cercare la loro vita senza subire né l’umiliazione né le ingiustizie che gli adulti accettano come naturali. Devono sapere ululare e ridere.
L’ingiustizia, che non è naturale, non va accettata, bisogna ribellarsi.
La rivoluzione: è possibile ma i rivoluzionari sono fastidiosi.
La paura: è naturale ma bisogna superarla se si vuole arrivare a vivere degnamente (se leggerete questo libro c’è una bella descrizione della paura).
Bisogna seguire il proprio istinto come fanno i lupi, che ricordatevelo, sono i buoni. Inutile quindi dire perché ci è piaciuto, era facile identificarsi coi lupi. Inutile però dire anche come questo libro ci ha messo in difficoltà, proprio perché noi siamo in prigione e dovremmo uscirne da veri uomini (o lupi se preferite) e non da animali ammaestrati. Il libro, poiché c’è tra noi chi i lupi li conosce davvero, ha sollevato un mucchio di discussioni e di pareri, ha fatto discutere di comportamento animale: come vivono veramente i lupi e cosa è veramente il branco. Ha animato le nostre riflessioni sia sull’essere umano sia sulle sue possibilità di liberazione e di rieducazione. Ci ha invitato a pensare a come vivere da uomini. Tutto il racconto corre verso un finale forse troppo rosa, ma prima del finale c’è il momento culminante del discorso di Feo ai bambini. La ragazza non ha il coraggio di parlare alla folla, di incitarla a entrare in città. Allora i due lupi superstiti la raggiungono sul palco e le si mettono vicino, per indicare a tutti che siamo tutti insieme, tutti insieme presi in questa storia e che non abbiamo paura. Ecco, il culmine del testo è non avere paura. Questo è davvero difficile, specie per noi. Ma qualcuno dice che forse stiamo imparando. Aggiungiamo che ci sono piaciuti molto anche i disegni e che ci piacerebbe leggere qualche altro romanzo di questa autrice. Aggiungiamo ancora che ci piacerebbe conoscere la ragazza dei lupi. Se esiste. La invitiamo nel gruppo, la vogliamo con noi".