Fin dall'antichità la costruzione di nuovi ponti ha rappresentato per gli uomini una doppia possibilità: quella di fare nuove scoperte e conoscenze ma anche di incorrere in conflitti e divisioni: Vinicio Ongini, nel suo articolo Piccoli costruttori crescono, pubbblicato su LiBeR 123, riflette sulle prime tecniche di progettazione e costruzione dei ponti nel passato, che rimandano alle strategie attivate dai bambini nella quotidianità per realizzare piccole e grandi opere ingegneristiche nel vero senso della parola. Dunque con quali storie si possono costruire ponti? con quali combinazioni? Secondo Ongini esistono veri e propri personaggi ponte, condivisi, portatori di materiali interculturali e di molteplici appartenenze, che diventano elementi di unione. Personaggi come questi sono Giufà, Cenerentola, i Folletti, il Lupo. Anche il crossover narrativo, ovvero quel processo di attraversamento che nel marketing editoriale diventa fenomeno multigenerazionale, può essere definito letteratura-ponte? Ne parlano Stefano Calabrese e Valentina Conti, che riflettono su uno dei tratti più evidenti del mercato editoriale globale, ossia la difficoltà di distinguere oggi modelli estetici e in particolare letterari per adulti o per l'infanzia. Il loro contributo si intitola Crossover e letteratura-ponte e si concentra sulle nuove forme narrative ibride legate all'adolescenza - età che viene vista dall'origine come l'unione degli opposti, il "ponte" in cui tutto interagisce con tutto - caratterizzate dall'accavallamento dei codici di genere, come accade per esempio nei film della Pixar, dove il linguaggio della pop art si creolizza con l'immaginario disneyano. Illustrazioni di Roberto Abbiati.
Nei video seguenti, la registrazione del convegno
Prima parte | Sessione mattutina |
Seconda parte | Sessione pomeridiana |
Gianni Rodari e il Giornale dei genitori: riflessioni per leggere il presente
Convegno organizzato dal Centro regionale di servizi per le biblioteche per ragazzi toscane, Comune di Campi Bisenzio, Regione Toscana, LiBeR, Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Gianni Rodari.
Giovedì 19 novembre 2020, Firenze, Biblioteca delle Oblate
9.30- 18.30
Convegno online
Ore 9: Registrazione dei partecipanti
Ore 9.30: Saluti istituzionali. Coordinamento dei lavori: Direzione di LiBeR
Ore 10-10.30
Franco Cambi
Pedagogia d’avanguardia: il Giornale dei genitori tra creatività e impegno
Ore 10.30-11
Elena Giacomin
Perché Il Giornale dei genitori oggi?: le ragioni di un progetto collettivo
Ore 11.00-11.30
Silvana Sola
Il coraggio di sognare in grande: Gianni Rodari paladino di senso civico
Ore 11.30-11.45
Luciana Breggia
BILL e Rodari: la creatività come strumento per avvicinare legalità e giustizia
Ore 11.45-13.00
Leggere piccolo
Rodari e la letteratura per i piccolissimi: poesia, creatività e trasgressione
Coordina: Fiorenza Poli. Intervengono: Manuela Trinci, Marco Dallari, Elisa Mazzoli
13.00-14.00: pausa pranzo
14.00 -14.15:
Alessandro Sanna e Melania Longo
Codice Rodari: draw book per giocare con le parole
14.15 -15
Vinicio Ongini
Gianni Rodari e il riso scatenato: perché è necessario coltivare l’umorismo
15 -16:
La scuola anti tran-tran
Rodari e l’esperienza scolastica: uno sguardo antiretorico
Coordina: Carla Ida Salviati Intervengono: Luisa Mattia, Nicola Cinquetti, Giuseppe Caliceti
16-17
Leggere grande
Lettura, scrittura e adolescenti: un dialogo aperto
Coordina: Matteo Biagi. Intervengono: Luigi Ballerini, Domenico Barrilà, Antonio Ferrara
17-17.15
Massimo Zordan, Flora Ghezzo, Eva Giannini
La Scuola d'Italia Guglielmo Marconi, New York
Rodari a New York: riflessioni su adolescenza, creatività e bilinguismo
17.15-17.45:
Grazia Gotti
Rodari a colori: una Cromatica accanto alla Fantastica?
17.45-18.30:
Daniela Marcheschi
Rodari e la ricerca della verità
L'illustrazione della locandina è opera di Luca Tagliafico per LiBeR 128.
Gli interventi del convegno saranno introdotti dalla lettura dei brani originali di Rodari tratti da Il Giornale dei genitori, a cura dell’attore Lorenzo Degl’Innocenti.
ATTENZIONE: è stato raggiunto il limite di iscrizioni possibili per seguire il convegno on-line. Ricordiamo che la giornata sarà comunque visibile in streaming da questo sito e dai canali social di LiBeR ( https://www.facebook.com/LiBeRrivista/ e https://www.instagram.com/liber_rivista/ ).
Incontri con personaggi notevoli di tutti i tempi
Un progetto – curato da Vinicio Ongini e realizzato da Idest – in collaborazione tra Comune di Campi Bisenzio con la Biblioteca Tiziano Terzani, Sezione Soci Coop di Campi Bisenzio e LiBeR, con il sostegno di Unicoop Firenze.
“Le interviste impossibili” è il titolo di un programma della seconda rete radiofonica RAI andato in onda dal 1973 al 1975 in cui uomini di cultura contemporanei fingevano di incontrare personaggi celebri di altre epoche: personaggi reali, della storia o della cronaca, o personaggi fantastici della letteratura e della mitologia.
Da ottobre, a Campi Bisenzio, alcuni personaggi della letteratura infantile e giovanile, o da essa raccontati, verranno intervistati su temi d'attualità da scrittori, giornalisti, studiosi.
Gli incontri sono rivolti a insegnanti, genitori, studenti e lettori curiosi.
Le interviste, con proposte di lettura sui personaggi intervistati, saranno pubblicate su LiBeR 121 (gen. 2019).
Programma
Giovedì 25 ottobre 2018
ore 17.30 - Limonaia di Villa Montalvo
Pinocchio e Cenerentola, “minori stranieri non accompagnati”
Intervista di Vinicio Ongini, esperto del Ministero dell’istruzione
Giovedì 15 novembre 2018
ore 17.30 - Limonaia di Villa Montalvo
Renzo, Lucia e io
Intervista di Marcello Fois, scrittore
Giovedì 22 novembre 2018
ore 17.30 - Limonaia di Villa Montalvo
La chiesetta di Barbiana, che si fece scuola
Intervista di Fabrizio Silei, scrittore
Giovedì 6 dicembre 2018
ore 17.30 - Limonaia di Villa Montalvo
Lotta Combinaguai, sorella di Pippi Calzelunghe
Intervista di Manuela Trinci, psicoterapeuta e saggista
Giovedì 10 gennaio 2019
ore 17.30 - Foyer del Teatrodante Carlo Monni
Masha e Orso, una strana coppia!
Intervista di Anna Antoniazzi, docente di Letteratura per l’infanzia, Università di Genova
Giovedì 24 gennaio 2019
ore 17.30 - Saletta sezione soci Coop Campi Bisenzio
Malala, studentessa, premio Nobel per la pace
Intervista di Viviana Mazza, autrice e giornalista, Corriere della Sera
Giovedì 7 febbraio 2019
ore 17.30 - Foyer del Teatrodante Carlo Monni
La Bicicletta di Gino Bartali, campione “giusto”
Intervista di Antonio Ferrara, scrittore
Giovedì 21 febbraio 2019
ore 17.30 - Limonaia di Villa Montalvo
Harry Potter, apprendista mago adolescente
Intervistatore Antonio Piotti, filosofo, psicoterapeuta, con Marina Zabarella, neuropsichiatra infantile, Il Minotauro, Milano
Iscrizioni
La partecipazione è gratuita, previa iscrizione.
È possibile iscriversi contattando la segreteria.
Modulo per l’iscrizione.
Segreteria
Idest srl – Villa Montalvo – Via di Limite 15, 50013 Campi Bisenzio
Tel. 055 8966577 – E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.liberweb.it
Le tavole ad acquarello del libro La tigre dell’autore olandese Jan Jutte hanno il tocco morbido e delicato di un candido bosco invernale; proprio in un bosco ammantato la signora Giulietta è solita inoltrarsi per una passeggiata solitaria, per ritrovare una voce che arrivi dritta al suo cuore dal silenzio solenne di quel luogo. Un giorno Giulietta incontra una tigre che avanza maestosa verso di lei con la sua pelliccia a strisce. La bestia rompe la quiete della sua passeggiata e irrompe nella sua vita solitaria e… un po’ triste. La tigre si rivela affettuosa e l’anziana signora la accoglie fiduciosa nella sua casa appagata dall’affetto che le manifesta. La porta anche in paese, dove la tigre diventa amica di tutti. Una notte, però, Giulietta si accorge che la tigre sta perdendo le strisce della pelliccia; il veterinario la visita e le consiglia di riportarla nella foresta.
Giulietta la accompagna nel suo luogo d’origine, poi ritorna nella casa ormai vuota e il suo mondo si chiude: i suoi occhi non vedono che tigre. Finché un gattino, una piccola tigre, trovato in un vicolo, tornerà ad accompagnarla nel bosco ad ascoltare il rumore dei suoi passi.
Jan Jutte propone una storia dai toni intensi: due anime lontane dalla loro consueta realtà s’incontrano apparentemente per caso, ma è proprio l’idea di “incontro” che gioca un ruolo importante in questa storia e sposta l’attenzione del lettore che deve valorizzare il messaggio narrativo. Ed è un incontro tra realtà opposte, distanti ma capaci di creare una intensa e insolita dimensione affettiva. L’eloquenza del messaggio è visibile già dalla cover: Giulietta e la tigre camminano assieme, a pari passo, in un perfetto e armonioso equilibrio di proporzioni – lei misura tanto quanto il garrese della tigre – verso una nuova loro realtà.
Il racconto si apre a più riflessioni in quanto l’autore pone la solitudine in posizioni antitetiche, ovvero come anticamera del vuoto esistentivo e nel contempo dell’atto creativo. In secondo luogo, mette l’anziana Giulietta nelle condizioni di dover rinunciare all’oggetto dei suoi pensieri e del suo cuore: un gesto che dilata lo sguardo verso l’Altro e ci invita a riconoscere il valore profondo dell’amore e dell’amicizia.
Adolfina De Marco (da LiBeR 129)
La tigre
Jan Jutte
Lemniscaat 2020, 54 p.
(Libri illustrati)
€ 18,00 ; Età: da 5 anni
Leggendo questo romanzo, edito nel 1970, ma giunto ora in Italia non si può fare a meno di pensare che l’autore danese, che era anche insegnante, appartenesse a quella schiera di adulti, educatori, scrittori, poeti, che hanno uno sguardo lucido e concreto sul vivere e fare dei bambini e delle bambine.
Il tappeto volante del Bulgistan propone una dimensione fiabesca, un andare che si avvicina alle narrazioni de Le mille e una notte, un immaginario inattuale e fantastico e uno schema classico. Hodja, ragazzino curioso e inquieto, vive a Pjort, un piccolo villaggio montagnoso e desidera andarsene in giro per il mondo. È un tappeto volante che lo porta verso un cattivo, un palazzo sontuoso, un sultano con 235 mogli, una prigionia, perfidi consiglieri, stupidi carcerieri e una fuga.
Come nelle fiabe classiche, chi narra aggiunge al meraviglioso dettagli esatti di vita quotidiana. Questa accuratezza provoca fin dalle prime pagine un senso di esoticità e lontananza. Leggiamo che a Pjort gli uomini portano babbucce con la punta all’insù e le donne hanno un lungo vestito e un velo molto carino davanti agli occhi, conosciamo le vie della città. La mamma di Hodja, nell’imminenza della partenza, lo costringe a un ordinario bagno nella tinozza, gli mette in tasca dei soldini e fornisce consigli, come fanno tutte le mamme.
Le tavole imbandite sono descritte con cura e noi immaginiamo arrosto d’agnello, tacchini e piccioni con mandorle e miele, panini appena sfornati e frittelle dolci.
La narrazione assume la concretezza spiccia delle fiabe e sembra anticipare le domande dei lettori e delle lettrici definendo un mondo fantastico che della quotidianità mantiene ritmi, azioni, oggetti, necessità, relazioni.
Flannery O’Connor ne Il territorio del diavolo scriveva: “Non va mai dimenticato che cura immediata dello scrittore di narrativa non sono tanto idee grandiose e emozioni tumultuose, quanto infilare pantofole di pezza agli scrivani.”
Ne Il tappeto volante del Bulgistan ci sono babbucce a punta e non pantofole a testimoniare la capacità affabulatoria e narrativa di Kirkegaard.
Le illustrazioni dell’autore, ariose, leggere e divertenti concorrono nello stesso tempo a precisare e ad aggiungere evocatività al mondo narrato.
Nicoletta Gramantieri (da LiBeR 129)
Il tappeto volante del Bulgistan
Ole L. Kirkegaard;
trad. di M. V. D'Avino
Iperborea, 2020, 122 p.
(I miniborei)
€ 12,00 ; Età: da 7 anni
Se ci sono forme e colori che l’immaginario collettivo attiva al pensiero di Rudyard Kipling e della sua opera letteraria, questi ricevono oggi una precisa rappresentazione e celebrazione tra le pagine dello splendido albo di Cinzia Ghigliano edito da Orecchio Acerbo, in cui l’artista – qui coinvolta a tutto tondo in un intreccio narrativo per immagini e parole – racconta l’infanzia dello scrittore. Ne esce un’avventura sensoriale che si snoda lungo le tappe di un percorso di crescita non sempre felice, ora contrassegnato dal calore dei motivi esotico-coloniali dei primi anni di vita in India, inebriati di profumi e suoni, ora dal grigio-fumo dell’Inghilterra e della “casa della Desolazione”, il duro collegio in cui Rudyard approda con la sorella al raggiungimento dell’età della scuola. È qui, tuttavia, che il bambino visita ogni anno la casa di zii speciali presso cui allenerà la propria fantasia, ed è qui che compie i viaggi più straordinari nell’avventura del leggere, nutrendo di immagini i propri sogni e ricordi: dalla lettura alla scrittura di storie meravigliose, di animali, di giungle e di capitani coraggiosi il passo sarà breve.
Sorprende, di questo libro, lo sguardo puntato su un tratto della vita del celebre scrittore, Nobel per la letteratura nel 1907: quel tratto che prelude a grandi cose e in cui tutto sembra compiersi. Cinzia Ghigliano – una delle poche esponenti donne dell’arte del fumetto in Italia – lo coglie con gentilezza, traendo sì dalla documentazione autobiografica (Kipling lascerà, per gli amici “noti e ignoti”, il testo Qualcosa di me, in Italia edito da Einaudi, ma anche il racconto Bee, bee, Pecora Nera, recentemente ripubblicato da Orecchio Acerbo con le surreali illustrazioni di Fabian Negrin) e senza trascurare le fasi più difficili della lontananza da casa (come il momento in cui scopre la grave miopia), ma trasferendo il racconto su un piano sospeso di fiaba, complice quel tempo imperfetto che l’autrice sceglie di utilizzare a fianco delle superbe illustrazioni. Il lettore è così condotto dentro una storia personale che si fa di ciascuno nell’interpretazione di eventi-chiave e di esperienze di iniziazione.
Chiara Lepri (da LiBeR 129)
Rudyard. Il bambino con gli occhiali
Cinzia Ghigliano
Orecchio Acerbo, 2020, 44 p.
€ 16,00 ; Età: da 5 anni
Difficile far luce sulla pessima reputazione che spesso scredita sommariamente politica e ruoli istituzionali, azzardare definizioni che rendano giustizia all’attività umana che più di ogni altra presta il fianco a pregiudizi e diffidenze: poltrone distanti dalla vita quotidiana, facili carriere costruite su interessi personali e sistemi di corruzione, puro esercizio di potere condotto da pochi furbetti ai danni dei cittadini onesti…
Due parlamentari di professione cercano di ridare il giusto contorno di valore alle parole più nobili della politica, e proprio il fatto di rivolgersi ai ragazzi permette loro, al di là degli schieramenti partitici, un linguaggio che attinge al “sentimento” comune dell’agire politico.
Pisapia e Quartapelle parlano di politica in termini di ascolto, condivisione, futuro, bene comune, passione. Parole che riaccendono il senso di un impegno attivo e responsabile, che può coinvolgere chiunque nell’organizzazione di una comunità partendo dal quotidiano: anche “solo” per migliorare la propria scuola, per vivere meglio il quartiere, il posto di lavoro, la città.
Dall’ideologia all’ideale, e da questo alle idee, ma onestà e buona fede non bastano, se non tengono in conto le regole che permettono ad ogni cittadino di godere dei diritti fondamentali, di informarsi, esprimersi, partecipare all’organizzazione della società in prima persona o indirettamente: ecco allora le basi dell’architettura parlamentare e del principio di rappresentanza, con l’esercizio del diritto al voto politico, amministrativo e referendario.
Gli autori si rivolgono a chi non ha ancora l’età per votare, ma ha già diritto di capire, informarsi, farsi un’opinione e discuterla. E da tanta fiducia nel futuro si esce con una semplice domanda: perché non dovrei partecipare anch’io?
Semplice a dirsi. Da adulti sappiamo le tensioni e gli squilibri che si generano ciclicamente all’interno dei complessi sistemi di convivenza e un libro come questo, più che dare soluzioni e dipingere un mondo perfetto che non esiste, può essere un ottimo strumento per avviare con i ragazzi una conversazione aperta e critica sulla natura e le prassi della nostra democrazia, per come la conosciamo.
Fausto Boccati (da LiBeR 129)
La politica raccontata ai ragazzi. Perché può essere bella, perché puoi farla anche tu!
Giuliano Pisapia, Lia Quartapelle
De Agostini, 2020, 191 p.
€ 12,90 ; Età: da 11 anni
Il capriccioso imperatore Gattaccio, che tiranneggia e colleziona Veramiglie come fossero giocattoli anziché pony colorati, ha imprigionato nel suo castello molti abitanti dissidenti della foresta. Alla volpe Maurice e ai suoi bizzarri amici – animali parlanti e creature immaginarie dalle mise a dir poco stravaganti – non resta che organizzarsi per andare a liberarli. Cuore del piano: un cavallo di Troia in versione torta alle fragole. All’improbabile armata si aggrega in corsa la piccola Jo, una bambina giunta nel paese delle Veramiglie durante una fuga da uno sgradito campeggio in compagnia del papà, della matrigna e delle due sorellastre. Curiosa e coraggiosa, Jo diventa protagonista di una spedizione travolgente, il cui sviluppo all’insegna del fantastico offre un certo rispecchiamento e ristoro ai suoi più reali e tumultuosi sentimenti.
Al seguito di Jo, in un paese delle Veramiglie che si svela in forma di fumetto, si scalpita, si prova tenerezza, si trema e si sorride. Ma soprattutto, con sommo gusto, ci si perde in un mondo colmo di sorprese, personaggi bizzarri e strizzate d’occhio al lettore più e meno cresciuto. Dalle fiabe tradizionali ai classici moderni, dall’epica al cinema, tantissime citazioni sono disseminate qua e là con una naturalezza che arricchisce ma non condiziona il piacere dell’avventura.
Incantevole, con le sue tavole acquerellate che calano in un’atmosfera sospesa, Nel paese delle Veramiglie brilla per un’ironia briosa che tocca protagonisti, avvenimenti e dialoghi. Questi ultimi, saporiti e talvolta spassosamente sfacciati, mescolano fiabesco e prosaico, caratterizzando personaggi, di primo e secondo piano, decisamente fuori dal comune. Definite da linee minime e sottili, le figure create da Camille Jourdy si muovono così, irriverenti e irresistibili, in una dimensione che risponde all’impellente richiamo dell’invenzione.
Vincitore di prestigiosi premi – Pépite BD a Montreuil e Fauve Jeunesse ad Angoulême, per iniziare, ma anche una menzione speciale al Bologna Ragazzi Comics Award – Nel paese delle Veramiglie è un fumetto avvincente, dalla corposa e curata veste, la cui parola d’ordine è senza dubbio stupore. Veramiglioso veramente!
Elena Corniglia (da LiBeR 129)
Nel paese delle veramiglie
Camille Jourdy
Arka, 2020, 155 p.
(Le perle d'avventura)
€ 21,50 ; Età: da 7 anni
Il chiarore a zig zag di un lampo e una finestra sul buio assoluto di una notte ottocentesca. Il desiderio sorprendente in una ragazza non ancora diciannovenne: scrivere un’opera che colpisse il mondo. Una bambina che aveva imparato a sillabare sulla lapide della madre, che si era nutrita dei libri di lei – antesignana dei diritti delle donne – e che aggrappata alla gamba del padre filosofo aveva ascoltato storie di terrore; poi una notte unica nella sua vita e nella storia della letteratura, tra discussioni sulla scienza e i suoi confini etici, esseri spaventosi, blu neri ma anche rossi… fino all’apparizione di una creatura abnorme oppressa dal disamore del mondo, che la scrutava…
“Come ho potuto io, allora così giovane, arrivare a concepire e a sviluppare un’idea tanto mostruosa?”. Così avrebbe scritto nel 1831 Mary Shelley nella seconda prefazione al suo Frankenstein ossia Il moderno Prometeo: il romanzo sarebbe uscito nel 1818 con scandalo e successo, producendo nel tempo anche una miriade di rivisitazioni.
E alla stessa domanda si sarebbe oggi ispirata Lynn Fulton, autrice di Il mostro di Mary. Come Mary Shelley ha creato Frankenstein, picturebook da cui sono tratte le suggestioni di cui sopra, segnate dalla cifra visuale intonata e fumé di Felicita Sala.
Vi ritroviamo le circostanze ideative rivelate dalla scrittrice stessa e riprese nella biografia di Muriel Spark: il suo soggiorno vicino alla villa di Byron a Ginevra nell’estate del 1816 – Mary era in fuga per l’Europa con Percy Bysshe Shelley, suo futuro marito – le giornate di pioggia a casa a leggere storie inquietanti, fino alla proposta del padrone di casa di sfidarsi scrivendo ciascuno un racconto di fantasmi; nell’aria i discorsi sul galvanismo e il rinvenire della materia inanimata… Fino alla notte di Mary, unica donna e la sola, dopo un iniziale blocco creativo, a portare a termine il compito.
Dove invece l’autrice dell’albo interviene è nell’ accenno esplicito alla forza tenera del legame con la madre, Mary Wollstonecraft, acutamente collegando il mostruoso, non solo alla materia narrata in Frankenstein, ma al modo in cui a quel tempo si reputava il fatto che una donna potesse avere opinioni, scrivere e pubblicare.
Maria Grosso (da LiBeR 129)
Il mostro di Mary
Lynn Fulton,
ill. di Felicita Sala;
trad. di L. Taiuti
Splen, 2020, 40 p.
€ 15,00 ; Età: da 9 anni
La celebre frase di Simone de Beauvoir, “donne non si nasce, lo si diventa”, ha molto a che fare con questo libro, così come un altro noto slogan femminista, “il personale è politico”. Il mondo ha bisogno delle ragazze (di me), scritto e disegnato da Alessandra Spada, è infatti un libro sul femminile in un’ottica femminista, scritto in un’epoca in cui, come dice l’autrice in una delle ultime pagine, “anche un maschio può essere femminista” “se analizza in modo critico la sua posizione di privilegio in questo mondo”. Un libro piccolo e ricco, che è tante cose in una: un manuale, un diario, un quaderno di attività e pratiche, una raccolta di biografie e storie. Da leggere, ma anche da scrivere e disegnare. Per imparare a conoscere il mondo, quello dentro e quello fuori di sé. E diventare consapevoli della loro reciproca influenza. Per iniziare a scrivere la propria storia, da protagoniste. Come nelle migliori tradizioni femministe, si parte dalla conoscenza di sé per arrivare alla propria azione nel mondo, come singole, ma anche stringendo alleanze con le altre e gli altri. Corpo, talenti e relazioni sono i tre nuclei principali attorno ai quali l’autrice costruisce brevi ma dense riflessioni, che toccano temi fondamentali per le nuove generazioni: l’immagine mediatica del corpo, la bellezza come costruzione culturale, il ciclo mestruale; la scoperta dei propri talenti e l’espressione della propria creatività; le relazioni famigliari, di amicizia e d’amore; la sessualità; la violenza e il bullismo. Dalle parole si passa subito all’azione, perché oltre alla teoria, in questo libro, c’è anche tanta pratica. Ogni tematica è infatti sviluppata attraverso una breve introduzione, alla quale seguono biografie di donne e ragazze “in gamba” e storie di progetti collettivi nati dal basso, che possano essere di esempio e ispirazione; e poi, molti suggerimenti di attività e pratiche, da fare direttamente tra le pagine, e da portare fuori, nella propria vita. Oltre alle parole, i disegni di Alessandra Spada, pieni di colore e leggerezza, invitano le giovani lettrici ad attraversare il libro, trasformandolo e facendolo proprio; e attraverso di esso, a prendere in mano la propria storia, con creatività, consapevolezza e coraggio.
Eléonore Grassi (da LiBeR 129)
Il mondo ha bisogno delle ragazze (di me)
Alessandra Spada
Settenove, 2020, 128 p.
€ 14,90 ; Età: da 11 anni 10 anni
Mio amore ha 18 anni. Pubblicato in Francia nel 2002, è arrivato da poco in Italia grazie a Topipittori con una nuova copertina, dove troviamo i due protagonisti della storia stretti in un abbraccio buffo quanto le loro fattezze. La Alemagna è da sempre una sperimentatrice e in questo albo, che è uno dei suoi primi libri, si cimenta in una tecnica per lei nuova all’epoca, cioè quella del cucito e del ricamo. Un tecnica antica per raccontare una tematica a lei cara che ritroviamo in diversi suoi albi: quella dell’identità. Il protagonista di Mio amore si presenta sin dalla prima pagina come uno strano animale, un coso bizzarro, con i peli di un cane e la testa di un maiale. Ogni personaggio che incontra tenta di appioppargli un nome, di definirlo. Diventa allora un gatto, una scimmia, un topo e perfino un leone, a seconda di chi si rivolge a lui, ma il fatto è che lui non è nessuna di queste cose. Ecco allora che, di fronte a tutte queste aspettative deluse, lo strano animale vacilla e si chiede: ma insomma, chi sono? La svolta avverrà nell’incontro con chi non è interessato a indagare e trovare una definizione, ma solo ad amare, in maniera totale e senza esitazioni. In questa storia ritroviamo la ricerca di se stessi che nasce però non da un interrogarsi spontaneo del protagonista, bensì dalla necessità di chi lo circonda di suddividere la realtà in categorie, di ordinare il mondo. La bellezza del coso bizzarro invece risiede nello sfuggire a queste restrizioni e senz’altro qualcuno riuscirà a coglierla senza il bisogno di dagli un nome o di trasformarlo in ciò che non è. Non a caso lo strano animale non è mai raffigurato nella stessa identica maniera in ogni pagina, ma i suoi colori, il mantello, le fattezze variano leggermente da illustrazione a illustrazione. Senza dubbio questo è da imputarsi anche alla tecnica di ago e filo utilizzata dall’autrice, che contribuisce inoltre a creare un’atmosfera sognante, con segni e linee basiche. Prima di Nel paese delle pulcette e I Cinque Malfatti, scopriamo così che la Alemagna ci aveva già regalato un albo che indagava sull’identità, sul non conformismo, sulla bellezza della semplicità o forse sul rendere semplice ciò che solitamente tendiamo a complicare.
Giulia Romualdi (da LiBeR 129)
Mio amore
Beatrice Alemagna
TopiPittori, 2020, 28 p.
(Albi)
€ 18,00 ; Età: da 3 anni
Katherine Rundell, di cui abbiamo recentemente apprezzato il breve ma significativo volumetto Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio, dopo Sophie sui tetti di Parigi, Feo ovvero La ragazza dei lupi (premio Andersen 2017) e la Wilhelmina di Capriole sotto il temporale (finalista al Premio Strega ragazze e ragazzi 2019) ci presenta un’altra ragazzina indipendente e intraprendente, coraggiosa e generosa, la quattordicenne Vita Marlowe. Che parte con la mamma per New York per riportare in Inghilterra il nonno che è stato truffato e derubato di tutti i suoi beni da un criminale mafioso, compreso il magnifico castello di famiglia, ora in rovina, dove però è ancora nascosto un favoloso smeraldo. Ma Vita non demorde, anche se la poliomielite rende deboli piede e gamba sinistra, impedendole o almeno ostacolandole l’azione, e dopo aver affrontato di persona in casa sua il pericoloso Sorrotore, senza ottenere nulla naturalmente, fa amicizia con Silk, giovanissima e abilissima borseggiatrice.
La banda si completa con due ragazzi di circo: Arkady, che ha un rapporto speciale con gli animali, dai cavalli ai cani agli uccelli che ubbidiscono al suono della sua voce e al suo sguardo, e Samuel, un acrobata che vola e vuole diventare il principe della danza malgrado la pelle nera. Vita, da parte sua, oltre all’acuta intelligenza pianificatrice, per cui annota tutto su un taccuino rosso, ha un particolare talento: la mira precisa nel lanciare qualsiasi oggetto, da un sassolino a un coltellino (servirà, eccome). Siamo nei ruggenti anni Venti dove convivono progresso, razzismo, ricchezza, corruzione, criminalità, contrabbando di liquori, attività dove Sorratore sguazza con la complicità dei capi della polizia e della città.
L’indagine presto prende i colori dell’avventura hard boiled nella quale i ragazzi contro pistole e mitra possono opporre solo le loro singolari capacità: aprire serrature, arrampicarsi su mura lisce, ammansire cani feroci, colpire un obiettivo a distanza con un sasso. Quando Vita perde (?) il prezioso taccuino con il piano dettagliato che cade in mano al villain, tutto sembra perduto. Sembra, perché è tutto un fuoco di sorprese.
Fernando Rotondo (da LiBeR 129)
I ladri di New York
Katherine Rundell,
ill. di Matt Saunders;
trad. di M. Pace
Rizzoli, 2020, 270 p.
(Rizzoli narrativa)
€ 16,00 ; Età: da 11 anni
15,5 x 19 centimetri di corpo, carta uso mano, colori solo in copertina e nei risguardi, un oggetto straordinariamente elegante. Ma Jip e Janneke. Amici per sempre è soprattutto un libro luminoso, a misura d’infanzia, con una visione aperta e positiva. Virginia Portioli, editor di Lupoguido, ha confezionato come un gioiello questa raccolta di piccole storie di ordinaria quotidianità: una gara a chi mangia più frittelle, un rimedio contro la rabbia (che non sempre funziona), un bernoccolo e una fasciatura. Micro eventi nelle giornate di una bambina e un bambino: mai nulla di eclatante, ma eccitante sì, invece, sempre. La coppia artistica Schmied-Westendorp, che in Italia abbiamo apprezzato con Pluk e il Grangrattacielo (sempre in catalogo Lupoguido) rappresenta un’istituzione in Olanda, accolta con grande partecipazione fin dalla prima collaborazione, avviata nel 1948 sulle pagine del quotidiano Het Parool. Da quel momento un inarrestabile flusso di storie ironiche, leggere, che esprimono il desiderio di libertà infantile, si diffuse innovando la letteratura per bambini e bambine. La semplicità come mezzo o fine, dunque? Qualunque sia la nostra risposta, la scuola di Annie M. G. Schmidt – premio Andersen 1988 – è così viva in Olanda da essere indicata come esempio per la classe politica, quando la comunicazione non è sufficientemente semplice e diretta. Alle parole si uniscono le illustrazioni in bianco e nero di Fiep Westendorf, insignita nel 1997 di un premio alla carriera ideato per omaggiarla, l’Oeuvre Penseel. Secondo Walter Benjamin “nel regno delle immagini acromatiche il bambino si sveglia, mentre in quello delle immagini colorate si abbandona ai suoi sogni”: ecco, Jip e Janneke hanno la forza di svegliare i bambini di oggi, quelli che furono e quelli che avremmo voluto essere. La traduttrice Valentina Freschi ha reso accessibile anche a noi questa perla. L'adattamento grafico di Carolina Quaresima ha fatto il resto. Perché dietro le quinte di un buon libro c’è tanto lavoro. La letteratura del sorriso oggi è necessaria, non meno che negli anni del dopoguerra, per permettere ai più piccoli di prendersi cura di loro stessi, con leggerezza, evasione, fiducia, avventura. Adulti: qualche passo più in là, please!
Francesca Romana Grasso (da LiBeR 129)
Jip e Janneke. Amici per sempre
Annie M. G. Schmidt,
ill. di Fiep Westendorp;
trad. di V. Freschi
LupoGuido, 2020, 136 p.
€ 15,00 ; Età: da 4 anni
Tre sono le norme che regolano l’accesso all’orfanotrofio “Il piccolo tulipano” di Amsterdam: il neonato deve essere avvolto in un lenzuolino di cotone, deve essere sistemato in una cesta di vimini e deve essere lasciato sul gradino più alto. A queste tre norme l’arcigna direttrice dell’orfanotrofio, Elinora Gassbeek, ha affidato, da sempre, il buon nome dell’istituto. Mai, in tanti anni, esse sono state disattese. Immaginate il disappunto della direttrice quando in pochi mesi, tra l’estate e l’autunno del 1880, cinque neonati vengono lasciati all’istituto in chiaro spregio delle regole codificate: chi in una cassetta degli attrezzi, chi in un secchio di carbone, chi in un cesto da picnic, chi in un sacco di farina, fino all’insulto più infamante, una bambina abbandonata in un cesto a forma di bara. Per di più, ognuno di essi rivelerà caratteristiche fisiche o caratteriali che mal si addicono al rigido conformismo della direttrice: nessuna meraviglia, quindi, che Oval, Sem, Finny, Dita e Milou siano ancora all’orfanotrofio nel 1892, a dodici anni di età, non ancora adottati perché “inadottabili” e soggetti a continue vessazioni e soperchierie da parte di Elinora Gassbeek. Quando un ricco mercante si presenta al “Piccolo tulipano” e - sbalordendo tutti - decide di adottarli tutti e cinque per imbarcarli sulla sua nave, a Milou fischiano le orecchie, segno di imminente sventura. In effetti l’uscita dall’orfanotrofio non è che l’inizio di una serie di disavventure rocambolesche, che porteranno i cinque a fronteggiare fattucchiere, malviventi, burattini, nel gelo dell’inverno olandese, fino a un finale tanto liberatorio quanto originale.
L’esordio di Hana Tooke ha il respiro dei classici, della letteratura universale: tra Dickens e Pinocchio, i riferimenti alle atmosfere della narrativa ottocentesca sono espliciti e consapevoli. L’autrice dimostra grande talento nell’orchestrare un romanzo di avventura corale, in cui ognuno dei protagonisti ha una caratterizzazione a tutto tondo e si imprime nella mente e nel cuore del lettore. Se uniamo a questo la costruzione efficace dell’ambientazione spazio-temporale, possiamo ragionevolmente sperare che all’esordio fortunato seguano altre prove convincenti.
Matteo Biagi
Gli inadottabili
Hana Tooke,
ill. di Ayesha L. Rubio;
trad. di G. De Biase
Rizzoli, 2020, 416 p.
(Rizzoli narrativa)
€ 17,00 ; Età: da 10 anni