Anna Levi
Pontedera, Bibliografia e Informazione, 2012, 465 p.
(Studi e testi; 2)
ISBN: 978-88-902523-9-6 - Euro 40,00
Dalla quarta di copertina
Incuriosita e affascinata dai libri della Biblioteca dei Miei Ragazzi fin da bambina, con questo volume l'autrice propone un avvincente viaggio alia scoperta della genesi, degli autori e degli illustratori di questa amatissima collana per l'infanzia che ha accompagnato e fatto sognare generazioni di giovani lettori. Corredato dai riassunti di tutti i romanzi e da innumerevoli illustrazioni, il libro agile e leggero, si offre sia a bibliofili e studiosi come prezioso strumento di ricerca, sia agli ancora appassionati della collezione Salani, come un nuovo, coinvolgente racconto.
L’autrice
Inglese d'adozione Anna Levi ha avuto una vita avventurosa vissuta in diversi paesi stranieri, dal Sudafrica all'Irlanda, dall'Etiopia alla Persia. Scrive da dieci anni dedicandosi alla biografia letteraria. Ha presentato la sua biografia di Delly al convegno sull'opera della scrittrice francese tenutosi a Roma nel 2006. Collabora a due siti letterari ed ha in preparazione un romanzo sulla gioventù italiana degli anni Sessanta. Appassionata di cucina e vecchi libri, vive fra la Costa Azzurra e Istanbul con Burgaz, un gatto ingordo e dispotico.
Una testimonianza
Il libro è recensito da Teresa Buongiorno sul numero 96 di LiBeR. Con l’occasione LiBeRWEB pubblica questa testimonianza.
Qualcosa di personale
di Teresa Buongiorno
Ho conosciuto la “biblioteca dei miei ragazzi” a otto anni: ne ricevetti tre in regalo da una coetanea lettrice. Erano La teleferica misteriosa, Otto giorni in una soffitta e I ragazzi di San Marco.
Io leggevo Topolino, ma da quel giorno tutti i miei soldi finirono dal libraio, per completare la mia collezione Salani. Era il 1938. Costavano cinque lire ciascuno, in tempi in cui un paio di scarpe arrivava forse a ottanta lire. A scuola si parlava di quei libri come oggi di sceneggiati, ne conoscevamo i titoli in ordine di numero, che recitavamo come il catechismo. In famiglia comunque leggevano tutti, persino una zia che aveva fatto soltanto le elementari, che viaggiava sempre con un Salani in tasca: erano i libri della collana azzurra, rilegati ma leggeri e di piccolo formato, con la Orczy e Delly, ma anche Barzini e Dumas. Mia cugina ebbe in regalo per la laurea l'abbonamento alla “medusa” di Mondadori, i cui volumi uscivano periodicamente. E li scambiava con mia madre e le altre zie più intellettuali.
Quando mi sposai la mia collezione Salani finì in mano a mia sorella, ma i miei figli la ebbero invece per altre vie, ai tempi della loro scuola elementare. Un'amica, che traslocava, ci affidò una cassa con tutta la sua collezione per paura che venisse perduta, e per un'estate i miei bambini li lessero tutti o quasi: mia figlia grande che aveva nove anni li lesse tutti(!) e mio figlio piccolo, che aveva fatto appena la prima, cercando di emularla, ne mise insieme una metà. Inutile dire che diventarono lettori fortissimi. Anzi,mio figlio, oggi giornalista, ai tempi dell'università scrisse un pezzo per LG su uno di quei libri, Giorgio Picchia calciatore, di Trigona, che sembra frutto di premonizione: racconta in anticipo la vicenda di Giorgio Chinaglia. Con buona pace della nostra amica, quei volumi erano finiti tutti a mia insaputa in un baule spedito in montagna (si facevano vacanze di un mese o due, allora) dove credevo ci fossero scarponi e zaini, e me ne accorsi soltanto all'arrivo. Tornarono in baule a Roma (avevamo ferrovie molto affidabili) e la nostra amica, finito il trasloco, li volle indietro.
Io venni incaricata dai bambini a rimediare in qualche modo: mio marito aveva conservato dall'infanzia solo i volumi Vallardi, da Bibi ai Ragazzi della valle misteriosa, non poteva condividere questi ricordi. Erano gli anni Settanta, approfittando del fatto che avevo una rubrica fissa sulla cultura dell'infanzia sul TV Radiocorriere, andai sfacciatamente da Mirko Skofic, che mi confessò di avere soltanto le copie post-alluvione: meglio di niente. Anzi, se le volevo, me le avrebbe regalate volentieri, aveva bisogno di spazio: detto fatto, con le recriminazioni della sua segretaria (“sono le copie d'archivio!”) le fece inscatolare e caricare sulla mia cinquecento. Consolò la segretaria dicendole che sembravo una brava persona: se ne avessero avuto bisogno, mi avrebbero telefonato e io le avrei restituite. Lui aveva già in mente di vendere tutto, invece. Per fortuna il tutto andò a Mario Spagnol, che avevo conosciuto (ma solo per telefono) ai tempi in cui giovane editor lavorava con Valentino Bompiani e io avevo la pagina libri su un rotocalco. La Teleferica misteriosa determinò la nostra amicizia, era il mio preferito, oltre che il preferito di Umberto Eco e di Spagnol stesso: quando lo ripubblicò io stavo sperticandomi in lodi per quest'editore geniale, alla Fiera di Bologna, e mi sentii toccare su una spalla: “Sono io, Mario Spagnol”. Fu l'inizio di una nuova avventura: finalmente, dopo Rusconi e Le Monnier, Mondadori e la SEI, avevo trovato l'editore dei miei sogni.
Storia della Biblioteca dei Miei Ragazzi
A. Levi | Bibliografia e Informazione, 2012