Favole al telefonino
Fabian Negrin
Orecchio Acerbo, 2010, p. 28
€ 13,50 ; Età: da 5 anni
L’idea di fondo è originale e magistralmente ironica: riscrivere le “favole al telefono” di rodariana memoria, ma rivisitate ai nostri giorni, vale a dire sostituite da un sms. Fabian Negrin raccoglie in tredici messaggi “fiabeschi”, composti da 160 caratteri, un compendio delle tradizionali figure fantastiche, alle quali dedica una brevissima narrazione. Pur così semplificati, i personaggi delle fiabe mantengono le loro peculiarità: le streghe sono terribili, i lupi famelici, gli orchi affamati, i pirati avventurosi e le principesse addormentate… E tuttavia presentano aspetti attuali, vorremmo dire addirittura antifiabeschi: gli alberi si perdono nella foresta ma vengono riportati a casa da due fratellini (Hansel e Gretel?); la principessa risvegliata da un bacio subito si riaddormenta; la bambina che non crede nei lupi viene divorata da un lupo che non crede nelle bambine. Ogni racconto si basa sul ribaltamento dei tipi, sul rovesciamento delle situazioni, su giochi di parole come questo: “C’erano due bambine sotto 1 tavolo. Rannocchiamoci, dissero. Subito diventarono 2 ranocchie”.
Fabian Negrin agisce congiuntamente su due livelli: il primo, narrativo, rievoca la nota fiaba, e il lettore sa già come andrà a finire; il secondo (speculativo? filosofico? ironico?) inventa variazioni imprevedibili, sorprendenti, talora ciniche rispetto alle note trame. Senza mai trasgredire la regola fondamentale del narrare (e cioè che ogni narrazione, per quanto breve, deve presentare un inizio, uno svolgimento e una conclusione), questi brevissimi racconti procedono con ritmo esemplare e con logica vicina alla mentalità infantile, senza peraltro rinunciare alla caratterizzazione completamente sfrondata da ogni dettaglio superfluo che è tipica del racconto fiabesco.
Le illustrazioni non sono da meno, quanto a qualità: le nere silhouette dei personaggi richiamano le antiche illustrazioni dei libri di fiabe, alternandosi al bianco dello sfondo e al colore degli elementi di corredo. Sempre e solo tre colori, per ogni doppia pagina che contiene la storia; rigorosamente piatti, variano dal senape, all’azzurro, al rosa antico – la trasformazione raffinata e terziaria dei tre colori primari. Gli interni di copertina sono elegantissimi, e diversi tra loro: un intreccio di rovi all’inizio, inquietanti sagome di ranocchi, pipistrelli, scorpioni alla fine. Insomma, il libro è raffinato, innovativo, spiritoso, intelligente.
Angela Dal Gobbo
(da LiBeR 88)