Catalogo della mostra d’illustrazione, Bologna 23 marzo-11 aprile 2009 a cura di Hamelin Associazione Culturale La metafora è forse la figura retorica che più di ogni altra può raggiungere alti livelli d’intensità, in termini comunicativi e artistici, in ambito figurativo. Nel processo narrativo di un testo la metafora spesso irrompe con tutto il suo potere evocativo, tanto maggiore quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel campo semantico. Quando poi alla parola si affianca l’immagine la trama si stratifica creando appunto un livello ulteriore di senso e proprio questo è il processo che si è voluto mettere in luce nella mostra!
Proviamo a delineare alcuni profili essenziali di ognuno dei nove libri che compongono questo percorso: albi illustrati e fumetti, per buona parte non ancora editi in Italia, anche testi ormai classici e non di recentissima uscita. L’immagine e la parola generano metafore continue rincorrendosi in “Vague” della belga Anne Herbauts che compone piccoli disegni verticali montati su una pagina, come delle vignette con una didascalia sottostante. In “Gisèle de verre” di Beatrice Alemagna, Gisèle è fatta di una materia luminosa e trasparente e già questo connota la bambina, metafora dell’infanzia, come un elemento cristallino, fisico e felice, ma allo stesso tempo estremamente fragile. La tedesca Susanne Janssen in “Hänsel e Gretel” propone invece i due giovani protagonisti a occhi chiusi, evidente metafora di un’infanzia indicibile e imperscrutabile, ma gli occhi chiusi sono, per l’autrice, degli occhi aperti che vedono molto di più, vedono la sostanza delle cose! Anche in “Isis”, testo di Silvina Ocampo, illustrazioni dello spagnolo Pablo Auladell, pubblicato anche in Italia da Orecchio Acerbo (2007), il guardare e l’identificazione dell’infanzia con gli aspetti più istintivi e animaleschi, diventano il centro della metafora. Nel mondo vertiginoso e deformato di “Pasticca” di Francesca Ghermandi, (scenette montate a fumetto senza testo) pubblicato nel 2003 nella collana “Stile libero” di Einaudi, la neonata protagonista, ancorata al seggiolone, in un itinere iniziatico, smaschera le apparenze di una realtà confortevole, avvolgente e ipocrita. Completamente immerso in un suo mondo fantastico, senza adulti, il piccolo Max protagonista de “La Balade de Max” della francese Marie Caudry, rappresenta l’infanzia come tempo dell’indistinto, dove non ci sono confini fra ciò che è animato e ciò che non lo è, fra animali e cose; Max è l’inventore visionario ossessionato dal volo e il primo cittadino del suo paese dove tutto è reale, anche ciò che è fantastico. Anthony Browne ci racconta in “Gorilla” la solitudine dell’infanzia; nella storia della metamorfosi di un gorilla di peluche ad animale che veste anche i panni del padre della malinconica Anna, il cui vero padre ci appare freddo e distante: un racconto in cui si utilizza il registro del fantastico e del surreale come strumento per sovvertire delle dinamiche relazionali. In “Le visiteur” della tedesca Barbara Yelin, l’incontro di una bambina che non parla e non sa ancora comunicare con uno strano uccello, il visitatore, che può sembrare un corvo ma è un kiwi, un uccello che cammina ma non vola, è rappresentato nelle matite dell’autrice come un rapporto fatto di necessità l’uno dell’altro; il visitatore poi se ne va, lascia la bambina e qui la Yelin traccia il segno di un cambiamento, di una presa di coscienza e dell’acquisizione di un coraggio. L’ultimo libro è ancora una partenza, un viaggio in direzione inversa, all’indentro, dentro sé per scoprire se stessi: in “Dans moi” della belga Kitty Crowther, testi di Alex Cosseau, pubblicato anche in Italia da Topipittori nel 2008, la descrivono come una continua andata e ritorno dalla dimensione del corpo a quella del proprio paese interiore di cui il protagonista va alla ricerca.
Nel catalogo oltre alle opere in esposizione sono inseriti alcuni interventi critici: Giovanna Zoboli, autrice ed editrice, riflette su varie possibili ‘figure’ di bambini, a partire da un celebre dipinto di Goya; Manuela Trinci, psicologa e psicoterapeuta infantile, si sofferma sui molteplici significati del silenzio nel momento della crescita; Sophie Van der Linden, studiosa francese di illustrazione, percorre gli ultimi cinquant’anni di illustrazione seguendo il filo rosso delle metafore; Ilaria Tondardini, di Hamelin, entra nello specifico della mostra e nelle ragioni di questo progetto; Infine tre interviste a tre autori in mostra: Anthony Browne, Susanne Janssen e Kitty Crowther. Con la pubblicazione del catalogo nella collana “Immagini e documenti” la Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna prosegue la collaborazione con la Fiera del libro per ragazzi di Bologna che in quest’occasione si estende anche alla Provincia di Roma che ha aderito all’iniziativa.
Claudio Anasarchi
Metafore d’infanzia = Metaphors of childhood
A cura di Hamelin Associazione Culturale
Editrice Compositori, 2009
159 p. ; ill., 28 cm
Informazioni: Hamelin Associazione Culturale
Via Zamboni, 15
40126 – Bologna
Tel. 051352596
Fax 051372141
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