Raja Mohanty, Sirish Rao, ill. Radhashyam Raut
L’Ippocampo Junior, 2008, p. 32
€ 18,00 ; Età: da 6 anni
Ancora un meraviglioso libro di autori indiani stampato in India dalla casa editrice Tara Publishing. Il volume “è stato realizzato interamente a mano, ogni pagina è impressa su una speciale carta artigianale ed è quindi una preziosa stampa originale di per sé. I libri vengono realizzati da un gruppo di stampatori dei villaggi vicini alla città di Chennai, nell’India meridionale, che negli anni si sono specializzati in quest’arte”. L’informazione è tratta da una comunicazione dell’editore L’Ippocampo, che assieme all’editore Corraini traduce in italiano questi libri affascinanti.
Garuda è una divinità minore in forma di uccello al servizio di Visnù. Nell’iconografia tradizionale è rappresentato con piume d’oro, faccia bianca, ali rosse, becco e artigli d’aquila, con una corona in testa.
Questo libro vede Garuda che, dopo aver trasportato Visnù sulle montagne dell’Himalaya (dimora del dio Shiva), vede, appollaiato sopra un cespuglio, un uccellino di straordinaria e perfetta bellezza. D’improvviso arriva Yama, il terribile dio della morte e della distruzione, che si ferma a guardare l’uccellino. Garuda sa che quando Yama fissa negli occhi un essere vivente questo è destinato a morire in breve tempo. Affascinato dalla bellezza dell’uccellino, Garuda decide di salvarlo, contravvenendo così alle leggi del destino: se lo mette in groppa e lo porta in una foresta lontana, in un nascondiglio sicuro vicino a un eremo. Poi Garuda ritorna presso la dimora di Shiva e chiede a Yama per quale ragione ha guardato l’uccellino. Il dio della morte risponde “che gli era parso strano vedere quell’uccellino vicino alle montagne. Secondo le sue previsioni, doveva trovarsi nella foresta, su un albero vicino a un eremo. Là un pitone l’avrebbe divorato e nell’eremo l’uccellino sarebbe rinato. Ma siccome le macchinazioni del fato sono al di sopra dello stesso Yama, il dio della morte aveva lasciato che il destino seguisse il suo corso”.
Garuda capisce lo sbaglio che ha commesso: “Il mondo è una ruota che gira senza fine, dove tutto ha un tempo e un luogo.” Secondo la religione indù ogni creatura, anche la più eccezionale, è destinata a morire e a rinascere sotto un’altra forma.
Il racconto fa parte della cultura indiana: la religione cristiana non crede alla reincarnazione. Credo che far conoscere a bambini e ragazzi storie di mondi diversi dal nostro rientri nei compiti degli adulti.
Roberto Denti
(da LiBeR 82)