Si presenta dalle prime immagini come un albo che riecheggia l’etica del lavoro, esalta l’operosità, coglie l’uomo nella coazione a edificare per adattare la città alle proprie, sempre più stringenti, necessità: in questo albo di Sgaldramuni e Volpiano ci troviamo in Italia nel ‘69, eppure l’architettura spinge il nostro immaginario visivo sino alle periferie industriali di una pellicola di Ken Loach. “Mio zio Guido io l’ho sempre visto fare il muratore”, ci avvisa il narratore bambino, che nel tragitto verso scuola vede l’uomo al cantiere tirar su case come funghi. Guido è uno e cento nel ponteggio e si dedica al suo mestiere con abnegazione, non gioca mai a pallone, non si concede un bagno in mare: costruisce le case degli altri. Finché la narrazione subisce un’improvvisa sterzata: il motivo realista impatta nel surreale in un crescendo apocalittico e il lettore ne è spiazzato. Perché Guido pensa mentre posa i mattoni e nella sua immaginazione vi è una donna ingorda che diventa sua moglie e che assume dimensioni sempre più esagerate. è una “riempitrice di case”, che accumula oggetti e richiede abitazioni sempre più grandi. Guido provvede a costruirle via via che queste esplodono, una dietro l’altra, tagliando alberi e riempiendo di cemento fiumi e laghi. Le esplosioni spargono detriti nell’universo e frigoriferi, lavatrici e vestiti, insieme a Guido e a sua moglie sono al centro dei satelliti che orbitano loro intorno. Non c’è salvezza né redenzione, infine, ma un sogno che diventa un incubo nell’euforia distruttiva e consumistica (come non ricordare la coppia de Le cose di Perec e l’esplosione della casa in Zabrieskie Point?).
Ma i buoni libri, quelli che sollecitano la riflessione ai diversi livelli, sono sempre suscettibili di molte letture. Qui si può parlare di alienazione e di ecologia, ma anche sorprendersi dell’effetto comico di un’enorme Alice (la pretenziosa moglie) che intorno a sé non ha carte da gioco ma mattoni di terracotta, oppure giocare ai molteplici riferimenti culturali, o più semplicemente godere delle splendide illustrazioni iperrealiste e chiedersi se davvero Guido evade da una condizione di ineluttabilità o se tutto quel che accade non è che l’effetto della prodigiosa fantasia di un bambino.
Chiara Lepri (da LiBeR 135)
Mio zio Guido fa il muratore
Sgaldramuni,
ill. di Irene Volpiano
Orecchio Acerbo, 2022, 32 p.
€ 17,00 ; Età: da 7 anni