Marie-Aude Murail
Lupa bianca lupo nero
Giunti Editore | Collana Waves
pp. 272 | 14 euro | ebook 8.99 euro
In libreria 18 settembre 2019 | a partire dai 14 anni
Sauver Sant-Yves è uno psicologo di colore, di origine antillesi, che riceve i pazienti nello studio in casa sua, a Orléans; Sauver vive con il figlio di otto anni, Lazare. In questa casa-studio conosciamo un’umanità variegata di uomini, donne, bambini e adolescenti che vengono a confidarsi con lo psicologo e sono fotografati da Murail senza sbavature retoriche: sono semplicemente lo specchio di una società colma di contraddizioni e differenze, che fatica spesso a comprendersi e accettarsi. Così conosciamo Ella, 12 anni, che rifiuta la scuola e vorrebbe essere un maschio, Margaux, una ragazzina contro, che si provoca taglie e cicatrici, alla continua ricerca di compiacere suo padre e demolire sua madre. Conosciamo poi due figlie adolescenti che rifiutano una madre diventata lesbica, a differenza della sorellina di cinque che si vanta di avere due mamme e vive con serenità questa diversità. Conosciamo anche due nonni che impareranno, combattendo mille sovrastrutture, a relazionarsi con la nuora vegana. Queste, e molte altre, sono le storie che abitano la casa di Sauver. E a seguire queste storie, dietro la porta, di nascosto dal padre, almeno per gran parte del romanzo c'è anche il piccolo Lazare. E c’è anche la sua storia, quella di un bambino orfano di madre di cui ha pochissime informazioni.
Nelle settimane in cui si svolge la vicenda, le prime del 2015 in cui si sente l'eco spaventosa dell'attentato di Charlie Hebdo, qualcosa di strano capita anche a casa Saint-Yves dove arrivano minacce sotto forma di maledizioni voodoo antillesi insieme a messaggi minatori. Per trovare il bandolo della matassa Sauver e Lazarre dovranno tornare alle origini, in quella isola in cui tutto ha avuto inizio e dovranno fare i conti con ricordi che annientano, famiglie “béké”, riti di sbiancamento della razza e tutto quello che si crea dentro le famiglie che a un certo punto si spaccano e non sanno più ritrovarsi.
Una nuova indagine che Marie-Aude Murail compie sull’animo umano sbarazzandosi di qualsiasi tabù. Razzismo, amicizia, rapporti genitori-figli, omosessualità, cutting, questi i temi che l’autrice affronta con una sensibilità straordinaria.
Marie-Aude Murail è una delle più importanti autrici francesi e ha pubblicato più di 90 titoli. Insignita di numerosi premi per la sua ormai sterminata produzione, sa affrontare temi delicati con grazia e con una sana e trascinante ironia. Nelle sue storie i personaggi sono tratteggiati nella loro complessità, senza sconti ma sempre con uno sguardo pieno di empatia. Ha vissuto a Parigi e a Bordeaux, ora abita a Orléans, ma è spesso in viaggio per incontrare i suoi lettori in tutto il mondo. È stata nominata Cavaliere della Legione d’Onore francese. Con Giunti ha pubblicato Baby sitter blues; Oh, boy!; Mio fratello Simple; Nodi al pettine; Cécile il futuro è per tutti; Picnic al cimitero e altre stranezze, un romanzo su Charles Dickens; Miss Charity; Crack! Un anno in crisi; 3000 modi di dire ti amo, Persidivista.com.
Roberto Tiraboschi
Nibelli Zontro
Storia di Rossa tette grosse e Maffeo che confondeva le parole
Giunti Editore | Collana Arya
pp. 208 | 14 euro
In libreria 11 settembre 2019
Una valle sperduta come ce ne sono tante in Italia dove non arriva internet e i cellulari non prendono, e due ragazzi che si detestano. Lei è Rossa, 15 anni, tette enormi, strafottente, un tipo difficile, un’ossessione per Madonna, un odio profondo per la Valle e per il paese di cui si sente prigioniera, Valchiusa; lui è Maffeo, dislessico, senza padre, mago dei videogiochi, uno che la Valle la usa per pulirsi la mente. Frequentano la stessa classe di un istituto alberghiero, la 1C, che hanno scelto per caso. Il loro prof. di italiano, Bellini, un tipo ambiguo, vecchia maniera, obbliga Rossa ad aiutare Maffeo con i compiti per correggere la sua dislessia. Comincia così una frequentazione forzata e difficile: sono diversi in tutto e le reciproche famiglie si odiano. Per caso Rossa scopre in rete che il professore ha un terribile segreto, che getta un’ombra oscura su di lui ed è la più infamante delle accuse. La notizia trapela e scoppia un putiferio. La ragazza scopre anche che l’orribile evento è avvenuto mentre il prof. leggeva insieme a due suoi allievi Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Ora, appena possono, loro due da soli si rintanano nella stalla di Maffeo e leggono ad alta voce il libro incriminato, un po’ per capire se Bellini è colpevole o innocente, un po’ perché la lettura li rapisce inaspettatamente...
Un mondo di adolescenti confusi che vivono lontani da tutto e da tutti. Una banda di bulli e una ragazzina dolcissima. Genitori assenti o distratti dal loro quotidiano.
Pregiudizi come sassi nelle scarpe che impediscono di vedere oltre. Un professore speciale che cambierà il loro futuro.
Roberto Tiraboschi. Nato a Bergamo, si trasferisce a Milano dove frequenta la Scuola del Piccolo Teatro e lavora con Dario Fo. Il suo primo testo messo in scena è La madre rovesciata, Premio Riccione, poi Domeniche Premio IDI, Premio Vallecorsi. Scrive contemporaneamente anche per il cinema e la televisione collaborando con molti registi tra cui L. Cavani, M. Pontecorvo, S. Soldini. Parallelamente alla scrittura per il teatro, alterna opere di narrativa per adulti e giovanissimi: dal primo Sguardo 11, una storia di formazione, a Sonno, Premio Nazionale di Narrativa Bergamo e Premio Stresa. Seguono La pietra per gli occhi, La bottega dello speziale, tradotti in USA e nel Regno Unito e L’angelo del mare fangoso, una trilogia noir. Dal 2017 dialoga con i suoi lettori sul sito robertotiraboschi.com. Vive tra Roma e Venezia dove insegna al Master in Fine Arts in Filmmaking presso l’Università Ca’ Foscari.
Francesco D'Adamo
Antigone sta nell'ultimo bancoGiunti Editore
Età 9+ | Collana Biblioteca Junior
pp. 144 | 14 euro
In libreria 4 settembre 2019
Una cittadina del Nord, benestante e conformista, un po’ noiosa, in cui tutti si conoscono, in cui tutto quello che è strano o diverso non viene ben visto. Ogni anno all’inizio dell’estate arrivano i braccianti clandestini che lavoreranno alla raccolta dei meloni, una delle ricchezze della zona. Quasi tutti neri, malmessi, vengono da qualche parte dell’Africa, marocchini, roba del genere. Li chiamano “Quelli del Fiume”, vivono accampati sotto l’Argine Grande in baracche improvvisate, lavorano dall’alba al tramonto sotto il sole, reclutati dai Caporali, pagati due lire. Fanno un lavoro che altrimenti nessuno farebbe. Ma in paese non li vuole nessuno: sono sporchi, rubano, danno fastidio alle donne. Così si dice. Che lavorino e basta. Nel caldo soffocante di un giugno particolarmente torrido un ragazzo del Popolo del Fiume viene trovato morto. Si dice che abbia avuto un incidente mentre stava scappando dopo un furto. Si dice che sia rimasto coinvolto in una rissa con altri clandestini. Si dice che sia tutta una storia di droga...
Un romanzo contro il qualunquismo, l’indifferenza e la cattiveria a cui non ci dobbiamo abituare.
Francesco D’Adamo, milanese, da anni con i suoi romanzi cerca di raccontare il complicato mondo in cui viviamo a quelli che lui ama definire “gli adulti che hanno provvisoriamente massimo 13/14 anni”. I suoi romanzi sono tradotti in tutto il mondo. Con Giunti ha pubblicato: Oh, freedom!, Dalla parte sbagliata – La speranza dopo Iqbal, Le stanze di Mamud, e Papà sta sulla torre, Oh, Harriet! Storia di Ouiah.
Informazioni:
ANDREA FRANCESCON
UFFICIO STAMPA GIUNTI EDITORE
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055-5062313
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