Elisa Mazzoli e Marianna Balducci, autrice e illustratrice del libro Il viaggio di piedino, vincitore della sezione Nascere con i libri (6-18 mesi) del premio Nati per Leggere 2018, ci raccontano in questa intervista come nel libro è nato e si è sviluppato il legame insolito e prezioso tra il realismo fotografico e la fantasia del disegno.
Per il libro Il viaggio di piedino (Bacchilega) è stato premiato l’equilibrio fra disegno e fotografia, che non viene usata spesso negli albi illustrati di produzione italiana. Perché avete fatto questa scelta di un linguaggio misto?
Elisa Mazzoli: La scelta molto sagace è stata fatta dalla editor Angela Catrani, editor Bacchilega Junior, che mi ha proposto di lavorare con Marianna Balducci, artista molto capace!
Marianna Balducci: Sì, Angela Catrani ha chiesto a Elisa Mazzoli di pensare a un libro per piccolissimi; è lei che, una volta avuto tra le mani il suo testo, ha proposto di abbinarlo al mio lavoro foto-illustrato, avendo ricevuto poco tempo prima il mio portfolio. Da tempo nei miei progetti abbino disegno e fotografia (in autonomia o in collaborazione con dei fotografi, come in questo caso Fabio Gervasoni), dialogando con i pubblici più disparati dal momento che mi occupo principalmente di comunicazione. Il viaggio di Piedino è il mio primo libro rivolto a bambini così piccoli ed è stato bello progettare l'equilibrio giusto, tra parole e immagini, tra ritmo e sguardo. Il realismo fotografico attrae gli occhi golosi di mondo dei più piccini, il disegno contestualizza il quotidiano in un ambiente nuovo, lo fa dialogare con la fantasia, non spiega ma rivela. Non si disegna semplicemente sopra o attorno a una foto, ma si cerca piuttosto un linguaggio comune perché la fotografia è a sua volta un testo, con la sua grammatica che pesa tanto quanto quella delle parole.
Il viaggio di Piedino è un libro delicato, ironico, giocato sull’idea che una parte del corpo del bambino possa andare via liberamente a spasso: come è nata questa idea?
Elisa Mazzoli: Si tratta di un gioco che io e mio marito abbiamo sempre fatto con i nostri bambini: tanti piedini e tante personalità che viaggiano a loro modo in giro per il mondo confidando nell'abbraccio dei Piedoni, che li osservano dalla porta socchiusa.
Marianna Balducci: Elisa, partendo dalla sua esperienza quotidiana di mamma, ha trasformato un gioco spontaneo fatto a casa con i suoi bimbi nell'espediente narrativo trainante. Piedino non è più “Un piedino”, è il personaggio a tutti gli effetti: affrancato dalla fantasia, si emancipa e inizia il suo viaggio rappresentando quel che spesso inconsapevolmente fanno i bimbi piccolissimi ovvero guardarsi come se certe parti del corpo non fossero percepite del tutto come proprie, non avendone ancora il controllo totale.
Il viaggio di Piedino si conclude con l’incontro con una scala, prova durissima da affrontare, e con un piedone affettuoso in vena di nuovi giochi: cosa rappresenta questo finale?
Elisa Mazzoli: Rappresenta il cucù più gradito dai bimbi, quello dell'abbraccio di papà e mamma, che aspettano, accompagnano, ascoltano, giocano, proteggono ma lasciano andare, aiutano ma lasciano fare, si mettono in gioco per inventare e sono sempre pronti a coccolare.
Marianna Balducci: Come in ogni viaggio che si rispetti, Piedino va incontro all'ignoto spinto dalla curiosità, ma forse anche da qualcosa di profondo che lo chiama. È un po' così che io interpreto la comparsa finale del Piedone: il porto sicuro a cui approdare, la voce silenziosa che, pur avendolo lasciato libero di esplorare, è presente e, proprio alla fine di quella scala così faticosa, è premio e sorpresa rigenerante.
Il piedino protagonista del libro appartiene al piccolo Marco, che aveva 8 mesi quando sono state scattate le foto: è stato difficile coinvolgere in prima persona un bambino nella lavorazione del libro?
Elisa Mazzoli: A questa domanda lascio rispondere a Marianna, che si è occupata con Fabio Gervasoni (il fotografo), con Marco e con la sua famiglia di lavorare per la delicata e potente riuscita di questo viaggio-libro.
Marianna Balducci: Ho coinvolto Marco e mamma Chiara perché sapevo che sarebbero stati adattissimi a compiere questa missione divertendosi insieme. La gioia esplosiva di Marco e la naturalezza con cui Chiara ha gestito insieme a lui i vari momenti del set sono stati gli ingredienti imprescindibili per la buona riuscita di una sessione di quasi 4 ore di scatti (con la dovuta pausa). Per lo stesso motivo ho lavorato con Fabio Gervasoni, l’occhio fotografico che da tanto mi accompagna nei lavori foto-illustrati: oltre a seguire con me la regia di ogni progetto per arginare al meglio anche gli inevitabili imprevisti, si fida del mio gusto e io mi fido del suo. Fabio sa che con soggetti come i bimbi bisogna scattare tanto e con discrezione. Non è facile lavorare con un bimbo così piccolo se non ci sono attorno le persone “giuste”: quelle con le idee chiare e l'empatia che occorre per partecipare alla situazione nel rispetto altrui e con l'amore per il proprio lavoro.
(da LiBeR 119)