[Luglio – Settembre 2014]
Sommario
Sogno
L’officina dei sogni, Manuela Trinci (p. 18-22)
Sogno o son desto?, Pino Boero (p. 23-25)
Sogni disegnati, Daniele Barbieri (p. 26-29)
Premio Nati per Leggere
I migliori dei libri possibili, Rita Valentino Merletti (p. 30-35)
Quinta edizione: i vincitori (p. 31)
Tane e buchi per piccoli lettori, intervista a Nicola Grossi di Rita Valentino Merletti (p. 34-35)
In difesa di libri non premiati, Valeria Anfossi, Letizia Bolzani, Tiziana Cristiani, Monica Guerra, Barbara Mineo, Anna Parola, Valeria Patregnani, Maria Tolu, Rita Valentino Merletti (p. 30-35)
Autori: Oliver Jeffers
Semplicemente Ughi, intervista a Oliver Jeffers di Carla Poesio (p. 38-41)
Picturebook
Il senso del raccontare, Angela Dal Gobbo (p. 42-46)
Il “bagno culturale” di Blexbolex, intervista a Blexbolex di Angela Dal Gobbo (p. 44-45)
Libri e disabilità
La dislessia narrata, Enrico Angelo Emili (p. 47-49)
Lectures
L’avventura della poesia, Roberto Mussapi (p. 50-57)
Il “Ceppo ragazzi”, Paolo Fabrizio Iacuzzi (p. 51)
Raccontare con le parole chiave, Ilaria Tagliaferri (p. 53)
Cartoonia
I Classici a strisce, Giulio C. Cuccolini (p. 58-60)
Dossier Segnali di lettura
Interazioni terrestri e non, Selene Ballerini (p. 62-63)
Un lavoro bellissimo, Barbara Balduzzi e Ilaria Antonini (p. 64-65)
Guarda che Face… book!, Fabio Bazzoli (p. 66-67)
Materia Grigia (p. 68-71)
Rubriche
Sketch
Mi racconti una Storia?, Federico Maggioni (p. 5)
Rubabandiera
La cameretta, prima ludoteca, Roberto Farnè (p. 72-73)
La cattedra di Peter
Gigli spezzati, Emma Beseghi (p. 74-75)
La cassetta degli attrezzi
A cominciare da… Emme, Carla Poesio (p. 76-77)
L’illustrazione di copertina è di Libero Gozzini, illustratore, scenografo e creatore di character design per il cinema d’animazione e la pubblicità.
Inserto redazionale – Schede Novità
La bibliografia del libro per bambini e ragazzi, con le segnalazioni di 620 novità
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Estratti
Sogno
Manuela Trinci (L’officina dei sogni: “Tessitori di sogni, inventori di sogni, cacciatori di sogni, che dir si voglia, da sempre dei bambini e dei loro misteriosi sogni si è cercato di carpire l’arcano incedere, di dare loro parole, definizione, concretezza: ora col sapere della scienza, ora col sapere della fiaba. Ci ha provato Queenie Liao cercando di realizzare vere e proprie fiabe visive su che cosa e su come sogni un bebè. Grazie all’aiuto (inconsapevole) del suo terzogenito, Wengenn, l’artista americana ha così ideato una raccolta di oltre 100 fotografie creative che raffigurano l’esplorazione fiabesca di suo figlio nella magica terra dei sogni: un album – Wengenn in Wonderland – in cui stoffe, maglie, fili di lana, ma anche padelle, giocattoli, orsacchiotti, foulard e fazzoletti danno vita a paesaggi coloratissimi e divertenti. All’appello non mancano poi le ipotesi di insigni studiosi e ricercatori secondo i quali – correlando gli apporti delle neuroscienze alle più accreditate ipotesi dell’infant research e della psicoanalisi infantile – a sognare si impara!”).
Pino Boero (Sogno o sono desto?: “Se dovessimo costruire, solo limitandoci all’Italia, una storia letteraria attraverso i sogni o gli incubi messi sulla pagina dagli scrittori probabilmente otterremmo un’enciclopedia tanto densa di sorprese da farci considerare obsolete le nostre impalcature critiche costruite su cronologie, autori, generi e stili. Penso certo al fatto che il sogno entra assai presto in letteratura […] mentre gli incubi trovano sostanziale cittadinanza solo a partire dall’Ottocento. Ma non è questa la sede per parlare diffusamente di incubi e sogni letterari disseminati nei testi della nostra tradizione, qui conviene piuttosto legare i due termini all’infanzia e notare come, a partire da testi non legati alla produzione per bambini e ragazzi, i sogni e gli incubi infantili giochino un ruolo importante”).
Daniele Barbieri (Sogni disegnati: “Vediamo ora un piccolo panorama di autori di fumetti, più vicini a noi, che hanno lavorato sul sogno e sul fantastico. Ma sono necessarie alcune riflessioni, prima di affrontare questa limitatissima (e idiosincratica) serie. Stiamo parlando di dimensione del sogno contrapposta alla dimensione del fantastico: nel sogno lo stato di sogno manifesto (già elaborato) non è disgiungibile dai pensieri del sogno, quel blob crudo, non digerito, non narrativizzato, di associazioni, condensazioni e spostamenti. Viceversa il fantastico, anche quando deriva dal sogno ed è a esso legato, ci presenta solo il sogno manifesto, ovvero un racconto già pronto – che già possiede una coerenza narrativa in sé, ancora prima di essere interpretato simbolicamente: il fantastico è, insomma, un sogno già elaborato. Quando si cerca di creare l’effetto sogno con testi di dimensione consistente, la difficoltà di comprensione diventa infatti di colpo molto superiore a quella sia dei Dreams che di Little Nemo”).
Premio Nati per Leggere
Rita Valentino Merletti (I migliori dei libri possibili: “Il 12 maggio scorso si è svolta, nella ormai consueta cornice del Salone Internazionale del Libro di Torino, la cerimonia di premiazione dei vincitori della V edizione del Premio Nazionale Nati per Leggere. Cinque edizioni costituiscono già un buon bagaglio per azzardare un bilancio e riflettere sui criteri su cui si è basata la decisione della Regione Piemonte che, di concerto con gli altri componenti del comitato promotore, ha istituito il Premio nel 2010. Quest'anno ricorre anche il quindicinale dall'avvio del progetto Nati per Leggere in Italia a cui il Premio ha inteso, fin dall'inizio, contribuire dando una maggior visibilità sui media oltre che sostenere e sollecitare maggior interesse da parte degli editori per una produzione per i “lettori” davvero più piccoli (dai 6 mesi ai 6 anni, ma con enfasi particolare e finora unica in Italia, sulla fascia 6-36 mesi). Il trascorrere degli anni ha di certo segnato in positivo questi due primi obiettivi: il Premio è oggetto di attenzione da parte di un numero crescente di testate giornalistiche e di siti web e la sua maggiore visibilità ha fatto crescere il numero delle candidature da parte degli editori. Per la fascia di età 3-6 anni quest'anno le candidature sono addirittura raddoppiate, superando il centinaio, mentre meno numerose, ma pur sempre in crescita, sono state quelle per le fasce più basse “).
Intervista a Nicola Grossi (Minibombo editore) di Rita Valentino Merletti (Tane e buchi per piccoli lettori: “. Ho iniziato a pensare di scrivere per bambini primariamente perché ho cominciato a leggere per bambini. La biblioteca Sala Borsa di Bologna dispone di una nutrita mole di albi illustrati per l’infanzia e di altrettanti testi teorici sulla stessa. Ho studiato con assiduità per migliorare la consapevolezza di quello che sarei andata a proporre ai bambini durante la lettura settimanale. Ho lentamente compreso come quell’incontro di lettura potesse risultare piacevole grazie all’alchimia fra vari elementi, il libro quale strumento fisico tangibile, la voce, la mimica e la gestualità; ho così deciso di approfondire tali competenze frequentando corsi di teatro, fino a quando, la leggibilità ad alta voce di un albo è divenuto un criterio nella scelta dei libri. Nel tempo ho sviluppato una predilezione per i testi brevi, dalle illustrazioni in stretto rapporto con il testo, albi che riproducessero al loro interno una piccola ritualità tramite l’espediente della ripetizione, con un finale a sorpresa che non fosse la semplice chiusura del cerchio”).
Autori
Intervista a Oliver Jeffers di Carla Poesio (Semplicemente Ughi: “Negli Ughi ho visto subito un potenziale efficace insito nel loro modo di stare insieme, nel loro comportamento reciproco, nella possibilità di adattare il loro mondo a quello dei concept books. Perciò, all’inizio, stavano diventando un libro 'sugli opposti' oppure 'sulle forme', ma in seguito ho sentito il bisogno di far ben cogliere ai lettori il loro mondo, il loro essere uguali l’uno all’altro, il loro amore per una quotidianità semplice. Da qui sono passato all’idea della maglia nuova: un espediente, questo, che portava un tocco di diversità senza mai alterare la semplicità dell’insieme. Non è facile proporre dei personaggi semplici il più possibile, ma l’ho fatto. Non ho messo più di tre righe di testo su una pagina, ma queste tre righe contano più che se fossero trecento. Dunque ho cercato di lasciar fuori quanto più potevo, perché credo che lasciar fuori sia più importante che metter dentro. Facendo così si può veramente rivolgere al lettore un invito a entrare dentro la storia. Non c’è mai un’indicazione di un luogo determinato da cui i miei personaggi vengono fuori. Non preciso mai una località. Lasciando un’atmosfera vaga alle vicende della trama stimolo i lettori a penetrare meglio nella storia”).
Picturebooks
Angela Dal Gobbo (Il senso del raccontare: “Inserito dal New York Times tra i dieci migliori libri illustrati del 2013, Ballata di Blexbolex inizia con “L’orologio della scuola è fermo”. Il racconto ferma il tempo, o meglio ci introduce fin dall’inizio in un tempo altro, il tempo della lettura. Sospesi in uno spazio misterioso, in un luogo che ci allontana dalla quotidianità, quando leggiamo ci apriamo a nuovi orizzonti, incontriamo parole e pensieri nuovi, viviamo straordinarie avventure. Tutto avviene all’insegna della finzione, della straordinaria menzogna che è la narrazione e che si rivela essere, talvolta, la vera dimensione dello spirito.
Riesce, Blexbolex, a tradurre tutto questo in forma modernissima con un lungo racconto visivo, un albo illustrato di 280 pagine, accompagnate ciascuna da una sola parola. Come può un numero così ridotto di parole costruire una storia complessa? Gran parte è lasciata all’immaginazione del lettore che qui ottiene la libertà di rielaborare il racconto interpretando gli indizi che l’autore gli offre: immagini, parole, associazioni. Cos’altro fa questo romanzo visivo per bambini se non richiedere l’attivo intervento del lettore?”).
Intervista a Blexbolex di Angela Dal Gobbo (Il bagno culturale di Blexbolex: “Non pensavo di fare libri per bambini. Avevo anche abbandonato l’idea di fare fumetti. Sono arrivato ai libri per caso, perchè non avevo più uno studio e dovevo cambiare spesso casa; un quaderno era più pratico per registrare disegni e idee. All’inizio realizzavo libri d’artista che stampavo io stesso e vendevo ad alcune librerie a Parigi. Allora pubblicavo cose vicine al fumetto, indubbiamente perchè era la forma che mi riusciva meglio. Ho cercato di inserire delle fotografie, ma dal momento che i costi salivano ho preferito ricorrere al collage o al calco, quando volevo integrare le immagini con elementi non disegnati. Amo il colore, e la serigrafia era lo strumento che mi permetteva di stampare con grandi campiture piatte, il che dava ai testi un aspetto fresco e allegro, che forse ricordava i libri per bambini; i personaggi avevano a volte un’aria divertente; fu un amico a suggerirmi di occuparmi di libri per bambini. Allora facevo un po’ di illustrazioni per la stampa, il che ha influenzato il mio stile, ha reso più evidente il mio disegno”).
Libri e disabilità
Enrico Angelo Emili (La dislessia narrata: “Nella cerchia degli scrittori dislessici è entrato a far parte anche Henry Winkler, meglio conosciuto al grande pubblico come Fonzie, protagonista del telefilm degli anni ’70 "Happy Days". Dal 2004 Winkler ha intrapreso, nonostante la sua dislessia, la carriera di scrittore per raccontare la sua travagliata esperienza scolastica sotto le spoglie di Hank Zipzer, il protagonista dei suoi romanzi. La serie vede la collaborazione tra l’autore e la sua partner Lin Oliver. Come scrive un libro uno scrittore dislessico? Nelle interviste che ha rilasciato anche in Italia, Winkler ha svelato il suo segreto. Le sue difficoltà non gli hanno impedito di diventare uno scrittore di successo grazie al sodalizio con la sua partner. In pratica, Henry, mentre cammina per la stanza, detta il testo a Lin la quale lo scrive al computer in forma ortografica corretta. Poi lei rilegge il tutto ad alta voce e assieme ne discutono e lo risistemano. Per scrivere un libro impiegano circa tre mesi e a oggi hanno scritto 17 romanzi e venduto circa 4 milioni di libri nel mondo. Nel corso della trasmissione televisiva “Dalla A A laeffe” Henry ha confidato: 'Non riesco a compitare (spelling). Quando uso il computer e imposto il correttore ortografico esso mi sgrida. Mi dice: ‘Stai scherzando? Non ho idea di cosa stai scrivendo! Non so come correggere questa roba!”).
Lectures
Roberto Mussapi (L’avventura della poesia: “Ho scelto per questa Ceppo Ragazzi Lecture lo stesso titolo di uno dei miei libri più rappresentativi, un volume di saggi in cui esprimo la mia visione della poesia proprio in quanto avventura. Non posso immaginare la poesia priva del brivido, del senso del mistero e dell’ignoto, del movimento, degli elementi insomma che definiscono in termini elementari l’avventura. E vorrei iniziare proprio partendo da un passo centrale di quel libro, che ripeto spesso, e che compare anche in alcune interviste quando l’intervistatore si addentra nella relazione tra vita e poesia, e in particolare sulla formazione del bambino, prima ancora che del giovane scrittore. Si fa riferimento al mio ricordo di un libro grosso e nero, Otto capolavori della letteratura per ragazzi, rilegato in cartone lucido: sulla copertina lucente (era un nero da selva di notte, d’avventura, nulla di macabro o di ostentatamente lussuoso) brillava, tra i disegni gialli che si accendevano come fuochi nella notte, una serie di titoli: lo aprii e sfogliandolo vidi avventure magnificamente illustrate, come usava allora (e grazie a Dio usa ancora) nei libri per l’infanzia. Tra quei capolavori, tutti incantevoli, incontrai subito un mondo che prediligevo: Moby-Dick di Melville e L’isola del Tesoro di Stevenson: l’incanto della letteratura di mare, con la ricerca della Balena Bianca, e del Tesoro sepolto in un’isola lontana. Da quel momento le storie di mare e avventura mi avrebbero catturato, mentre in quello stesso libro un’altra storia particolarmente mi stregava: il Racconto di Natale di Dickens, la vicenda del misantropo Ebeneezer Scrooge che, alla vigilia di Natale, viene visitato da tre spiriti che cambieranno il suo cuore e la sua vita”).
Cartoonia
Giulio C. Cuccolini (I classici a strisce: “Di fronte a una debordante produzione di volumi a fumetti, che pare contraddire l’attuale periodo di crisi di vendita e di lettura del libro in generale e del fumetto in particolare, non è facile scegliere cosa segnalare. In questa scorribanda mi soffermerò soprattutto sui cosiddetti “classici della letteratura a fumetti” di cui si è registrato ultimamente un incremento nei titoli sfornati. Ciò offre altresì il destro di svolgere alcune succinte considerazioni su questo tipo di fumetto. Dagli inizi del Novecento i classici della letteratura sono stati oggetto di trasposizioni, prima cinematografiche e poi anche fumettistiche, che nel secondo caso sono state spesso qualificate come “riduzioni a fumetti”. È implicita nella scelta di questo termine una connotazione negativa, cioè l’idea che si tratti di un riassunto, di un compendio o di una semplificazione e, conseguentemente, di un impoverimento rispetto al testo di partenza di cui si salverebbe a mala pena la trama, depauperata però di tutte le finezze psicologiche, sentimentali, spirituali e stilistiche che fanno dei classici altrettanti capolavori. Che poco o tanto di tutto ciò si perda nella trasposizione a fumetti è scontato, come quando, a esempio, nel caso dei Miserabili le 1.000 pagine del testo devono essere compendiate in 80 tavole disegnate e solo parzialmente scritte.
A me, però, interessa sapere non cosa si perde ma cosa si guadagna da una riduzione a fumetti che sarebbe, quindi, più corretto chiamare versione o trasposizione o adattamento a fumetti”).
Le Rubriche:
Ruba bandiera: il gioco e l’immaginario infantile a cura di Roberto Farnè (La cameretta, prima ludoteca: “Ho visitato la bellissima mostra 'La camera dei bambini: giocattoli e arredi della collezione Marzadori 1900-1950', allestita a Bologna in Sala Borsa dal 22 marzo al 15 giugno (catalogo: edizioni Pendragon, Bologna). Maurizio Marzadori, curatore della mostra insieme alle operatrici della Biblioteca Salaborsa, è anche il collezionista proprietario dei materiali esposti: giocattoli e arredi, come recita il sottotitolo, dunque oggetti che fanno parte di quella 'cultura materiale' per l’infanzia che vede i bambini come l’ultimo anello di una catena definita in tutti i suoi passaggi dal mondo adulto, poiché quegli oggetti sono stati ideati, realizzati e acquistati da adulti, per i bambini. Arredi e giocattoli il cui valore culturale sta proprio nel trasmetterci informazioni e suggestioni sull’idea di infanzia che gli adulti avevano in un certo tempo e che dà conto di un senso estetico e pedagogico insito in quegli oggetti”).
La cattedra di Peter: le tesi originali della cattedra di Letteratura per l’infanzia dell’Università di Bologna a cura di Emma Beseghi ( “La tesi di Stefania Saracino dal titolo Gigli spezzati affronta un tema interessante quanto tragico: l’infanzia negata, rubata, deprivata e maltrattata che, partendo dall’analisi delle condizioni dei bambini poveri nell’Inghilterra del XIX secolo (rintracciate particolarmente nelle opere dell’autore inglese Charles Dickens), arriva a indagare altre infanzie del Mezzogiorno italiano del XX secolo colpito da disoccupazione, disparità economiche tra il Nord e il Sud, terribili conseguenze delle due guerre mondiali. La metafora da cui la tesi prende il nome, “gigli spezzati”, proviene da una delle interviste che Stefania Saracino ha condotto: un giovane ragazzo meridionale, morto in giovanissima età negli anni ’50 del XX secolo, venne definito dall’arciprete del suo paese un “giglio spezzato” nella sua giovinezza, a cui augurava di rifiorire in paradiso. La tesi utilizza questa espressione per indicare quei bambini le cui infanzie sono state spezzate, recise e con esse, molto spesso, anche la concreta speranza per il futuro, lasciando questi bambini soli al mondo, vittime di destini avversi, circondati solo da solitudine ed emarginazione, in gran parte destinati a una morte precoce”).