[Luglio – Settembre 2012]
SommarioIl cimitero dei libri, Federico Maggioni (p. 5)
Intertestualità
Alice e i suoi giovani lettori, Peter Hunt (p. 18-22)
Serialità
Dalla parte di Harry, Pierdomenico Baccalario (p. 24-26)
Unici e assoluti, Antonio Ferrara (p. 27)
Fiabe
Fiabe popolari e fiabe d’autore, Antonio Faeti (p. 28-30)
Lettori 0-6
Per far crescere piccoli lettori, intervista a Rita Valentino Merletti e Luigi Paladin (p. 31-33)
Dopo Fiera
Il nuovo e altri sapori, Selene Ballerini (p. 34-35)
Autori: Giovanni Pascoli
è dentro di noi un fanciullino…, Pino Boero (p. 36-37)
Premi
Novelli critici, Benedetta Masi (p. 38-41)
Writers with Children
In difesa dello ius soli, intervista a Laura Walter (p. 42-44)
Teatro/Ragazzi
Avanguardia teatrale, Mafra Gagliardi (p. 46-47)
Indagini
Identikit del giovane lettore, Claudio Becagli, Stefano De Martin, Silvia Ranfagni (p. 48-51)
La lettura? Un affare di donne, Paola Zannoner (p. 50-51)
Illustrazione
Guardare le figure, Carla Poesio (p. 52-53)
Mercato editoriale
Letteratura low cost, Tiziana Merani (p. 54-55)
Media Kids
Digital Award, Maurizio Caminito (p. 56-59)
Nuovi editori per titoli digitali, Maurizio Caminito (p. 74-75)
Mailbox
Carlo Collodi sopra il titolo!, Roberto Innocenti (p. 60-61)
Il noir di Emilio Salgari, Roberto Denti (p. 61)
Dossier Segnali di lettura
Tutti i premi di Nati per Leggere 2012, Rita Valentino Merletti (p. 62-63)
Il libro d’artista fa ingresso a scuola, Laura Anfuso (p. 64-65)
Materia grigia (p. 66-69)
Rubriche
Rubabandiera
Videogame’s education, Roberto Farnè (p. 70-71)
Tra assenza e presenza, Emma Beseghi (p. 72-73)
Per un’analisi dell’albo, Carla Poesio (p. 74-79)
Inserto redazionale
In collaborazione tra Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e LiBeR, il secondo fascicolo annuale del 2012 de La bibliografia nazionale dei libri per ragazzi, con le segnalazioni di 435 novità di dicembre 2011-gennaio 2012
Copertina
L’illustrazione di copertina è di Marta Lorenzon
Estratti
Intertestualità
Peter Hunt (Alice e i suoi giovani lettori: “L’intertestualità si colloca al centro dell’indagine sul nostro modo di comprendere i libri, ed è una delle ragioni che rende lo studio della letteratura per l’infanzia così affascinante e anche più complesso rispetto a quello dei testi scritti per lettori adulti. Quando gli adulti leggono un libro per ragazzi è come se leggessero un libro in traduzione: in quel momento stanno attraversando dei confini culturali. Come possiamo capire ciò che i ragazzi – lettori inesperti – recepiscono da un testo? Leggere un classico come Alice’s adventures in Wonderland, scritto 150 anni fa, ci spinge a porci un’altra domanda: come possiamo capire ciò che hanno recepito i lettori nel 1860? Il problema – la sfida – è che i testi sono formati da altri testi: allusioni, citazioni dirette, abiti mentali condivisi, riferimenti culturali, competenze riguardo a come lavorino i testi. I critici si riferiscono all’intertestualità come alla costruzione di 'comunità interpretative' nel processo educativo. Julia Kristeva definì il processo 'intersoggettivo'; Bakthin lo vide in termini di 'significato fluido' (un dialogo tra testi)e Jonathan Culler come 'lo spazio discorsivo nel quale si forma il significato'. L’intertestualità, quindi, è lo strumento attraverso il quale noi comprendiamo le storie : ma può l’intertestualità funzionare per i lettori inesperti? Sorprendentemente, spesso funziona, anche nel caso di lettori molto giovani”).
Nello stesso numero: Serialità
Pierdomenico Baccalario (Dalla parte di Harry: “Gli elementi della serialità non sono figli del nostro tempo, ma fanno parte di un meccanismo specifico dell’arte del narrare, ovvero di quel momento in cui l’autore si mette al servizio del pubblico stabilendo fin da subito alcuni elementi di precomprensione della storia che andrà a raccontare. Per farlo si può servire dei segni distintivi del formato e della copertina (che allettano il desiderio del lettore e gli consentiranno di scegliere velocemente il suo ‘genere’), del ricorso a personaggi tipizzati, di uno stile semplice in cui si predilige la trama che avrà, quasi sempre, un finale consolatorio. Un narratore al servizio della storia, e non viceversa. È quanto accadeva due secoli fa con il romanzo popolare, scritto per un pubblico che lo desiderava (professionisti e casalinghe, che determineranno negli anni ’50 e ’60 l’esplosione del fotoromanzo), o con i primi feuilleton che uscivano a puntate sui giornali (il più famoso, i Misteri di Parigi, è del 1842). Il meccanismo a puntate era squisitamente seriale: il lettore cercava la sua storia con frequenza, assecondando un desiderio di ripetizione che, a sua volta, era ancora più antico. Niente meno che quello dei cantori medievali e degli aedi. Senza scomodare Omero e i suoi cicli di versi, ne sono un esempio la vastissima (e per lo più anonima) narrativa dei Paladini di Re Carlo, dei Briganti di Sherwood o dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Serie di avventure dove i personaggi potevano anche cambiare nome, ma non l’epiteto esornativo o le caratteristiche convergenti che li rendevano riconoscibili a un pubblico che era internazionale. Perché erano storie pensate per viaggiare in tutto il mondo (conosciuto). In molte serie per ragazzi è sopravvissuta l’idea di tratteggiare un personaggio con un nome, una professione, un paio di aspetti caratteriali, una caratteristica fisica – la barbetta a punta – e la nazionalità. Stereotipi, certo, ma di contatto”).
Antonio Ferrara (Unici e assoluti: “Lo scrittore, come il ragazzo, ha bisogno di stare in un luogo dove le cose sono ancora informi, imprevedibili, dove tutto si prepara a essere. Perché intuisce che lì c’è una verità che dopo è andata perduta. Quindi torna al luogo d’origine, al luogo di speranza, di progetto. Non deve sapere troppo bene i suoi personaggi cosa combineranno. Non si divertirebbe. Almeno io, non mi divertirei. Io no. Anche Pinocchio era un racconto a puntate, ma è diventato grande solo quando è stato pubblicato tutto insieme. E adesso chi oserebbe continuare le avventure di Pinocchio? Basta, è perfetto così, non si può. Ve lo immaginate, voi, Il ritorno di Pinocchio? O Pinocchio 2: la vendetta, o Pinocchio colpisce ancora? Niente da fare. Le storie seriali vanno bene per lettori che non vogliono essere inquietati, che leggono per non stupirsi, che vogliono andare a letto tranquilli la sera, che vogliono frequentare un personaggio di cui già sanno tutto dal volume precedente: come parla, cosa mangia, come guarda, cosa pensa, cosa dice e come si veste. Io no, io da lettore voglio un personaggio che mi sorprenda sempre, che mi chiami per nome, che mi dica sono come te, ragazzo, sveglia, siamo in due, nel mondo”).
Vignette inedite di Alberto Rebori illustrano questa parte.
E ancora:
Antonio Faeti (Fiabe popolari e fiabe d’autore: “Ho scoperto velocemente che il luogo migliore per sperimentare la veridicità dell’asserzione di Novalis, ‘tutto è fiaba’, era proprio il mio corso, il quinto per la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Naturalmente il corso considerato nella sua interezza: preparazione delle lezioni, 'scoperte' realizzate nel lungo itinerario da ottobre a maggio, colloqui con i corsisti nell’ora che precedeva ogni lezione, domande, spiegazioni, desiderio di cambiare certe impostazioni. Una constatazione a cui non ero preparato, ma che ho realizzato più volte, è quella della ribadita preferenza concessa alla fiaba d’autore nei confronti della fiaba popolare. Wilde, per esempio: lo credevo fin troppo noto, avevo addirittura esitato a collocarlo entro le 25 occasioni di cui il corso era composto, sapevo che la ragnatela culturale, che coinvolge Lautrec e i 'decadenti', le vicende processuali e la fine precoce, il dandismo e la diversità, poteva risultare dispersiva e poco decifrabile. Ma l’emozione suscitata dalla lezione su Wilde era così fortemente percepibile da non lasciar dubbi. Ho pertanto cercato di spiegarmi le ragioni di questa imprevedibile adesione. Mi sembra che oggi, più che mai, si rivolgano a una certa entità, costituita dall’autore ben stretto alle sue fiabe, certe domande che non si possono formulare in alcuna occasione. Tra romanzetti del chiacchiericcio che scalano le classifiche, film da portinaie che vincono gli Oscar, testi filosofici inseriti nell’involucro dei cioccolatini, fumetti arrangiati da parrucchieri tra un taglio e l’altro, autobiografie dei bamboccioni non ancora fermati dall’Arma Benemerita, scoprire la severità di chi si affida alla fiaba mentre assume il volto del disfacimento e della rovina che appaiono nel famoso ritratto eseguito da Lautrec, quello del 'dandy color camomilla', può risultare una sorpresa tremenda ma salvifica”).
Intervista a Rita Valentino Merletti e Luigi Paladin (Per far crescere piccoli lettori: “D. Perché questo Libro fammi grande? R. Dopo 10 anni di diffusione del progetto Nati per Leggere si sentiva il bisogno di approfondire alcuni aspetti del rapporto dei bambini della prima e seconda infanzia con i libri e la lettura.La pratica quotidiana, gli incontri con i genitori, le sollecitazione degli operatori a consigliare libri sempre più mirati, le nostre personali valutazioni, ci hanno spinto a proporre studi e riflessioni più accurati e in parte diversi da quelli che avevano caratterizzato gli studi sulla lettura ad alta voce.Talvolta risulta difficile per bibliotecari, studenti, educatori orientarsi e trovare un quadro di riferimento all’interno della letteratura per la fascia d’età 0-5 anni; le nuove tendenze e le scoperte più recenti si trovano, sparse qua e là, su articoli di riviste del settore o all’interno di dibattiti/conferenze specializzate; il nostro lavoro intende presentare, seguendo un percorso organico e lineare, con un tono divulgativo e accessibile, le più attendibili e recenti novità, come si può evincere anche dall’ampia e accurata bibliografia che fa riferimento a diversi ambiti del sapere. Può essere utilizzato come punto di partenza per ricerche successive, per tesi di laurea, ecc”).
Selene Ballerini (Il nuovo e altri sapori: “Il 19 aprile scorso, a un mese esatto dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna 2012, Carla Poesio – celeberrima studiosa di letteratura giovanile, che nell’organizzazione e cura della Fiera svolge un ruolo di primissimo piano – ne ha tirate le fila come ogni anno a Campi Bisenzio presso la Biblioteca di Villa Montalvo: un incontro sempre molto atteso, frequentato sia da chi ha potuto partecipare all’evento bolognese e vuol capirne di più, sia da chi non essendoci potuto andare reclama un giusto recupero per aggiornarsi su questo vivace scomparto dell’editoria! Ma stavolta c’è stato del 'nuovo'… Poesio, infatti, per allargare il raggio dell’intervento ha deciso di mutarlo in una tavola rotonda, chiamando accanto a sé tre rilevanti personaggi dell’ambiente affinché inquadrassero il tema – 'Il sapore del nuovo e altri percorsi editoriali' – da punti di vista diversi ma complementari: Maria Chiara Bettazzi, editor di fiuto per Giunti, Andrea Rauch, illustratore, grafico ed editore (Prìncipi & Princìpi, raffinata casa editrice con vocazione per le illustrazioni di qualità) e Antonio Ferrara, noto per i suoi romanzi dalle tematiche realistiche dure e avvincenti. Ecco allora una sintesi delle parole-pensieri di questi Magnifici Quattro durante il letterario incontro condotto da Poesio e da lei doviziosamente correlato alle novità in Fiera”).
Pino Boero (È dentro di noi un fanciullino… “La lettera del gennaio 1901 all’amico Angiolo Orvieto è eloquente: Pascoli, destinato di lì a pochi anni a occupare la cattedra universitaria bolognese del ‘vate-poeta-professore’ Carducci, vorrebbe conquistare anche lo spazio di De Amicis, diventare sintesi fra i due opposti che hanno contribuito a costruire l'immaginario (e l'immagine) del nostro Paese. È vero d'altra parte che in molte altre occasioni il poeta dichiara di voler comporre un libro di poesie ‘fanciulline’ o ‘uccelline’ destinato all'infanzia, ne parla in più occasioni soprattutto ai figli degli amici: ‘Io so ora qual è la più bella delle mie poesie. Dovrei, veramente, dire la meno brutta! La più bella è quella che piace più a te, che sei un bambino, che vieni ora nel mondo, e che giudichi secondo natura. Ora, siccome ho imparato da te quale è la più bella, cercherò, di qui innanzi, di farne molte simili a quella, e così farò altre cose belle. O mio dolce maestrino, te ne sarò molto grato, e non dimenticherò mai il mio maestrino che ha, ne sono certo, nel capo l’odore di nido d’uccello.’ L’idea non avrà sviluppo e sarà la sorella Maria nel 1912, subito dopo la sua morte, a mettere insieme prose e poesie del fratello e a pubblicare un volume, Limpido rivo, dedicato ‘ai figli giovinetti d'Italia’: ‘... da molto tempo egli pensava a voi [bambini] e chiedeva di poter fare cose degne di voi. Ed era suo desiderio che io raccogliessi e vi offrissi, se non tutta, in gran parte, l'opera sua poiché Egli l'aveva dedicata in modo speciale alle vostre tenere menti.’”).
Benedetta Masi (Novelli critici “Il teatro Valle dei Laghi a Vezzano ha fatto da cornice a un evento in cui i protagonisti sono stati i ragazzi stessi, un migliaio di giovani recensori, novelli critici dei cinque libri che un comitato di esperti ha selezionato per loro (all’interno di Almeno questi!, la bibliografia curata da LiBeR). Le schede di valutazione prodotte hanno decretato l’autore e il libro vincitore, Enzo Fileno Carabba con Fuga da Magopoli (Salani). All'autore i giovani critici hanno assegnato 273 voti di preferenza, premiando l’aspetto avventuroso e misterioso del libro, ‘che ha presentato temi importanti, come la fiducia, la stima, il coraggio, di sé e degli altri in maniera leggera’ come riporta una delle recensioni scelte. Gli altri testi proposti e recensiti erano: Io e gli invisibili di Beatrice Masini (Einaudi Ragazzi), Il mistero della dama di Maria Loretto Giraldo (Giunti), La casa delle rondini di Angela Ragusa (Piemme), Hanna, Fou e l’aquilone ritrovato di Maria Beatrice Masella (Sinnos)”).
Intervista a Laura Walter (In difesa dello ius soli: “D. Com’è nata l'idea di Writers with Children? E cosa ha portato un gruppo di scrittori a mettersi insieme per un'iniziativa “inedita” quanto meritoria? R. L'idea di Writers with Children nasce da un pensiero. Uno di quei pensieri degni che facciamo in tanti, vedendo tutte le storture che ci circondano e che ci indignano, ma che spesso vengono inghiottiti dalla frenesia dei giorni, dalle scadenze impellenti, e si perdono tra i flutti del quotidiano. Invece quel pensiero ‘Bisogna pur fare qualcosa, metterci la faccia’ si è stampato nella mente. Ha chiesto di tradursi in azione. E la prima azione è stata, da parte mia, contattare le amiche e gli amici nel mondo della scrittura, che sapevo essere tra coloro che venivano visitati da sensibilità e pensieri analoghi, magari portati via dalla routine. Così siamo partiti, e, grazie a una fitta corrispondenza in Facebook, si è creato un manipolo di coraggiosi, un'allegra armata Brancaleone della scrittura, animata dall'intento di fare, finalmente, qualcosa di concreto per i tanti ragazzi che ci regalano momenti intensi durante gli incontri nelle scuole. L'obbiettivo era chiaro e condiviso: creare un movimento culturale che divenisse, pian piano, un'onda crescente, fino a contribuire fattivamente all'approvazione di una nuova legge, che sancisca il diritto di cittadinanza alla nascita per quei bambini che hanno genitori nati altrove. Bambini che sono italiani a tutti gli effetti, ma che rischiano di vivere, con la legge attualmente in vigore, una kafkiana situazione di esclusione al compimento della maggiore età”).
Mafra Gagliardi (Avanguardia teatrale: “Il teatro/ragazzi è un settore ben definito, con le sue regole, le sue relazioni di scambio, le sue rassegne per le scuole, i suoi appuntamenti fissi, le cosiddette ‘vetrine’ in cui vengono presentate stagionalmente, regione per regione, le nuove produzioni. Ma è un hortus conclusus dai confini permeabili. E infatti accade che vi facciano irruzione, ogni tanto, compagnie provenienti dalla cosiddetta ‘avanguardia’, di solito interessate a un pubblico adulto. Ma non si tratta di invasione di campo: il teatro di ricerca e il teatro ragazzi, almeno nelle sue radici, per la verità sono contigui e affini. Animati entrambi dal gusto della sperimentazione, dal desiderio di creare rapporti coinvolgenti con lo spettatore, dalla tensione verso uno svecchiamento della scena teatrale. Ma il tran tran – sosteneva Rodari – è più pericoloso del tram. E accade che nella pratica quotidiana, il teatro/ragazzi si lasci prendere talvolta dal tran tran: che sarebbe a dire dall’autoreferenzialità, dalla riproposizione di moduli consolidati che hanno perso l'iniziale carica innovativa. E, non da ultimo, dal mancato rinnovamento generazionale. E allora le proposte dell'avanguardia, anche se sporadiche, possono avere una loro funzione di stimolo, in quanto introducono uno sguardo non logorato dall'abitudine, che magari obbliga a fare i conti con i propri punti di vista.”).
Claudio Becagli, Stefano De Martin, Silvia Ranfagni (Identikit del lettore da giovane: “A oltre 10 anni dall’indagine sui giovani lettori realizzata nell’area fiorentina da Scandicci Cultura e Idest (Il Mestiere di Leggere, 2001) e che ha dato vita al progetto Libernauta, è stato realizzato un nuovo e più ampio aggiornamento presentato al convegno ‘Identikit del lettore da giovane’ (Firenze, 30 maggio 2012) nell’ambito di LiberFest, Festival del Lettore da giovane. La ricerca, curata dall’Università di Firenze con Silvia Ranfagni e Claudio Becagli, è stata promossa da Scandicci Cultura in collaborazione con la rete delle biblioteche fiorentine, con le scuole superiori della provincia di Firenze e il sostegno della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e della Consulta degli Studenti. 908 intervistati tra i 14 e i 20 anni rappresentativi dell’intero universo studentesco della provincia di Firenze; un campione così ampio da riuscire a dire molto sull’intero pianeta giovanile italiano”).
Paola Zannoner (La lettura? Un affare di donne: “Che i lettori oggi siano soprattutto lettrici è un dato nazionale (il 77% nella ricerca condotta nella provincia fiorentina, il 73% secondo i dati nazionali AIE) e un dato che unisce le generazioni dagli adolescenti agli adulti. La lettura, nel suo complesso, è un affare di donne, che premiano anche i generi tradizionalmente maschili come i thriller o i fantasy. I ragazzi sembrano aver demandato alle ragazze la trasmissione e la conoscenza, la conservazione e la riflessione sulle storie. Salvo pavoneggiarsi quando diventano autori, giornalisti o scrittori, e apparire più numerosi delle donne nei cataloghi editoriali, ai premi letterari, ai Festival, nelle trasmissioni televisive. Insomma, anche nella fascia post-adolescenziale sembra allungarsi l’ombra del maschilismo che in questi ultimi 10 anni ha ripreso le sue posizioni tradizionali, escludendo di fatto le donne dai ruoli sia decisionali che progettuali”).
Carla Poesio (Guardare le figure: “Due le introduzioni di Faeti al suo libro Guardare le figure: una scritta per la prima edizione einaudiana del 1972 e un’altra apposta alla ristampa presso l’editore Donzelli nel 2011. L’autore apre la prima spiegando al lettore il perché della sua adozione della parola figurinai che, stando al vocabolario, designano ‘venditori ambulanti di figurine e simili’. Indica perciò l’ambito editoriale in cui essi erano attivi, l’appartenenza a una classe sociale lontana da quella dell’ufficialità pittorica e descrive le fonti a cui essi attingono. Si tratta di una imagerie cara al popolo, fatta di stampe in cui l’immagine occupava il posto essenziale, fiancheggiata da testi di narrativa soprattutto fiabistica, consigli di vario genere, eventi religiosi, cronache di lunga risonanza secondo una tradizione fiorentissima in Francia, Inghilterra, Germania, Italia, databile tra il 1500 e il 1800, un ambito in cui abbondavano gli echi e i sapori di una genuina cultura popolare”).
Tiziana Merani (Letteratura low cost: “Anche l’editoria, come ogni altro settore del mercato, sembra contagiata da quella che è stata definita fièvre des petits prix, febbre dei prezzi bassi. Libri sempre meno cari, quindi, e non solo paperbacks, che da anni vengono proposti a prezzo minimo, ma volumi con copertina rigida e sovracopertina patinata, che ormai da qualche mese si trovano bene in vista nelle vetrine e sugli scaffali delle librerie, accompagnati da colorati bollini con il prezzo stampato a caratteri vistosi. Pioniera di questa nuova rivoluzione editoriale è stata la Newton, che alla contrazione del tasso di lettura registrato nel 2011, ha risposto con la collana Anagramma: libri a 9 euro e 90 centesimi ‘per lettori e lettrici che vogliono divertirsi e riflettere sull’amore, l’amicizia e la vita...’. L’esempio è stato subito seguito da altri editori italiani.”).
Maurizio Caminito (Digital Award: “Bisogna subito riconoscere un merito al Digital Award della Fiera Internazionale per Ragazzi di Bologna, la cui prima edizione ha avuto luogo quest'anno: a partire da quest'appuntamento si può parlare, finalmente in modo ampio e approfondito, di contenuti e di progetti dell'editoria digitale per ragazzi.Per l’edizione 2012 la Fiera del Libro per Ragazzi ha istituito la categoria del Premio BolognaRagazzi dedicata al libro digitale, al fine di incoraggiare le produzioni eccellenti e innovative nell’ambito delle App. E il Digital Award è stato, infatti, l'occasione per operare un vero e proprio screening a livello mondiale di quanto di meglio si produce oggi per bambini e ragazzi. Gli oltre 250 titoli che sono stati inviati da 179 case editrici di 25 paesi rappresentano, infatti, un campione molto rappresentativo delle tendenze e dei modelli di prodotto che si stanno sperimentando in questa delicata e complessa fase di passaggio dal mercato tradizionale a quello digitale”).
Rubriche
Ruba bandiera: il gioco e l’immaginario infantile a cura di Roberto Farnè (Videogame’s education: “Sue Rogers, una pedagogista ricercatrice all’Institute of Education dell’Università di Londra, in un suo recente libro si è posta il problema del rapporto fra gioco e pedagogia (Rethinking play and pedagogy in early childhood education, Routledge, 2011) sostenendo che nella ‘Pedagogia del gioco’ vi è una sorta di ‘Conflict of interest’. Il senso sarebbe questo, che da una parte la specificità del gioco (diversa da ogni altra attività umana) è di essere libero da vincoli che non siano quelli definiti dal gioco stesso, perciò di rispondere unicamente al bisogno/piacere di chi lo pratica. Dall’altra la pedagogia come scienza teorica e pratica, intende orientare l’educazione sulla base di ‘orizzonti di senso’ e di metodologie, strutturando contesti e relazioni, verificandone gli esiti. Di qui il conflitto di interesse di una ‘pedagogia del gioco’, che la Rogers analizza e poi cerca di risolvere attraverso argomentazioni critiche, empiriche e teoriche decisamente interessanti. Anche chi scrive ha eletto da molti anni la ‘Pedagogia del gioco’ fra i propri campi di studio e di ricerca, e che quella dizione possa apparire come una sorta di ‘ossimoro’ non è affatto un’affermazione peregrina, anzi, forse sta proprio qui uno dei suoi aspetti più intriganti…”).
La cattedra di Peter: le tesi originali della cattedra di Letteratura per l’infanzia dell’Università di Bologna a cura di Emma Beseghi (Tra assenza e presenza (tesi di Francesca Ghini): “La tesi di Francesca Ghini analizza il complesso, affascinante e spesso inquietante universo familiare messo in scena dalla tradizione disneyana, che ha portato i grandi capolavori della letteratura per l’infanzia dalle pagine allo schermo. È una tradizione che nel tempo ha conosciuto evoluzioni e mutamenti che la tesi ripercorre: dalla primogenita Biancaneve alla recente collaborazione con la Pixar, toccando lungometraggi di epoche diverse. Dal 1937 al 2009 molti sono stati i cambiamenti che hanno messo in discussione i don’t di casa Disney e portato alla ribalta nuove figure familiari. Ed è proprio la metamorfosi delle figure parentali e, in parte, della storia stessa rispetto alle versioni originali, al centro di questo lavoro che ha incrociato fonti diverse e trasversali per esplorare le innumerevoli migrazioni del fiabesco in quella grande fabbrica del sogno di cui Disney è stato inventore. La tesi colloca la casa di produzione americana – ormai patrimonio da decenni dell’immaginario infantile – fra i grandi ri-narratori e traduttori della letteratura per l’infanzia e dei classici della fiaba, divenendo esempio paradigmatico del 'mutare permanendo'”).
La cassetta degli attrezzi: gli strumenti di lavoro per gli operatori del settore (Carla Poesio – Per un’analisi dell’albo: exursus sulle recenti pubblicazioni di saggistica sulla letteratura della prima infanzia).
Zoom Editoria – Le recensioni di 24 libri usciti negli ultimi mesi recensiti dagli esperti di LiBeR.
Sketch rubrica d’illustrazione curata da Federico Maggioni. Il cimitero dei libri.
Comunicati stampa
Comunicato n. 1