La valle della luna (1913)
di Jack London, 1876-1916
Forse esiste, come il grande Wilson diceva di Kipling, un "London che nessuno ha letto", perché La valle della luna, fra i 49 volumi dello scrittore, è citato molto raramente e certo non può competere con Martin Eden o con Il richiamo della foresta.
London, inventore di grandi personaggi e narratore di terribili avventure vissute sui mari e sui ghiacci, era anche molto attento ai temi sociali che compaiono con toni corruschi in libri come Il popolo dell'abisso o Il tallone di ferro, ma nelle pagine de La valle della luna c'è ancora un altro London, quello che verrà ritrovato nel '68, quello che anticipa molte tematiche dei "figli dei fiori".
Nel romanzo c'è un messaggio molto preciso rivolto direttamente agli adolescenti, nel 1913 come oggi. E non stupisce il fatto che nessuno lo ritrovi, che non venga più riproposto, che non se ne parli.
Morto suicida a 40 anni, mentre era lo scrittore più letto e meglio pagato al mondo, London non uscì mai davvero da quella sua eterna adolescenza che lo avvicina a un altro scrittore morto suicida anche lui, Ernest Hemingway, che nel Grande fiume dai due cuori mostra di aver letto e amato La valle della luna.
Lo sguardo adolescenziale sempre vivo e vero in lui gli fa osservare con partecipe adesione questa coppia di innamorati che fuggono dai miasmi, dalla corruzione, dall'invivibilità di un grande centro urbano – uno di quelli in cui agonizza il "popolo dell'abisso" – per andare a cercare il luogo sognato, prefigurato, amato, che loro chiamano "la valle della luna". E, pur con fatiche e sofferenze, lo troveranno e in esso vivranno, perché questa utopia non si trasforma in distopia.
La realizzazione di un sogno ben condiviso dagli adolescenti di oggi, il chiaro messaggio di una speranza che diventa realtà, l'incredibile attualità di questa fuga dai miasmi materiali e morali rendono questo libro davvero unico in una biblioteca dell'adolescenza.
Il pittore di riferimento è Andrew Wyeth (1917-2009)