La piccola Zoe ha 4 anni e mezzo. Il primo libro che ha letto, anzi morsicato, era di gomma e lei aveva appena quattro mesi. “Era uno di quei librini di gomma con le figure” – mi dice ridendo il presentatore, comico, conduttore tv, esperto di libri e tante altre cose ancora Patrizio Roversi, padre di Zoe – “che si danno ai bambini piccolissimi per mordere quando spuntano i denti”.
Senza dubbio un approccio alla lettura precoce e particolare. Quasi ovvio però per una bambina che oltre a un padre intelligente e originale ha anche una madre altrettanto intelligente e originale, nonché “professionalmente” qualificata per il ruolo di mamma, dato che Siusy Blady (forse pochi lo sanno) è pedagogista.
“Fin da quando era molto piccola abbiamo letto i libri alla nostra bambina” prosegue Patrizio. “Libri di fantasie, racconti, raccolte di fiabe: ne ha tanti di libri Zoe, di tutti i tipi. Che libri vorrei leggesse da grande? Mah, le favole classiche, le novelle, Andersen, i fratelli Grimm... Anche se per ora è un po’ presto. Tra qualche anno vorrei leggesse libri d’avventura, vorrei che leggesse i libri di sua madre, di quando era piccola. Io e Siusy abbiamo letto da bambini lo stesso libro, senza conoscersi ovviamente. Era il mio libro preferito, s’intitolava Il mio amico e conteneva – anzi contiene visto che abbiamo ancora le due copie, la mia e quella di Siusy – favole di tanti scrittori, da Esopo a Perrault. L’ho letto e riletto per anni. Quando sarà il momento vorrei che anche Zoe leggesse lo stesso libro che hanno letto da bambini sua madre e suo padre”.
“Non sono un esperto di libri per l’infanzia” – confessa Roversi – “ma da quelli che prendo per mia figlia vedo che sono molto belli, con belle illustrazioni, ben curati. La prassi che seguo con Zoe è questa: prima le leggo la favola e poi le faccio vedere le figure. Non proprio tutte le sere, ma lo facciamo molto spesso”.
Grande attenzione dunque ai libri nell’educazione di un figlio, secondo la coppia Roversi-Blady. “Senza dubbio, anche se però sono convinto” – prosegue Patrizio – “che il libro, specie nel caso di un bambino piccolo, non funziona se non c’è accanto il genitore. Di recente abbiamo comprato a Zoe un gioco elettronico con lettere e suoni per imparare le parole. Ma non funziona da baby sitter: invece funziona quando ti aiuta a giocare assieme a tuo figlio. Lo stesso vale per la lavagna magnetica con cui Zoe sta imparando a leggere e a comporre le parole”.
Quanta televisione alla vostra bambina? “Zoe ha delle videocassette per i più piccoli. Ma mai l’abbiamo messa sola davanti alla televisione. La tv è incontrollabile: ci sono cose, come alcune pubblicità per esempio, che non riesce a capire e che non voglio che veda”.
Come si potrebbe far leggere di più i bambini? “Sono convinto che i bambini vadano stimolati” dice Roversi. “Sono estremamente ricettivi, hanno un’incredibile facoltà di acquisire. Rispetto alle capacità che hanno li stimoliamo poco. Tutti gli stimoli vanno bene se sono portati con consapevolezza da un adulto. Inutile regalare 50 libri a un bambino: meglio uno solo ma che il genitore gliene parli prima, glielo magnifichi, glielo faccia desiderare e che poi glielo legga anche. L’unica cosa che può davvero contare per far leggere di più i bambini penso sia l’esempio: se il bambino vede che anch’io leggo e che mi diverto a farlo, allora sarà incuriosito anche lui di guardare i libri”.
Insomma, formula libro più genitore: un mezzo in più per stare insieme? “Inutile pensare a un libro come a un gadget. Se invece è una piccola scoperta è bellissimo. Importante è far nascere nel bambino la curiosità intorno al libro e far sì che attecchisca. Bisogna rassegnarsi al fatto che i bimbi hanno bisogno di impegno, energia e presenza: se hai tempo va bene. La cosa più sbagliata, ma anche più ovvia, è lasciarli soli. Lasciarli davanti a un computer, alla televisione: oggetti che non sostituiscono la baby sitter”.
Allora anche lasciarli soli di fronte a un libro può essere rischioso? “No” – sorride Patrizio – “il libro è meno facile usarlo male”.
(da LiBeR 42)