Voci e narrazioni di qui e d'altrove
a cura di Vinicio Ongini
Nuova ed., Idest, 2006, 216 p.
€ 13,00 - 88-87078-35-1
Il titolo del volume, ripreso da una raccolta di fiabe di Luigi Capuana e da quello di un convegno promosso dal Comune di Firenze nel 2001, suona come un indice positivo dell’odierna offerta-domanda nel campo della fiaba.
Il libro amplia e affina l’uso dello strumento fiaba, spesso oggetto di interpretazioni riduttive e superficiali, e approfondisce la discussione sui rapporti tra patrimonio fiabesco e narrativo delle diverse culture del mondo, immaginario e migrazioni del nostro tempo, tra oralità, scrittura e rielaborazioni multimediali e musicali.
Nella nuova edizione, iIn appendice “100 fiabe dai paesi lontani”, una bibliografia di fiabe delle diverse culture aggiornata al gennaio 2006.
È infatti, questo, un momento in cui la fiaba va forte sul mercato editoriale e tra i lettori. Fiaba classica e fiaba moderna, fiaba di tradizione orale e fiaba d’autore e in special modo la fiaba multietnica, spesso accompagnata da una calzante informazione sui costumi e sulla cultura dei diversi paesi di provenienza.
Su una motivata attualità della fiaba e sulla sua circolazione tra aree diverse si articola la raccolta degli interventi al convegno qui riportati, che possono all’incirca raggrupparsi secondo tre centri di interesse.
Di seguito alcuni stralci dalla recensione di Carla Poesio per la prima edizione del volume (2002):
Trattazioni di carattere teorico-critico
L’introduzione di Vinicio Ongini spiega la dizione “multietnica”, esamina la richiesta sempre più ampia di questo genere, il suo uso, la figura del griot (il narratore africano) e la presenza della fiaba oggi nei media.
La tipicità del narratore-cantastorie siciliano è trattata da Mauro Geraci, che mostra, con larghezza di esemplificazione, la diversità tra fiaba e ballata. E nell’ambito della narrazione orale si pone pure il contributo di Pietro Clemente sul rapporto privilegiato narratore-ascoltatore, prendendo spunto dall’affermazione contenuta nella famosa “undicesima glossa di Bettelheim”.
Franco Cambi analizzando “La pedagogia della narrazione” definisce sempreverde la fiaba e motiva la sua validità formativa nel tempo, e oggi più che mai, pur riconoscendo lo slittamento formale e contenutistico della fiaba tradizionale in quella moderna d’autore. Su un piano pedagogico si svolge anche l’intervento di Patrizia Russo, che mette a fuoco orientamenti didattici tendenti a favorire il contatto fra i contenuti dell’apprendimento e il mondo interiore di ciascun ragazzo.
Intervengono sulla fruizione della fiaba anche Massimo Squillacciotti, che espone criteri di didattica delle differenze e Fuad Aziz, che mostra l’intensità del racconto supportato dalle immagini proposte ai bambini e da questi, poi, personalmente ricreate.
Ornella Matteini, sul tema della migrazione delle fiabe, si sofferma su versioni toscane rinvenute in Calvino, Nerucci e Lapucci. Le janas, piccole fate presentate da Giovanna Cerina, hanno anch’esse un percorso migratorio dalla Sardegna alle Asturie e alla Romania.
Altro interessante esempio di migrazione è fornito da Roberto Denti con “La moglie antilope e la moglie foca”, insieme a un’analisi sulla presenza femminile nella fiaba, che ha spesso la portata di contrasto nei confronti del potere, sia laico che ecclesiale.
Identikit di personaggi e di motivi tipici della “fiaba dell’altrove”
Dalle fiabe e filastrocche cinesi che Yang Xiaping ha diffuso nelle scuole sul piano del bilinguismo e dalla ballata di Mulan che Maria Omodeo ha portato nelle scuole (peraltro con il supporto di un artigianale cartone animato) si arriva – con Maria Lourdes de Jesus e Celina Pereira – alle fiabe di Capoverde, dotate di una chiara fisionomia di anelito alla libertà, poi a quelle albanesi, delle quali Silvana Licursi ha illustrato alcuni elementi portanti, come la besa, ossia la fedeltà alla parola data.
Troviamo inoltre il ritratto del griot al giorno d’oggi presentato da Pape Kanoutè e una significativa analisi svolta da Ongini su personaggi-ponte come Giufà, i folletti e Cenerentola, caratterizzabili da una molteplicità di appartenenze a popoli diversi e da un interessante status di migranti.
La fiaba trasposta in ambiti paralleli a quelli della narrazione orale e scritta, cioè cinema, tv, teatro, musica
Accanto alla musicalizzazione delle storie di Giufà creata dall’etnomusicologo Ambrogio Sparagna troviamo la resa teatrale con tecnica furga di Heina e il Ghul, fiaba marocchina, e inoltre, da diversi continenti, lo svolgimento di fiabe al femminile nel cinema e nella tv preso in esame da Annamaria Gallone e il ricorso al fiabesco nel film Louss, rosa di sabbia del regista algerino Rachid Benhadj.
Nell’ambito della performance teatrale si segnala poi la messa in scena polifonica – qui ampiamente riportata con commento di Viviana Agostini-Ouafi – dei Nani di Castagnaio, una novella di Emma Perodi in cui viene sottolineato il rapporto dialettico originale fra oralità e scrittura.
I viaggi di Calandrino a Oriente del Decamerone, un evento teatrale di cui sono esaminati la genesi e le componenti nell’intervento del suo creatore e regista Angelo Savelli, si è svolto al termine del convegno, all’insegna di quella multietnicità che ha permeato tutti i contributi.
Carla Poesio
(da LiBeR 56)