Sinnos, 2007, p. 46
(Fiabalandia. Intercultura)
€ 9,00 ; Età: 6-8
“Ieri è morto il nonno: io e mio cugino gli abbiamo regalato cuori di carta, paroline in rima e tanti fiori, che abbiamo sparso sul suo petto. Abbiamo anche riso, perché il nonno era disteso, vestito con un bell’abito elegante, e avevamo paura che da un momento all’altro aprisse gli occhi per spaventarci.” Emanuela Nava apre con la descrizione di un agire piuttosto insolito il racconto della morte di un nonno. Un evento vissuto in prima persona dai suoi due nipoti che a questo momento ha lui stesso, in una certa misura, preparato. Nel parlarci della morte, di una morte che è nell’ordine delle cose, la scrittrice non cade nella tentazione di spostare il tema, di allontanarlo, pur riportandolo a una cultura altra rispetto al lettore occidentale, ovvero quella africana. Ancora una volta la Nava ci racconta l’Africa e le sue tradizioni e credenze per arricchire di senso e verità la vita moderna e, se vogliamo, borghese. Lo fa attraverso le parole di questo nonno viaggiatore che si appresta a lasciare la vita e i suoi affetti, il cui atto di narrazione (altro paradigma caro all’autrice), e dunque la viva presenza nelle parole che restano, permette ai nipoti di inventare il suo funerale in una forma del tutto insolita rispetto alla cultura in cui vivono, ma usuale in culture diverse. La narrazione del nonno parla perciò della morte e soprattutto del modo di vivere e affrontare questo passaggio da parte di chi resta. Si apre così un quadro di tradizioni africane, con ruoli e gestualità fatti di un’essenzialità e di una vitalità che incarnano e traducono gli aspetti più veri e concreti, e perciò universali, dell’esistere. Veglia sul dialogo tra nonno e nipoti, e sull’evento che il racconto prelude, un pettirosso. Si tratta di un’immagine, mi pare, che parla un linguaggio più occidentale nell’avvicinare la fuga dell’anima al volo degli uccelli, annunciando al tempo stesso una promessa di nuova vita. Un’immagine che, insieme al racconto e al vissuto del nonno, fa da ponte tra il qui e l’altrove, e tra i modi diversi di affrontare, da parte di mondi diversi, un tema che è a tutti comune. Belle le illustrazioni di Elena Baboni, fatte di cielo e di terra. In chiusura al testo alcune pagine sono dedicate alla contestualizzazione, in un’ottica interculturale, della differente modalità di vivere e celebrare la morte, secondo le usanze di popoli diversi.
Francesca Califano
(da LiBeR 76)