Timothèe de Fombelle; trad di Maria Bastanzetti
ill. di F. Place
San Paolo, 2007, p. 348
€ 16,00; Età: 11-14 anni
Tobia Lolness, ragazzino di poco più di sette anni ad apertura di libro, è braccato da terribili inseguitori in una fuga lunga e tormentosa. Fa parte di un’etnia di esseri piccolissimi che vivono su un enorme albero. Proprio l’albero è la grande componente del romanzo, un vero continente (l’autore lo chiama anche “pianeta”) dagli spazi sterminati (i Rami Alti o le Cime, e i Rami Bassi) con caratteristiche che investono profondamente anche il tessuto sociale,cioè storia e costumi dei suoi abitanti.
Sim Lolness, padre di Tobia, studioso di tutto il mondo circostante, viene mandato esiliato con moglie e figlio dalle Cime ai Rami Bassi, perché rifiuta di rivelare il segreto della linfa grezza, secondo lui vita e salvezza dell’albero, salvandolo, così, da chi vorrebbe servirsene a fine di lucro.
Cinque sono gli anni che i tre passano in esilio in una vita quieta e modesta. Si fanno degli amici, specie Tobia che ha più cara di tutti la bambina Elisha, con cui scambia idee, esperienze, sentimenti che preludono alle prime pulsioni amorose. Ma un ritorno forzato alle Cime, alla morte della nonna materna, dà alle vicende un andamento decisamente tragico.
È da notare come la storia dei Lolness si svolga non in forma diacronica, continua, bensì con un montaggio abilissimo dei fatti per cui degli squarci di passato compaiono in forme e tempi diversi: o in pause del sonno di Tobia inseguito, o in dialoghi con Elisha, o addirittura sotto forma visiva, con un montaggio intelligente e arduo che porta alla ribalta tappe e momenti importanti del racconto senza frammentarlo. Il leit motiv della fuga e del nascondersi ai nemici, essenziale nell’economia della trama, è come scandito da variazioni musicali, quasi da storie nella storia, che tengono il lettore sempre curioso e partecipe. Tobia viene proiettato, dopo un sorprendente volo, nell’ignota foresta d’erba degli Spelati, e lui, distrutto e erroneamente disilluso da Elisha, sarà capace di far vibrare ancora le corde della sua sensibilità come “fratello maggiore”di un piccolo Spelato.
L’albero resta intatto nella sua importanza. La sua ombra si riflette imperativa, di giorno, sulla foresta d’erba, mentre al tramonto “quel grande pianeta fremeva nel vento della sera”. Tobia finirà col tornarvi… ma nel volume seguente.
Carla Poesio
(da LiBeR 75)