La figlia del guardiano
Jerry Spinelli; trad. di M. Salvi
Mondadori, 2017, 309 p.
(Contemporanea)
€ 16,00 ; Età: da 12 anni
Jerry Spinelli è il creatore di personaggi e trame che non si dimenticano facilmente. Le storie che ci propone, ambientate in cittadine americane che già per noi sono altrove, riescono a mettere chi legge nella condizione di confrontarsi con discordanze e stridori. In questo nuovo libro lo scrittore mette in scena la singolare vicenda di Cammie, che cresce fra le mura di una prigione perché figlia del direttore del carcere. Siamo alla fine degli anni ’50 dello scorso secolo, e la ragazza, orfana fin dalla prima infanzia, decide, al volgere del suo tredicesimo compleanno, di ribellarsi alla sua condizione e di trovare una nuova madre. La sua scelta cade su Eloda, una detenuta che con riserbo e riservatezza si occupa dell’appartamento e della quotidianità di Cammie e di suo padre.
Il filo della narrazione si tiene attorno al rapporto delle due, ai tentativi di avvicinamento di Cammie, alla resistenza composta di Eloda. Accanto si srotolano le vicende di altre detenute con cui la protagonista trascorre parte delle sue giornate e del gruppo di amici della ragazza: Reggie, amica del cuore che aspira alla fama e le Galeotte, compagne di scuola smaniose di avere accesso alla prigione.
La voce che narra è quella della protagonista, suo il punto di vista, sua la tendenza a costruire una narrazione fallace perché parziale. A tratti comprendiamo che Cammie non può afferrare la spinosità delle storie delle detenute e che i suoi quasi tredici anni non le permettono di accogliere la complessità di circostanze e di eventi, ma è come se, leggendo, ci trovassimo intorpiditi dal caldo dell’estate, dall’atmosfera irreale del carcere e della cittadina, da quella musica che non sente, ma che, spesso citata, finisce per fare da colonna sonora alle azioni. Finiamo per credere alla narrazione di Cammie, alla sua determinazione, alla sua fiducia, finché il tragico irrompe portando allo scoperto la rabbia e una ostinata e pericolosa ribellione.
Solo alla fine potremmo, insieme a Cammie, comprendere l’agire dei vari personaggi che sulla scena si sono mossi. Spinelli pretende un lettore allo stesso tempo credulo e curioso, in grado di intervenire là dove, in parole, frasi e pagine, si intuisce quanto ci sia di non detto e di misterioso.
Nicoletta Gramantieri
(da LiBeR 117)