Silvia Borando è autrice di Gatto nero, Gatta bianca – vincitore del premio nazionale Nati per Leggere 2015 nella sezione Crescere con i libri del Premio Nati per Leggere – e coordinatrice del progetto minibombo. In questa intervista, raccolta da Rita Valentino Merletti, racconta quali sono gli ingredienti speciali nei libri di una casa editrice sempre più apprezzata da bambini e adulti.
Ci può raccontare la genesi di Gatto Nero, Gatta Bianca, del processo di lavoro che esso ha comportato e delle relative scelte (storia, formato, layout, uso del bianco e nero ecc.)?
La vicenda di Gatto Nero, Gatta Bianca curiosamente comincia dalla fine, ossia da un ricordo della mia infanzia: a volte, nelle numerosissime cucciolate di gattini dai classici colori bianchi, neri o grigi, ne spuntava a tradimento uno arancione che sembrava venuto fuori dal nulla… così, partendo da questo spunto autobiografico, ho costruito a ritroso una storia giocata sulle opposizioni, cromatiche e non solo, utilizzando la pagina per rappresentare due mondi che a un certo punto finiscono con l’incontrarsi.
Quella del bianco e nero invece è una scelta che mi ha innanzitutto aiutato nella fase ideativa e che ha condizionato tutto lo sviluppo del libro. In quanto struttura rigida e schematica che impone limiti e scelte ben precise mi ha infatti permesso di incanalare idee e suggestioni seguendo un percorso più coerente e lineare, facilitando così anche la scrittura del testo, estremamente sintetico ed essenziale proprio per legarsi al tipo di illustrazioni per cui avevo optato.
Ne è risultata una storia che non aspira ad avere un messaggio esplicito e definito, ma cerca piuttosto di offrire molteplici livelli di interpretazione a chi lo legge: Gatto Nero, Gatta Bianca può essere preso sia come un racconto lieve e spensierato, che riserva un colpo di scena finale, ma anche come una serie di spunti legati a tematiche più complesse.
Per gli amanti delle sorprese svelo una chicca: se si guarda bene nelle pagine centrali si scoprirà che l’alternanza bianco/nero non si limita alle illustrazioni, ma è stata ripresa persino nelle cuciture del libro.
L'anno scorso era stato Orso, buco!, quest'anno Gatto Nero, Gatta Bianca: la sua casa editrice sembra aver trovato una formula vincente: quali sono gli ingredienti per albi che riscuotono il successo della critica e, al contempo, piacciono anche ai bambini? Non sempre i giudizi coincidono..
Effettivamente minibombo sembra essere apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dal pubblico a cui sono rivolti e per cui sono espressamente pensati i libri: questo non può che gratificarci, anche perché ci sembra che tutti gli aspetti essenziali del progetto siano stati colti davvero puntualmente dagli esperti del settore ma anche dai piccoli con cui ci capita spesso di mettere alla prova il nostro lavoro, ed è una gran soddisfazione!
A questo proposito non so se ci sia una formula vincente, posso però dire che il primo e irrinunciabile obiettivo che ci poniamo sempre è che il libro piaccia innanzitutto a noi, che ci diverta e ci stimoli anche nelle innumerevoli riletture che ne facciamo durante tutto il periodo di progettazione e lavorazione. Poi consideriamo attentamente entrambi gli aspetti, sia il testo che le immagini. Valutiamo ripetutamente i singoli elementi e la loro relazione, osserviamo come funziona la dinamica narrativa e sperimentiamo la tenuta dell’insieme con letture sul campo a grandi e piccoli: insomma, applichiamo quasi alla lettera le fasi del metodo scientifico! Scherzi a parte, l’esperienza diretta di lettura e di gioco insieme ai bambini ci permette di mettere alla prova i nostri libri e costituisce una preziosa risorsa, sia in fase creativa che durante la realizzazione vera e propria.
La casa editrice minibombo è particolarmente attenta alla fascia di lettori molto piccoli, ma non ancora ai piccolissimi e alle loro particolari esigenze. Ci sono progetti in questo senso? Quali problemi aggiuntivi pongono i libri dedicati ai piccolissimi?
Minibombo è partita da poco più di due anni e per attitudine, competenze e formazione di chi lavora al suo interno si concentra sulla fascia di lettori in età prescolare, dai 2 ai 6 anni. La nostra esigenza iniziale era, in fase di avvio del progetto, circoscrivere quanto più possibile le tematiche, i codici e i linguaggi da esplorare, per realizzare dei prodotti che fossero riconoscibili, coerenti e di qualità. Non escludiamo affatto che in futuro si possano ampliare i nostri orizzonti esplorando la fascia dei piccolissimi, questa scelta però implicherà un nuovo bagaglio di competenze che potremo acquisire solo attraverso nuovo studio, ricerca e approfondimento, per non parlare delle complessità tecniche che un albo per i più piccoli richiede. Si tratta quindi di una strada che ancora dobbiamo intraprendere ma nei confronti della quale non nutriamo alcun pregiudizio… è noto come le cose più semplici siano le più difficili da realizzare: ecco, noi ci poniamo in questo modo nei confronti della letteratura per i piccolissimi, e speriamo di arrivarci, prima o poi!
(da LiBeR 107)