Il libro Aspettami di Hatsue Nakawaki e Komako Sakai ha vinto il Premio Nati per leggere 2017 nella sezione Nascere con i libri (6-18 mesi). La storia è quella di un bambino che muove i primi passi in un giardino, alla scoperta del mondo, accompagnato da un genitore. Abbiamo rivolto alcune domande alla sua autrice, Hatsue Nakawaki, e alla sua illustratrice, Komako Sakai.
In Aspettami (Babalibri, 2016) la ripetizione della parola scandisce il ritmo della narrazione e delle scoperte del bambino. In questa intervista l’autrice e l’illustratrice raccontano lo stupore espresso nelle figure e la scelta, non casuale, del genitore che accompagna il piccolo nel suo viaggio verso il mondo.
Hatsue Nakawaki, l’albo si sviluppa con un ritmo lento, scansionato dall’esortazione “aspettami” che il bambino protagonista ripete ai vari animali che incontra in un parco. Quanto è importante per lei questa formula narrativa che rimanda sempre a una sorpresa successiva? E qual è il ruolo degli animali, con i quali il bambino interagisce liberamente?
Sono cresciuta i campagna, libera, tra montagne e fiumi, e ho avuto a che fare con insetti e vari animali, anche se i miei figli sono cresciuti in un quartiere residenziale in città. A me sembrava un peccato che non conoscessero la campagna, ma loro sembravano felici di trovare gli animali e di corrergli dietro anche nel parco vicino casa. Nel libro ho raccontato il legame stretto che si crea, in città, tra i bambini e gli animali. Al momento, sembra che ci siano molti bambini nel mondo che sono cresciuti in questo modo. Un bambino che ha appena iniziato a camminare può fare il suo ingresso nel mondo e guardarsi intorno con coraggio, perché è sostenuto dall’amore e dall’accoglienza dei suoi genitori e delle persone che lo circondano. Il bambino, nel libro, non sta soltanto correndo dietro agli animali, ma rinnova di volta in volta l’incontro con il mondo esterno, perché è sicuro di essere protetto e accudito dagli adulti. Il ritmo, scandito dalla ripetizione della parola, è rassicurante per le persone, proprio come accade anche nelle narrazioni e nelle canzoni tramandate di generazione in generazione. In particolare, i bambini amano le ripetizioni. Anche quando ero troppo stanca o troppo impegnata e non riuscivo a dedicarmi al gioco della rincorsa con i miei figli, ho notato che correvano volentieri in cerchio quando ripetevo “Aspettami”. La parola “Aspettami” nel libro è nata proprio da questo tipo di comunicazione con i bambini: è veramente la parola giusta per i bambini che amano correre ed essere rincorsi.
Ha figli piccoli o frequenta per motivi familiari o professionali bambini piccoli? E quanto questo influenza il suo lavoro?
Stavo crescendo il mio bambino, che aveva appena iniziato a camminare, quando ho scritto la storia.
L’esplorazione del mondo da parte del bimbo è affidata al padre, c’è una ragione specifica per questa scelta?
In Giappone il ruolo familiare è determinato secondo il genere, e la maggior parte delle volte, anche nei disegni sui quaderni dei bambini, c’è la coppia mamma-bambino. E spesso, gli uomini sono disegnati come uomini e donne sono disegnate come donne. Nel libro ho scelto invece appositamente la combinazione di padre-bambino e ho anche chiesto di disegnare un bambino il cui sesso non fosse chiaro. In Giappone esiste un problema sociale: gli uomini hanno poche possibilità di partecipare ai lavori domestici e alla cura dei bambini. Nel 2016 il Giappone si è classificato al 111° posto tra 144 paesi nel Global Gender Gap Report (il rapporto sul divario di genere) del Forum Economico Mondiale, mentre l’Italia è classificata al 50° posto. Significa che in Giappone gli uomini perdono una preziosa, meravigliosa opportunità. Io confido in un mondo dove è naturale che il padre condivida la cura del bambino, e ho deciso di scegliere la figura del padre per questa storia. Ho ricevuto la stessa domanda − Perché padre? − anche in Giappone. Spero che il mondo diventi un posto dove una domanda come questa non avrebbe senso di esistere.
Komako Sakai, le illustrazioni di Aspettami! propongono, in sintonia con la storia narrata, un particolare dell’ambiente del parco e un animale alla volta, contribuendo in modo decisivo a suscitare nel lettore l’attesa e la curiosità. La mancanza di confini, inoltre, amplifica la percezione del lettore e rende lo spazio infinito. Come ha vissuto questa esperienza?
Quando ho cercato di disegnare le illustrazioni di questo libro ho immaginato il mondo osservato attraverso gli occhi di un bambino. Il punto di vista è basso e il campo visivo è stretto. Tutto nel mondo è misterioso e strano per un bambino. E sembra che il piccolo voglia disperatamente toccare tutto quello che osserva, anche se il movimento instabile del suo corpo gli impedisce di muoversi velocemente. Ho disegnato anche gli oggetti in modo che fossero familiari per lui.
Nel libro hanno una grande importanza le onomatopee. Come affronta l’illustrazione di questo particolare tipo di testi?
La storia si sviluppa con la ripetizione della parola “Aspettami”, e il punto di vista si muove per la maggior parte alla fine. Ho disegnato le illustrazioni ricordando la sensazione di stupore, piacere e orgoglio che ho provato quando da piccolo mio padre mi ha sollevato e mi ha fatto salire sulle sue spalle.
(da LiBeR 115)