Jo Weaver è la giovane autrice di Piccola Orsa (Orecchio acerbo, 2016), vincitore del Premio Nati per Leggere 2017 nella sezione Nascere con i libri, da 3 a 6 anni. In questa intervista ci racconta il senso delle sue illustrazioni in bianco e nero, l’origine della storia e l’inatteso arrivo del cucciolo che l’ha resa più calda.
Mamma Orsa e il suo piccolo escono dalla tana invernale e trascorrono la bella stagione nella foresta, fra esplorazioni e pesca, finché non torna a cadere la neve. Nella storia dominano le solide relazioni parentali e l’armonia con la natura, che non rappresenta solo l’ambiente in cui la storia si svolge ma ne diventa protagonista insieme agli animali. Ha voluto offrire ai piccoli lettori una lettura “rassicurante”?
Sì. Durante il lavoro su questo libro, la mia intenzione era quella di creare qualcosa che lasciasse nel lettore un senso di calma. Ho voluto celebrare il mondo naturale, la pace e la rassicurazione che si possono raggiungere se si mantiene con questo ambiente un rapporto profondo. Proprio come la costante presenza amorevole di un genitore rassicura il proprio figlio.
Il titolo del libro in italiano è stato tradotto Piccola Orsa, è d’accordo con questa scelta di genere?
Sì. L'orso è decisamente femmina, ho sempre voluto che fosse così.
La scelta del bianco e nero è legata a un percorso interiore? E quali implicazioni comporta nel rapporto con il testo? Richiede un testo più ricco?
Disegno principalmente con il carboncino, quindi la maggior parte del mio lavoro è monocromatico semplicemente perché il carbone è disponibile solo in nero! Piccola Orsa è stata concepita in bianco e nero, ma successivamente ho preso in considerazione l'idea di aggiungere il colore all'opera e ho passato qualche tempo a sperimentare pastelli ad acqua come basi per il carboncino. Ho usato questa tecnica con altri lavori, ma ho sempre voluto che questo libro avesse in sé tranquillità e semplicità, ed era importante che questo si riflettesse sia nelle illustrazioni che nel testo. Alla fine il mio direttore artistico e io abbiamo deciso che il libro nel suo complesso avesse un impatto maggiore in bianco e nero. Devo dire che sono stato molto contento che il mio redattore abbia accettato di pubblicarlo così, perché ritengo che l’illustrazione in bianco e nero possa essere altrettanto interessante e espressiva di quella a colori, e in questo caso penso che aggiunga fascino al libro.
Lei ha raccontato in una intervista pubblicata su The Guardian che l’idea originale dell’albo non prevedeva la presenza del cucciolo, aggiunto in un secondo momento per rendere più calda la storia e divenuto poi parte integrante di essa. È soddisfatta di questa scelta e del risultato finale?
È vero, il mio progetto originale per il libro non includeva un piccolo orso. Era lo stesso racconto, che parlava di un orso immerso nella natura, ma il mio redattore ha ritenuto che le illustrazioni esprimessero una certa solitudine, un velo di tristezza. Così abbiamo deciso di introdurre il piccolo orso, per aggiungere un po’ di calore alla storia. La relazione madre-cucciolo è divenuta poi una parte centrale del libro. Di conseguenza, il libro è molto più caldo, e rappresenta una lettura più attraente sia per i bambini che per i genitori, che possono relazionarsi al rapporto tra gli orsi. Introdurre il piccolo orso alla storia ha aggiunto una nuova dinamica ad essa, senza compromettere nessuna delle mie originali intenzioni per il libro. Quindi sì, sono contenta della decisione di aggiungere il nuovo personaggio e grata al mio editor per aver suggerito di farlo.
(da LiBeR 115)