Cosa succede quando ci ritroviamo a fare i conti con qualcosa che dobbiamo imparare ad accettare? Ce lo racconta Noemi Vola, che nel libro Un orso sullo stomaco, vincitore della sezione Nascere con i libri (3-6 anni) del Premio Nati per Leggere 2018 ha provato a dare una forma ai sentimenti vissuti intensamente dai bambini.
Un orso sullo stomaco è un libro per bambini, ma anche per i genitori: una scelta voluta?
Credo che tutti abbiamo un orso che prima o poi inizia a seguirci dappertutto e si diverte a complicarci la vita. Di questi orsi ne esistono di molti tipi, hanno pesi e dimensioni diverse, sono con i grandi e anche con i bambini. In questo libro ho provato a ritrarre l’orso che un giorno si è fiondato a casa mia buttando giù la porta e facendo un gran disastro, sfondando le recinzioni di difesa e rifiutandosi di dare spiegazioni o risposte. Penso che ogni lettore, grande o piccolo che sia, possa trovare nell’orso qualcosa di familiare. E credo anche che i buoni libri per ragazzi abbiano diversi livelli di lettura, per questo non ho voluto definire troppo il mio orso, perché ognuno possa farlo da solo, in base alle sue esperienze.
Il gioco degli opposti, bianco e nero, scrittura e disegno, vuoti e pieni caratterizzano le pagine del libro: quale è stata la genesi del progetto?
Scrivere questa storia è stato necessario per me, per cercare di mettere sulla carta quello che esisteva nella realtà ma non capivo del tutto. Sapevo di avere vicino a me qualche cosa di molto “brutto, grasso, feroce, antipatico, fastidioso, dispettoso, peloso, orrendo, maleducato, stonato insistente, ingombrante, perdipelo, dentistorti, indesiderato, guastafeste, rovinagite, rubabiscotti, ignorante, vigliacco, e via dicendo”. Ma non sapevo bene che cosa fosse. Così ho provato a dargli una forma, senza sapere dove mi portasse. A volte disegnare è così, si inizia e poi ci si lascia guidare, senza sapere dove si andrà a finire. In qualche modo disegnare l’orso è stato utile per me per prendere coscienza che quell’orso esisteva davvero, e dovevo imparare a conviverci. Non ho trovato soluzioni per mandarlo via, e nemmeno per farci amicizia. Ma alcune cose sono così, arrivano nonostante non le vogliamo con tutte le nostre forze. E quando arrivano e ci trovano disarmati dobbiamo imparare ad accettarle, ma questo non è facile, però è naturale ed accade a tutti. Quindi non dobbiamo disperarci, però non dobbiamo nemmeno fare finta che gli orsi non esistono, soltanto perché sono scomodi e molto dispettosi.
Nella sua infanzia chi era il suo “orso sullo stomaco”? Che cosa può rappresentare un “orso sullo stomaco” per un bambino?
Mi ricordo che da piccola c’erano molte cose che non mi piacevano per niente, che erano difficili da affrontare e anche da capire. Penso che i bambini vivano le cose molto intensamente, a volte più intensamente dei grandi, e che le loro paure o i loro sentimenti di rabbia o di tristezza possono essere i loro orsi sullo stomaco. A volte ci portiamo dietro questi orsi che sono del tutto silenziosi e poi a un certo punto ricompaiono quando siamo grandi, buttando giù la porta e facendo un gran rumore. Per me l’arrivo dell’orso è stato un cambiamento inevitabile, e credo che ognuno debba trovare da solo il modo migliore per conviverci, perché scapparne o ignorarlo è impossibile. Per farlo però possiamo contare solo sulle nostre forze, e questo può farci paura all’inizio, ma non è impossibile: in fondo io credo che siamo molto più coraggiosi di quanto pensiamo di esserlo, e a volte i bambini sono più coraggiosi di noi.
(da LiBeR 119)