Il diario (1942-1944)
di Anna Frank, 1929-1945
La ragazzina che ci scrive nell'alloggio segreto e annota per noi, con luminosa capacità di penetrazione, fatti in sé minimi che lì divengono epocali, chiede di essere letta, prima di tutto, dai suoi coetanei. Essi apprenderanno, dalle pagine del Diario, proprio quegli insegnamenti che solo una loro coetanea può trasmettere, e sapranno poi discernere le fatue piccole incombenze dai veri grandi fatti, i temi e i sentimenti dalle frivole apparenze da cui sono bombardati.
Con il Diario conosceranno ciò che è maggiormente Autentico, oggi, nel reame assoluto di ogni forma di inautenticità.
Ma Anna è morta a Bergen-Belsen e quindi le cronache affascinanti dell'alloggio segreto non bastano certo a se stesse, è indispensabile che si sappia che cosa rinchiuse lì e poi uccise di stenti e di tifo in un lager quella geniale adolescente che scava nel suo animo e nel nostro. Così la Shoah deve essere raccontata proprio nell'ampiezza dei suoi misteri e delle sue significazioni, e occorre spiegare le miserie e gli splendori del terzo Reich e descrivere il millenario cammino degli ebrei erranti tra ghetti, pogrom, strati, segregazioni, umiliazioni.
La persecuzione degli ebrei dura anche oggi, per essa si sono trovate nuove giustificazioni, anche Anna anticipa, ovviamente, il senso nascosto della banalità del male. Il vitalismo della ragazzina segregata deve sempre essere fatto risaltare, perché il Diario è il contrario di un documento tanatologico e fa vibrare di vita vera ogni piccolo evento. Nessuna lettura adolescenziale può essere paragonata a quella che si ottiene dalle pagine di Anna, perché la ragazzina non può sprecare mai nulla mentre l'adolescenza è – anche – l'età dello spreco. E dialoga con la Storia, nel rifugio segreto, perché sa che tutte le amnesie storiche portano al disastro.
Il pittore di riferimento è Marc Chagall (1887-1985)