Breve guida a luoghi, parti e dimensioni del libro per bambini o adolescenti dove possono fiorire più facilmente errori e scorrettezze: refusi, false nozioni storiche, imprecisioni scientifiche, e qualche sdrucciolone sulla coperta.
Tanta produzione, tanta offerta, quindi tanto proliferare di inesattezze, sviste, omissioni, che aumentano quante più varie sono le occasioni per svilupparsi. E come serve una mappa per orientarsi nel dedalo dei libri in commercio può essere utile elaborare griglie classificatorie anche per focalizzare le tendenze dell’errare, nell’ipotesi che disattenzioni e sciatterie siano spesso propense a percorrere piste già calcate.
Un primo campo di coltivazione riguarda i refusi, che tuttavia sono fisiologici e se risultano di numero contenuto non meritano nulla più di una segnalazione.
Due tracciati più interessanti sono invece connessi l’uno alle pecche rinvenibili sulla coperta e nelle pagine “di servizio” (notizie fuorvianti sul libro che possono riguardare particolari di trama o contenuto, il numero di serie, il nome dei protagonisti o degli autori, la numerazione dei capitoli o la promessa non mantenuta di prefazioni o di tavole iconografiche), l’altro a questioni di lay-out, tipo la scarsa leggibilità dovuta ai caratteri sommersi dalle illustrazioni.
Quanto alla fascia d’età proposta come adatta alla lettura, è vero che il giudizio può essere soggettivo ma a volte è veramente troppo alta o troppo bassa. Ci sono inoltre le omissioni: dell’indice o dell’illustratore o del titolo originale.
Si tratta magari di informazioni non obbligatorie, ma che è buona usanza fornire.
Procedendo l’escursione verso l’interno scoviamo irregolarità in ulteriori zone del territorio, stavolta squisitamente contenutistiche. Lo spazio non ci consente di scendere nei dettagli ma un breve elenco delle cantonate più comuni è d’obbligo, sperando che gli editori ne facciano tesoro. Sapevate dunque che dinosauri e umani convivevano? Che le chiocciole si chiamano lumache, i pinguini vivono in Artide, le piramidi furono costruite da schiavi ebrei, Nefertiti e Amenophi IV erano monoteisti e Sirio fa parte della costellazione di Orione?
Ma se da scienza e storia passiamo alle questioni etiche lo scenario si fa addirittura infido. Tralasciando per brevità buonismi, tendenziosità da catechismo (clamorose soprattutto negli editori di propaganda cattolica), messaggi politici di sotterfugio, convenzionalità e sessismi linguistici, ecco di seguito un florilegio di asserzioni e pregiudizi a dir poco discutibili.
Anzitutto due ma di troppo. Gunnar - si legge in Kurt di Erlend Loe (Feltrinelli, 2003, p. 8) - “ha una voce morbida, quasi come quella di una donna, ma per il resto è un uomo molto simpatico”. E una ragazza nera viene così descritta nel romanzo Il ritorno di Francesco di Rosa Zan (Campanotto, 2002, p. 16): “faccia scura, ma di lineamenti belli”…
L’orca è definita “crudele” nel Grande libro degli animali di Thierry Montagne (EL, 2002), mentre in altri libri rinveniamo atteggiamenti spregiativi verso il Medioevo (La porta verso l’ignoto di Jim Denney, Ape, 2003), i Lakota (Il bene e il male di Brigitte Labbé e Michel Puech, Ape, 2002, p. 7), gli immigrati (Buon Natale, Samira di Max Bolliger, Bohem Press Italia, 2002, dove una bambina nera giunta in Italia sembra del tutto priva di un suo universo religioso) e le donne grasse (Arturo di Maria Luisa Banfi, Edicolors, 2002).
Esistono poi perplessità letterarie su cui è interessante porre attenzione, come incongruenze, insulsaggini, finali monchi, trame implausibili, distorsioni dolcificanti di fiabe (serie Amici di fiaba, Mondadori), la fiabificazione di Pinocchio, richiami smaccati a Harry Potter…
Quasi nell’illegittimo, infine, sembrano scivolare certe operazioni editoriali tipo quella che nel 2002 ha introdotto nelle librerie quattro libri identici – si tratta di classici: Piccole donne, Pinocchio, Gian Burrasca e Cuore – ma con due copertine diverse e la differenza di 2 euro nel prezzo: 11,90 l’edizione siglata Elledici, 13,90 la Piccoli con sovraccoperta (il copyright in entrambe è di Novidee, Torino).
Pur senza entrare nello specifico commerciale e distributivo, questa scelta appare sgradevole e tesa a confondere chi acquista. E in casi siffatti – riprendendo uno svarione da Mestieri di Tony Wolf (Dami, 2002) – vien proprio da dire che l'editore… “deve imparare ancora a fare il suo mestriere”!
Selene Ballerini
(da LiBeR 61)