Creatività, espressa attraverso una scrittura vivace, ludica, surreale, a misura di bambino. E impegno, con uno spiccato interesse pedagogico teso all’emancipazione dei soggetti, unica base valida per la costruzione di un mondo fondato sui valori sociali della democrazia. Ecco le due chiavi del successo di Rodari fra i bambini e gli adulti d’Italia e poi anche del mondo
di Franco Cambi
Ha detto Argilli che ci fu un tempo in cui “Rodari era il diavolo”. Furono gli anni ’50 - anni di dura guerra fredda, gli anni del Centrismo e della mai dimenticata “scomunica” dei comunisti da parte del papa - che coincisero anche con la militanza più stretta di Rodari nel PCI. Poi, con l’avvio dei ’60, le cose cambiarono, e radicalmente. Il Rodari - ora autore einaudiano, di sinistra sì, di sinistra marxista, ma non più visto come “il Militante” - delle Filastrocche, delle Favole, dei vari racconti (dalla Torta in cielo al Pianeta degli alberi di Natale) si fa autore “per tutti” e inizia così la sua completa ricezione nella società italiana, che andrà in ascesa fino alla Grammatica e poi fino alla morte (avvenuta nel 1980) e che sarà accompagnata anche da una ricezione internazionale, a est come a ovest, fino al premio Anderson, ricevuto nel 1970, e oltre.
La diffusione dei testi rodariani si compie sì per via editoriale - Einaudi era forse in quegli anni il primo editore italiano - ma soprattutto in modo spontaneo. Furono le famiglie e gli insegnanti i veicoli di questa ricezione sociale, stimolati dalla forma narrativa rodariana, fantastica, estrosa, spesso surreale, ma radicata anche nella tradizione letteraria italiana (dal futurismo alle neoavanguardie, senza ignorare i contributi del neorealismo e del patrimonio narrativo popolare), come anche dai temi civili (più che politici) che essa includeva: i valori laici di una società “in progresso”, che dalla scienza andavano fino alla solidarietà, alla responsabilità, all’emancipazione di tutti. Valori laico-marxisti ma pure squisitamente laico-progressisti.
Su questo intreccio di forma e contenuto avvenne il decollo della diffusione di Rodari in Italia, e avvenne in un tempo in cui quei valori erano d’epoca: in quegli anni ’60, cioè, che furono gli anni della Distensione, del Centro-Sinistra, della Decolonizzazione, del Vaticano II, poi del Dissenso, dell’Utopia, del Maggio francese.
Allora la voce di Rodari si rivelò nel suo preciso registro di universalità, e di universalità dei valori umani, che dall’infanzia saliva al mondo adulto e da questo tornava verso l’infanzia. In un circolo virtuoso.
Rodari e i ragazzi
La narrativa rodariana ha un principio animatore di grande rilievo e di grande efficacia: ha la capacità-volontà di disporsi “presso i ragazzi”. Ovvero di far propria la psicologia del bambino e, in special modo, gli aspetti più profondi della sua mente e della sua etica. Per la mente sono il fantastico, il surreale, la possibilità dell’impossibile che vengono recepiti e interpretati e rilanciati. Così il bambino trova in quei libri quasi uno specchio di sé, del proprio “io profondo”. Rodari lo fa emergere con vivacità, con infinite variazioni, con indubbia sapienza linguistica. E lo fa recepire dal bambino e glielo fa riconoscere come la propria forma mentis, ludica, irrealistica, fantastica appunto. In quelle Filastrocche e in quelle Favole, pur scritte con alta perizia stilistica, il bambino sente di abitare il proprio mondo, che il suo sé più intimo viene evocato e riconosciuto e valorizzato. Anche se tale consapevolezza infantile è del tutto intuitiva, aperta dalla chiave ludica, essa c’è, conta e ha contato per la ricezione “sociale” di Rodari.
La stessa cosa avviene sul piano dei contenuti. Anche qui l’aggancio al mondo etico, intuitivo sì ma esistente ed evocabile, del bambino è centralissimo. I valori che stanno a cardine dei testi rodariani sono anche - e questo è importantissimo per capirne la ricezione - valori propri del bambino, seppur non esclusivi né totalizzanti. L’etica infantile è un’etica di fratellanza (con tutta la realtà, a cominciare dagli animali per esempio), un’etica d’incontro, un’etica di partecipazione. In questo animus etico del bambino s’innestano bene i Grandi Valori Laici di Rodari, l’Uguaglianza e la Solidarietà, la Pace e la Comunità, il Dialogo e perfino la Libertà (che è un valore “difficile” per il bambino e che corrisponde spesso con la licenza). Su queste basi Rodari ha costruito testi sottili, complessi, più o meno espliciti, ma che irretiscono in un universo di valori che nell’emancipazione dei soggetti, delle classi, dei popoli trovano nettamente il proprio vettore.
È il tessuto ludico della narrazione (nella poesia o nel racconto) che aggancia i temi etico-civili, anzi etici e civili, e lo fa senza alcun moralismo, sia pure “di sinistra”, poiché si tratta non di pensare regole, norme, ricette (= massime), bensì di creare sensibilità, d’interpretare bisogni e attese - anche infantili - e di mostrarli come portatori del bene comune e di una convivenza pacifica universale, almeno possibile. Ma, in quanto possibile, da realizzare.
Anche e soprattutto a partire dal bambino.
Accanto ai maestri
Pure gli adulti furono fruitori (e lo restano) dei testi di Rodari. Lo furono i genitori, per i quali negli anni ’60 diresse la rivista di Ada Marchesini Gobetti Il giornale dei genitori, attraverso la quale affrontò vari e attualissimi problemi educativi in un’ottica pedagogica laica e progressista, con sottigliezza ed equilibrio insieme. Ma soprattutto lo furono i maestri, che Rodari sentì da sempre, per la profonda passione educativa che animava il suo lavoro, un po’ come gli interlocutori-principe. Per loro in particolare scrisse il suo “discorso sul metodo”, quel piccolo capolavoro che è la Grammatica della fantasia, che indica la scuola e l’opera degli insegnanti come le “fonti” del pensiero creativo, a un tempo critico e fruitivo e quindi essenziale per costruire quell’uomo nuovo che il marxista Rodari ha in mente: l’uomo emancipato, libero, attivo, più equilibrato e - perché no? - più felice. Che va costruito dall’infanzia. Che ha bisogno del suo demiurgo: l’insegnante, appunto.
Le regole del pensiero creativo vanno diffuse proprio nella scuola e attraverso la scuola, e vanno diffuse come Verbo e come Pratica. Da qui il lavoro nelle scuole - ad Arezzo, ad Ascoli Piceno e perfino in Russia - che Rodari svolgerà per accendere entusiasmi e per comunicare, operativamente, il metodo della creatività fantastica, vestibolo di una mente più libera, più divergente, più critica.
La scuola aderì con entusiasmo al suo appello. E continua ad aderirvi, come testimoniano le iniziative che si sono tenute nei 20 anni dalla morte nel 2000 e che hanno coinvolto studiosi e ragazzi (e scuole) in un lavoro comune, a Pontedera come a Rimini, ad Ascoli come a Ostuni e altrove. La geniale creatività rodariana, se pure ha teso a farsi un po’ talvolta anche di maniera, ha trovato in queste e in molte altre occasioni scolastiche, anche più spontanee, più nascoste, la possibilità di “farsi sentire”, di continuare a imporsi come un volano dell’agire educativo e dell’impegno scolastico, proprio in vista di quell’emancipazione dei soggetti che nella scuola della “trasmissione dei saperi” risulta posta sempre più ai margini. Rodari, restando accanto ai maestri, li stimola a ricordare quel loro fondamentale compito. E continua a nutrire la loro coscienza professionale.
Una guida tra fantasia, ragione ed etica civile
Se la metafora calviniana coniata per celebrare Rodari, per fissare lo stemma e la funzione insieme della sua opera - “se la fantasia cavalca con la ragione” - è ancora validissima e illuminante, e ci illumina proprio sul complesso equilibrio (e sfuggente, e precario) che è possibile costruire nella mente di ciascuno tra questi due vettori paralleli e reciprocamente in tensione, nella lectio di Rodari c’è anche qualcosa di più e di altro: c’è la tensione formativa del pedagogista, del pedagogista spinto dalla passione per l’uomo (per realizzarlo, per farlo essere quello che può essere) e, nel contempo, dalla passione per una polis nuova, per una città rinnovata, in cui i valori della democrazia - uguaglianza, solidarietà, pace - siano veramente riconosciuti e vissuti. Tutta l’opera di Rodari corre lungo questo doppio binario della creatività e dell’impegno, della mente creativa e dell’etica civile, e si dispone nel solco aureo di un’educazione al futuro. A un futuro - se possibile - migliore del presente, che per l’uomo moderno, secolarizzato e laico, è il suo primo, più forte e più irrinunciabile articolo di fede e sogno collettivo.
Bibliografia
Se la fantasia cavalca con la ragione, Bergamo, Juvenilia, 1986
R. Argilli. “Quando Rodari era il diavolo”, Leggere Rodari, suppl. a Educazione oggi, gen. 1981
F. Cambi. Rodari pedagogista, Roma, Editori Riuniti, 1990
G. Rodari. Grammatica della fantasia, Torino, Einaudi, 1973
L. Marucci ; A.M. Novelli (curatori). Rodare la fantasia con Rodari ad Ascoli, Ascoli Piceno, Provincia di Ascoli Piceno, 2000