L’era dei tiranni. Cosa ci ha insegnato il XX secolo? di Timothy Snyder, illustrato da Nora Krug e uscito per Rizzoli, è un perfetto eserciziario di educazione civica e sentimentale. Timothy Snyder è uno storico statunitense che in questo pamphlet mette in fila venti lezioni per fare il punto su cosa può contrastare la trasformazione di una democrazia in tirannia. Non mancano annotazioni sul contesto americano e su Trump. Il volume è uscito senza illustrazioni nel 2017 ed è stato poi stato arricchito quattro anni più tardi. L’era dei tiranni fa il paio con la precedente opera di Nora Krug, Heimat (di cui ho scritto in Liber 126), una lucida indagine sulle manifestazioni che della natura umana sono emerse durante gli anni bui tedeschi del secolo scorso. Sia Snyder che Krug sono alla ricerca di dispositivi posturali efficaci per bloccare l’insorgere della tirannia. Snyder raccomanda e argomenta alcuni principi, tra cui: “Non obbedite in anticipo; Ostacolate i regimi monopartitici; Prendetevi la responsabilità dell’aspetto del mondo; Tenete viva l’etica professionale; Siate rispettosi della lingua; Investigate; Fate politica col vostro corpo; Imparate ad essere più coraggiosi che potete.”
Nell’era geologica dell’antropocene, oltre a misurare quanto l’umanità (non tutta!) ha inciso con le sue attività a modificare radicalmente territori, clima e habitat naturali, le venti lezioni si propongono come un incubatore per risposte personali e collettive drammaticamente urgenti: da sempre più parti del mondo soffia il negazionismo, anche climatico, e divampa lo scempio della funzione esemplare – implicita in ogni assunzione di ruolo governativo. Comportamenti disdicevoli sono ostentati con sgrammaticato sprezzo verso il ben-essere collettivo. Mi commuove trovare, tra gli strumenti per l’igiene della coscienza che il libro suggerisce, il lavoro del filologo Victor Klemperer sulla lingua del Terzo Reich, perché alla polarizzazione delle posizioni occorre contrapporre una capacità dialogica oggi dormiente: il seguito degli obbedienti, infatti, è composto da “chi non pensa e non prova più un sentimento”, insegna il filologo tedesco ebreo, ma anche da chi predilige il potere rispetto alla potenza.
Francesca Romana Grasso (da LiBeR 140)
L’era dei tiranni
Timothy Snyder,
ill. di Nora Krug;
trad. di C. Galli
Rizzoli, 2023, 128 p.
€ 18,00 ; Età: da 14 anni
La sintesi del graphic novel per una delle opere più toccanti degli ultimi anni. Il genio e la grazia espressiva della Jamieson nell’interpretare con poesia l’adolescenza e la sua scintilla propulsiva, anche se sei un rifugiato, anche se ti perdi di fronte alle scattered stars (dal titolo originale) dello sconfinato cielo africano a cui affidi i tuoi “perché”, anche se la guerra che ti ha rubato genitori e infanzia serpeggia non lontano come un’ombra affamata di vite e sogni altrui. Basato sulla storia vera di Omar Mohamed, coautore, Come stelle nel cielo è un vortice caleidoscopico per varietà di personaggi e temi, che penetra con lucidità la realtà dei rifugiati e che sollecita il nostro ruolo rispetto ai diritti negati (il libro è sostenuto da Amnesty International). Lo splendido legame tra fratelli, la disabilità, la scoperta della scuola e la consapevolezza del futuro differente per le ragazze, destinate presto a matrimoni combinati, l’amicizia, la solidarietà, la disperazione di chi si arrende. Su uno scenario di autenticità e urgenza, ambientato nel campo di Dadaab, Kenya, il libro ha il fil rouge dell’attesa in un contesto tra vita e sopravvivenza. Omar, undicenne, scappato bambino col fratello dalla Somalia, aspetta in fila per acqua, cibo, per i colloqui sul reinsediamento, facendo rimbalzare la sua esistenza, come quella di quasi tutti nel campo, tra aspettative e disillusioni. Le didascalie, alternate ai balloons, con la voce fuori campo di Omar creano un ponte temporale che attutisce l’impatto di una vicenda cruda – facendo sospettare al lettore che il protagonista forse ce l’ha fatta, è già in un altro tempo – in un continuo battere e levare di tensione e distensione. Speranza, paura, gioia, rabbia, compassione: lo spettro emozionale del mondo intero attraversa Omar – che dopo 15 anni a Dadaab raggiungerà gli Usa – e con lui il lettore che uscirà cambiato da questa storia e, chissà, con l’angolo di pag. 216 piegato a tenere il segno: “…la sfida della vita consiste nel trarre il massimo da quel che ci viene dato.”
Elena Baroncini (da LiBeR 140)
Come stelle nel cielo
Victoria Jamieson, Omar Mohamed;
trad. di L. Tenorini
Il Castoro, 2023, 260 p.
€ 16,50 ; Età: da 10 anni
Al centro del romanzo Cinque giorni di Lucia Giustini, tra una prima e una seconda parte che lo compongono, viene idealmente posto uno specchio: da un lato, alla destra dei lettori, la storia viene narrata nel suo ordine cronologico, dal lunedì al venerdì; dall’altro lato, oltre lo specchio, si trova l’immagine speculare di quegli stessi cinque giorni, per cui l’inizio della storia è la sua fine e viceversa. In questo gioco di rimandi tra intreccio e fabula, che fa del romanzo un interessante territorio di sperimentazione formale, le prospettive peculiari di due gemelli adolescenti ripercorrono gli ultimi momenti di vita di Giacomo, gemello di Gemma. Al suo sguardo è affidata, non a caso, la narrazione “al contrario”, il lato “sinistro” del libro: Giacomo – lo apprendiamo nelle prime pagine – è morto e la sua prospettiva non può che essere obliqua, ribaltata, poiché giunge da quell’altrove che è il mondo dei morti e degli spiriti. Mentre il racconto del ragazzo procede a ritroso, con buchi neri, zone d’ombra e passaggi incerti in un arco temporale che va dal venerdì al lunedì, quello di Gemma, che è viva e da sempre più lucida e aderente alla realtà rispetto al gemello, si snoda lungo una linea per lo più retta, rispettando l’ordine logico e cronologico degli eventi. Tra i due gemelli il legame è forte: si vogliono bene e si sostengono in ogni occasione, specialmente dopo la morte degli adorati nonni e il trasloco in un appartamento angusto che li costringe a condividere un’unica stanza. In questa stessa stanza, per diverse notti, i gemelli avvertono rumori sospetti provenienti dall’appartamento al piano superiore. Si tratta di un pericoloso criminale? O è forse un fantasma? Il mistero dell’interno numero 17 accende di un improvviso entusiasmo l’adolescenza monotona e ritirata di Giacomo, percorsa da lunghi periodi di totale apatia e da interessi momentanei che generano fissazioni. Incurante dei pericoli e mosso da un ostinato desiderio di conoscere la verità, l’inquieto adolescente andrà incontro alla sua tragica fine. Ma l’epilogo della storia, che pure è segnata da eventi drammatici (non da ultimo la presenza di genitori egoisti e abbandonici), lascia una grande speranza e dona infine una carezza confortante. Basta solo crederci.
Elena Guerzoni (da LiBeR 140)
Cinque giorni
Lucia Giustini
Pelledoca, 2023, 155 p.
(Neroinchiostro)
€16,00 ; Età: da 12 anni
Anzitutto occorre dire brevemente della genesi di queste 31 storie per 31 enigmi tutti da svelare, sottotitolo del terzo libro realizzato con la collaborazione di ICWA, l’associazione degli scrittori italiani per ragazzi, fra i cui iscritti ha scelto gli autori, alcuni noti, altri nuovi o esordienti, che rinunciano ai loro diritti in favore dell’associazione. Sono storie di vario livello, esili o più sostanziose, di misteri, enigmi, suspense, indagini, colpi di scena, senza veri crimini, ma con una buona dose di umorismo, spesso a conclusione della storia, il che dà sapore. La misura breve dei racconti e la semplicità della trama facilitano la lettura a chi è alle prime armi, ma vuole leggere qualcosa di più impegnativo, anche come riempitivo di momenti vuoti, da soli o con amici.
La breve introduzione firmata da uno pseudo-Sherlock Holmes si avvale del vecchio topos del libro trovato in libreria con lo stesso titolo. Ovviamente è impossibile dare conto di tutti i racconti, della varietà degli spunti e delle trovate. Saltabeccando qua e là, senza la pretesa di stabilire graduatorie di valore, si può segnalare a mo’ di esempio una giocosa novelletta alla Rodari, Si senza accento, in cui Sara trova la nota musicale scomparsa dallo spartito e nascosta in cucina perché si ritiene poco importante senza quel segnetto, ma la bambina le spiega quanto anche lei sia indispensabile: “rispose uno squillante si. Senza accento”. La battuta che conclude tanti racconti trasforma intrighi, segreti ed equivoci in occasioni di sorrisi e buonumore. Il Re dei Detective ritorna alla fine del libro, dopo biglietti cifrati, scarpette difettose, ballerine scalze, labirinti mobili, sparizioni e apparizioni inspiegabili, statue di bambini che fanno pipì etc., per invitare, anzi sfidare il lettore a scrivere una storia di mistero, fornendogli le istruzioni e alcuni indizi, per suscitare la curiosità e le capacità deduttive infantili. Seguono sei pagine a righe per scriverla. Manca però un indice con il titolo dei racconti, il nome di autori e autrici, il relativo numero di pagina. Chissà perché. Un altro mistero? Sarebbe il trentaduesimo.
Fernando Rotondo (da LiBeR 140)
Che mistero anche se... 31 storie per 31 enigmi tutti da svelare!
Ill. di Silvia Baroncelli
Storybox, 2023, 160 p.
€ 15,90 ; Età: da 6 anni
Sullo stesso pianerottolo, in un palazzo della piccola città di T., vivono quasi tutti i personaggi di questo romanzo: Camille e Samuel Seck, con la loro famiglia per metà senegalese e per metà italiana, Timo e Daria Sassi, con i genitori perennemente al lavoro in ospedale e le loro babysitter e Ruben Hola, l’eccentrico titolare dell’edicola che è il centro gravitazionale della vicenda. Solo Noki, l’amica del cuore di Camille, fa parte della banda pur vivendo in campagna, in una fattoria piena di animali. L’edicola di via Crocifissa diventa il loro ritrovo preferito e quando la speculazione di alcuni imprenditori stranieri mette a rischio la sua esistenza, i cinque si daranno da fare per evitarne lo smantellamento. È una storia di inizi, La banda del pianerottolo. Quasi tutti i personaggi sono alle prese con un’esperienza nuova: c’è chi inizia la scuola primaria, chi le medie e chi le superiori; c’è chi è appena rientrato in Italia dopo una vita trascorsa a Londra e chi per la prima volta deve fronteggiare l’assenza prolungata del padre. È anche una storia di fili invisibili che collegano le persone, ragazzi e adulti che all’inizio della storia non si conoscono, ma che sapranno formare una vera e propria banda, con una missione da compiere, soprattutto grazie alle doti da burattinaio magico di Ruben, che diventerà una sorte di zio comune di tutti e cinque i protagonisti. È inoltre una storia in grado di raccontare una serie di minoranze senza che queste diventino, in modo didascalico, il tema che offusca la narrazione: Espérance Hakuzwimana è molto efficace nel raccontare in modo del tutto naturale e affatto artificioso un gruppo in cui non tutti sono bianchi, non tutti sono figli biologici, non tutti hanno le stesse abilità. La banda del pianerottolo è una lettura scorrevole, impreziosita dalle illustrazioni di Silvia Venturi, per lettori dai nove anni e che – a mio giudizio – può trovare la sua dimensione ideale nella lettura ad alta voce.
Matteo Biagi (da LiBeR 140)
La banda del pianerottolo
Espérance Hakuzwimana;
ill. di Silvia Venturi
Mondadori, 2023, 176 p.
(Contemporanea)
€ 16,50 ; Età: da 9 anni
Quanti di noi non provano un senso di allegria, di felicità quando in estate si trovano in un campo circondati dalle lucciole? Sarà perché avviene sempre più di rado di incontrarle, ma i bagliori emessi da questi piccolissimi insetti suscitano emozioni, ricordi, e in genere stupore di fronte alla meraviglia del mondo naturale. Un senso di sorpresa che proviamo anche sfogliando le pagine di questo libro di Jennifer N. R. Smith, la giovane illustratrice specializzata in disegno scientifico, qui alla sua prima prova nella duplice veste di autrice. La pubblicazione, di grande formato, cattura immediatamente l’attenzione del lettore attraverso illustrazioni che brillano, letteralmente, sulla pagina e ha il pregio di esplorare il fenomeno della luce emessa dagli esseri viventi nei suoi molteplici aspetti. Innanzitutto quello scientifico. Perché gli organismi viventi producono la luce? Che tipi di luce generano gli animali e le piante? Tali interrogativi trovano risposte chiare, supportate da una grande varietà di esempi tratti dal mondo naturale. Sapevate che il 75% delle specie marine è bioluminescente? È il caso del polpo ombrello, che fa lampeggiare le sue ventose per attrarre minuscoli crostacei verso il suo becco e divorarli. A volte la bioluminescenza serve ad abbagliare, quindi a confondere il nemico. Il calamaro vampiro spruzza un muco luminoso per distrarre i predatori e fuggire. La bioluminescenza inoltre è un fenomeno che riguarda alcuni funghi, come il chiodino del miele il cui micelio emette luce. Arricchiscono la pubblicazione informazioni di carattere antropologico e storico. Sapevate che nella mitologia giapponese, le lucciole, denominate hotaru, rappresentano le anime dei guerrieri morti in battaglia? Anche la geografia della bioluminescenza dà un’idea precisa della distribuzione di questa manifestazione, che può essere osservata in ogni angolo del mondo, e che in futuro potrebbe costituire un’opportunità nel campo del risparmio energetico o della lotta all’inquinamento, come raccontano i batteri bioluminescenti che perdono la luce nelle acque insalubri dei fiumi. Concludendo, se desiderate farvi un’idea di questo fenomeno naturale straordinario, poco comunicato dalla nostra non fiction, non lasciatevi sfuggire questa proposta.
Francesca Brunetti (da LiBeR 140)
Bagliori
Jennifer N. R. Smith
L’Ippocampo, 2023, 35 p.
€ 18,00 ; Età: da 6 anni
Tutto in una notte. La notte della tregua tra le gang, stipulata con l’obiettivo di “ammazzare quanti più sbirri possibile” e “trasformare l’intera città in una zona di guerra”. O, almeno, questa è la versione che circola: il vero scopo della sommossa è eliminare indisturbati i capi che non intendono sottostare a un comando unificato delle gang. Tra le vittime designate di questa specie di notte dei lunghi coltelli, Bad Castro, uno dei più giovani e pericolosi criminali di Londra, che, proprio all’incipit del romanzo, si trova in arresto dentro un’auto della polizia diretta alla centrale, con l’accusa di aver ucciso il capo della sua gang. Con lui due poliziotti corrotti, che di lì a breve concluderanno nel sangue la loro carriera e Judy Ray, 19 anni, agente di fresca nomina quanto di solida e intatta etica. Nello scenario di violenza e devastazione in cui si trasformeranno le strade della città, le due giovani prede – il delinquente e la poliziotta – protagoniste loro malgrado di un’educazione sentimentale sui generis, dovranno diventare tutt’una per sopravvivere, a costo di dover mettere in discussione la loro stessa identità. Se il noir metropolitano è oggi uno specchio del clima di violenza che attraversa la società, allora Brooks è l’autore di ambito narrativo Young Adult che, più insistentemente e efficacemente, ha donato rinnovate modalità espressive a questo genere, grazie anche a una abilità di sceneggiatura che pare sgorgare direttamente da un preciso immaginario cinematografico. Con Bad Castro si rinnova, infatti, la suspense di due adrenaliniche pellicole degli anni ’70, icone della violenza metropolitana nascente. Si corre a perdifiato per le strade di New York con i Guerrieri della notte, dopo la rottura della tregua tra le bande e lo scatenarsi degli scontri; si trepida per la lotta disperata di Napoleone Wilson, condannato alla pena capitale, a cui in Distretto 13 – Le brigate della morte è affidata la difesa del presidio di polizia assaltato dalle gang. Non casualmente, il teatro di Bad Castro, come il set (virtuale) dei film citati, contiene elementi di realtà londinese, mescolati a luoghi e spazi di immaginazione dell’autore, capace come in altri suoi lavori di donarci un’opera aperta a molti significati.
Riccardo Pontegobbi (da LiBeR 140)
Bad Castro
Kevin Brooks;
trad. di B. Reale
EDT-Giralangolo, 2023, 183 p.
€ 15,00 ; Età: da 13 anni
Nelle pagine dell’albo illustrato L’architetto e l’albero, pubblicato per i tipi di Uovonero e tradotto per l’edizione italiana da Sante Bandirali, il giovane architetto francese Thibaut Rassat esprime il proprio talento. L’autore presenta Eugenio, un architetto riconoscibile per una precisione quasi maniacale che definisce il mood nel lavoro e nella vita privata. Le sue opere devono corrispondere all’ideale categorico di edificio, ovvero essere perpendicolari, bilanciate, stabili, dritte, ordinate, visibili, equidistanti (anche eleganti), così come gli attrezzi nel cantiere, perché il disordine visivo gli crea disagio esistenziale. Orgoglioso del nuovo edificio che sta realizzando, l’architetto si lamenta della sua città fatta di costruzioni dalle forme e dai colori diversi, sognandone una a modo suo, per sentirsi meglio. Sarà la Natura, che segue un ideale di perfezione diverso, a suggerirgli un vocabolario alternativo per dare una svolta decisiva al progetto: un albero è caduto nella nuova costruzione mettendo in subbuglio tutto il cantiere. L’architetto Eugenio, di fronte a questo squarcio, riguarda con occhi diversi l’imperfezione e fa nascere nuove idee perfettamente in linea con le esigenze di socialità degli abitanti, dall’albero ai cani, dagli insetti agli anziani. Prospettiva rivoluzionaria, che mette da parte una misura dagli orizzonti ridotti e sposta l’attenzione sul contesto ambientale visto con realismo poetico, da un lato, e con fiducia nella spinta sociale dell’architettura dall’altro. L’autore di Mauvaise herbe – questo il titolo originale del libro – ispirandosi liberamente all’opera Conical Intersect (1975) dell’architetto americano Gordon Matta-Clark, ribalta l’idea di edificio, in quanto re dello spazio abitabile inerte e statico, e lo trasforma in artefice di narrazioni urbane. Rassat ha scelto una palette di pochi colori per creare tinte piatte su fondo bianco con l’uso di acquerelli e disegni al tratto, linee sottili e minuscoli effetti di stencil per comporre le illustrazioni e dare vita a una trama alquanto singolare da consegnare ai giovani lettori come suggerimento per costruire spazi di convivenza comune e per ripensare in modo diverso alla parola “inclusione”.
Adolfina De Marco (da LiBeR 140)
L’architetto e l'albero
Thibaut Rassat;
trad. di S. Bandirali
Uovonero, 2023, 40 p.
(I geoidi)
€ 16,00 ; Età: da 6 anni
Che cosa direbbe oggi Charles Darwin del percorso evolutivo compiuto dall’uomo a oltre centosessanta anni dalla pubblicazione dell’Origine delle specie? E a quali adattamenti sarà sottoposto il corpo umano nel prossimo futuro in relazione all’uso delle tecnologie?
Una visione allarmante è quella dell’artista venezuelano Sandro Bassi, che nel silent book Altroquando ci presenta uno scenario distopico neppure troppo fantasioso.
Siamo nell’affollata metropolitana di una grande città; il convulso via vai di una moltitudine di individui ricurvi sullo schermo di uno smartphone è ormai consuetudine e non provoca in noi stupore, se non fosse che qui uomini, donne e bambini hanno teste mostruose da cui fuoriescono tentacoli, globi oculari, lunghe propaggini e spunzoni, forse sviluppati nell’adattamento del corpo all’uso smodato del telefonino, oppure – com’è più probabile – per effetto di una regressione dell’essere umano. In questo scenario sconvolgente, un bambino distoglie l’attenzione dal proprio smartphone per afferrare un vetusto telefono a tastiera che troneggia, nel disinteresse generale, sul sedile di un vagone del treno. Il gesto provoca un temporaneo cortocircuito scollegando ogni dispositivo dalla rete, mentre le teste chine delle persone si scompongono in mille frammenti nella rappresentazione efficacissima di uno smarrimento diffuso, ben riflesso nello schermo dei telefoni ora divenuti specchi di un’impietosa realtà. Ma è il tempo di un attimo e le spunte blu delle chat tornano al loro rassicurante funzionamento, mentre il reperto antidiluviano resta abbandonato in metro. Il tratto chiaroscuro delle illustrazioni dà nitore ed esattezza alla narrazione, che non ha certo bisogno di parole: l’albo inscena un mondo capovolto nel quale il rapporto uomo-macchina volge indubbiamente verso derive apocalittiche; la riflessione a cui ci invita l’autore non prescinde tuttavia da un’esperienza di lettura che è anche un viaggio sensoriale tra tavole a tutta pagina di straordinaria bellezza.
Chiara Lepri (da LiBeR 140)
Altroquando
Sandro Bassi
Kite, 2023, 56 p.
(Le voci)
€ 22,00 ; Età: da 12 anni
Hai scoperto qualcosa che prima non avevi notato e non sapevi? Questa è la formula “magica” alla base dell’attività che Federica Buglioni conduce da anni in ambito educativo. Avevamo fatto esperienza del suo lavoro attraverso Uovo Sapiens, pubblicato da Topipittori nella collana I topi saggi, un volume ricco di spunti e proposte, di percorsi per conoscere e a recuperare il reale valore di gesti vitali e quotidiani. Quando è uscito Alfabeti naturali. Piccola guida all’osservazione della creatività dell’Universo, non immaginavo che quel percorso di conoscenza avviato così bene potesse essere solo all’inizio. Federica Buglioni ha un pregio che le permette di presentare ogni volta qualcosa che prima non avevamo notato: lei, dell’universo non si sente il centro. Per chi si occupa di educazione direi che è questa una qualità primaria. Guardare e osservare è qualcosa che bisogna imparare a fare, soprattutto in un momento storico come quello in cui siamo immersi, frastornati da immagini che semplificano le informazioni, a volte deformandone il contenuto anzi costruendo un contenuto vuoto di significato. L’operazione educativa portata avanti con studio e passione dalla Buglioni, e con lei dalla casa editrice Topipittori, è quella di chi si sottrae alle semplificazioni. Ingrandire e avvicinare, confrontare, osservare nel tempo, riprodurre, creare, sviluppare uno sguardo scientifico, sono le azioni proposte nella seconda parte del volume, dopo un percorso in cui il lettore, forse per la prima volta, si è reso conto di avere nel suo corpo simmetrie simili a quelle che esistono in altri corpi presenti in natura. Decentrarsi resta quindi la prima azione da compiere per notare qualcosa e riconoscere di non sapere. E non poteva che essere Luogo Comune l’illustratore e urban artist di questo lavoro. Il suo segno dà spazio alla creatività dell’universo, senza sovrapporsi e il suo lavoro realizza appieno la formula magica di Federica Buglioni. Non esiste un unico punto di vista e imparare a riconoscere i pattern presenti nella natura, oltre a renderci degli osservatori più partecipi e consapevoli, è un’ottima preparazione alla complessità che ci circonda e che possiamo notare solo se qualcuno è capace di svegliare la curiosità che conduce all’incontro e alla scoperta.
Agata Diakoviez (da LiBeR 140)
Alfabeti naturali
Federica Buglioni,
ill. di Luogo Comune
TopiPittori, 2023, 48 p.
(PiNO)
€ 16,00 ; Età: da 7 anni
Un libro che ti interroga fin dalla copertina. E non smette di sollecitare e richiamare l’attenzione, con ironia, passione e competenza scientifica.
Alberi di strada (sottotitolo Manuale di convivenza con il verde urbano) è un fumetto divulgativo e nasce dalla domanda, espressa nell’immagine di copertina: “non vi sembra che manchi qualcosa?”. Mancano gli alberi, nello scorcio di una città disegnata. E questa assenza, terribile e dalle conseguenze davvero catastrofiche, di primo acchito non risulta subito evidente. Siamo così abituati a città senza alberi, senza parchi urbani, senza erba, senza fiori! Eppure, senza alberi non potrebbe esistere la vita sul nostro Pianeta. Senza fotosintesi clorofilliana nulla esisterebbe. Che cosa sono gli alberi? Che ruolo hanno e hanno avuto sul nostro pianeta? Che impatto ambientale hanno e che relazioni intercorrono con noi umani? È sorprendente scoprire o riscoprire quanto sia intelligente la Natura, che solo noi umani, che viviamo un tempo brevissimo, non riusciamo a cogliere nella sua portata. Gli alberi, infatti, possono essere millenari, e finché lo “sappiamo” e basta, la notizia non riesce a colpirci in maniera così diretta come quando una grafica fa vedere nella stessa pagina Robin Hood, che la leggenda colloca intorno al 1200 d.C., e l’albero che a lui è legato, ancora vivo. Oppure, ancora: la temperatura di una città senza alberi può essere drammaticamente alta, ma quanto può cambiare se aggiungiamo verde urbano (e vedere nero su bianco i numeri fa davvero impressione)? L’idea di Giorgio e Giulia Cordin, divulgatori e appassionati di alberi, si fa materia viva tra le mani della bravissima fumettista Sara Filippi Plotegher, che lavora anche per il Muse, Museo delle Scienze di Trento. Un’idea luminosa e semplice: quale Natura può esistere in città? Quale impatto può avere? E come mai nel corso degli ultimi tre secoli gli alberi e le piante sono state relegati sempre più fuori dai confini cittadini? E come si può fare per rimetterli in pista? A tutte queste domande, il libro cerca di rispondere in maniera attenta ma divertente, con espedienti grafici molto efficaci e adatti davvero a tutti.
Angela Catrani (da LiBeR 140)
Alberi di strada
Sara Filippi Plotegher;
da un’idea di Giorgio e Giulia Cordin
Quinto quarto, 2023, 127 p.
€ 16,00 ; Età: da 8 anni
Due anni di lavoro sono stati impiegati per questo Ovidio illustrato, “con la speranza che possa rivelarsi una dimora ospitale, dove soffermarsi con entusiasmo e meraviglia” – scrivono gli autori nella prefazione. Innanzitutto la struttura, un’ampia selezione dagli oltre 250 miti dell’originale con un preciso riferimento a versi e capitoli, quindici, indicati nell’indice e raggruppati secondo otto tematiche, tra cui Sfide e Amori difficili. Ci sono un prologo, sul caos primigenio, e un epilogo, dalla caduta di Troia alla nascita Roma, realizzati con una raffinata soluzione di carta a sfondo nero intagliata. Conclude il volume Il canto di Pitagora di Samo, dal libro XV, con il focus di tutta l’opera: “Niente perisce nell’universo, tutto si trasforma e muta aspetto”. Questa edizione delle Metamorfosi, dove parole e immagini si compenetrano in un viaggio caleidoscopico del cambiamento, è la più completa tra le versioni illustrate rivolte a un pubblico crossover. Una vertigine di stili e colori che rappresentano il tema della trasformazione che coinvolge natura, uomini e divinità, diventando paradigma dell’opera stessa. Daniele Catalli, che lavora anche fra teatro e design, alterna acquerello, schizzi, disegno digitale sorprendendo sempre il lettore. E poi c’è il testo. Se da un lato i miti appassionano i più piccoli, dall’altro gli adulti, grazie al magistrale lavoro di traduzione e adattamento di Alice Patrioli, che ha creato una prosa poetica dando l’idea della complessità del poema in esametri di Ovidio, hanno l’occasione di una rilettura profonda del mito. Passioni, intrighi, vendette: nel più ampio spettro emozionale possibile si svelano gli archetipi di cui parlava James Hillman e che sono alla base dell’inconscio collettivo. Il fallimento di Fetonte e l’ira di Giove, la superbia di Aracne e la sua verità nel raccontare i soprusi degli dei, il viaggio nel mondo infero di Perseo, ci riguardano? Una lettura trasformativa, quasi sciamanica, ci dà le chiavi per l’interpretazione della nostra storia, di trame che a volte non comprendiamo e di cui siamo portatori sul crinale dell’esistenza.
Elena Baroncini (da LiBeR 139)
Le metamorfosi di Ovidio
Alice Patrioli,
ill. di Daniele Catalli
L’Ippocampo, 2023, 296 p.
€ 25,00 ; Età: da 10 anni
Non sempre ogni famiglia infelice lo è a modo suo, come suggeriva Tolstoj in Anna Karenina. Spesso l’infelicità si manifesta con tratti simili anche se alimentata da situazioni apparentemente diverse. Prendiamo la storia di Archie Albright, che è un bambino infelice perché la sua famiglia si sta disgregando: i genitori, un tempo allegri e uniti, si scoprono estranei e nemici; ma nessuno dei due spiega ad Archie le vere ragioni della rottura. Si limitano a frasi confortanti, a rassicurazioni sul loro amore per lui. E quando Archie scopre, in modo fortuito, che suo padre è gay, l’uomo si limita a ripetergli come un mantra “Hai qualcosa da chiedermi?”, scaricando sul figlio dodicenne il peso della comunicazione. La madre, pur risultando all’inizio del romanzo poco simpatica ed empatica, impone invece all’ormai ex marito di affrontare la verità con il figlio. La storia narrata da Benjamin Dean, ex giornalista estroso che non rinuncia all’allegria anche nei momenti narrativi più cupi, pur centrata su una famiglia “arcobaleno”, è anche racconto di sentimenti universali che vivono bambini e adolescenti alle prese con la difficoltà di trovare salde figure di riferimento. La frase del protagonista – “i genitori pensano che i loro figli siano stupidi e che non capiscano cosa gli succede intorno” – riassume le parole non dette degli adulti e il fraintendimento sui più piccoli. Come spesso capita, molto più accogliente, anche per Archie, è il mondo dei pari. Sono gli amici Seb e Bel a sostenerlo e saranno loro i suoi complici nel viaggio che li porterà a Londra, al Gay Pride, alla scoperta di una comunità variopinta e solidale. Io, papà e la fine dell’arcobaleno regala una narrazione profonda, allegra, a tratti informativa sul mondo LGBQT+, anche grazie a una tecnica di scrittura che anticipa i colpi di scena rinviandone però lo svelamento ai capitoli successivi, ottima strategia per far restare il lettore incollato alle pagine, mentre capitolo dopo capitolo si sgretolano pregiudizi e stereotipi su ruoli e identità sessuali. Il romanzo, con le belle illustrazioni di Sandhya Prabhat, vincitore del premio The Diverse Book Awards 2022, nell’edizione italiana è arricchito di un QR code con cui ascoltare tutto l’audiolibro.
Vichi De Marchi (da LiBeR 139)
Io, papà e la fine dell'arcobaleno
Benjamin Dean,
ill. di Sandhya Prabhat;
trad. di F. Taibi
Emons, 2023, 378 p.
(Emons!raga)
€ 14,50 ; Età: da 9 anni
Testimone e vittima di un’immane tragedia Ana Novac nel suo romanzo In cerca di giorni felici. Diario di un’adolescente ad Auschwitz offre un quadro desolante della sua vita nel campo di concentramento di Auschwitz dove finisce a quattordici anni dopo essere stata arrestata per la colpa di essere ebrea. Racconta nella prefazione: “Sono nata in Transilvania sotto una dittatura fascista. Ho vissuto la mia giovinezza sotto una dittatura proletaria e, tra l’una e l’altra, ho fatto un giro ad Auschwitz e in altri sette campi di concentramento.”Aveva cominciato a scrivere il suo diario a undici anni e aveva continuato a scriverlo da prigioniera. Le erano sufficienti un mozzicone di matita, la carta di mimetizzazione; nascondeva i suoi scritti dentro gli zoccoli di legno e quando erano troppi li imparava a memoria. Il risultato è una testimonianza lucida, vivida su “come si viveva nel campo, giorno per giorno, ora per ora; come alcuni sono riusciti a sopravvivere; come, in cenci, prive di tutto, queste ombre umane hanno saputo conservare l’allegria, l’aggressività, il sarcasmo di un tempo… Non ho mai riso tanto quanto al campo. Bastava che ci guardassimo a vicenda per scoppiare a ridere. Niente, infatti, è più grottesco della miseria…”. La risata è l’unica alternativa a non lasciarsi andare. Dove? Verso la morte. Chiarisce infatti che uno dei suoi intenti è quello di “sfatare definitivamente una leggenda tanto diffusa quanto falsa: e cioè che la sofferenza nobiliti.” L’unica legge che guidava infatti quella schiera di “martiri” era la voglia irrefrenabile di sopravvivere. A qualsiasi costo. Ana racconta di Felicie, il capo della sua baracca, che si diverte a schiaffeggiare le detenute: ha paura anche lei, così si rifà sulle compagne. Racconta di Jurec, il Kapo, che è solo una belva dall’apparenza umana. E ancora ricorda che mentre le prigioniere stanno raccogliendo pietre arriva un uomo a cavallo con uno scudiscio in pugno, un revolver e un bulldog grigio ai suoi piedi. Colpisce una ragazza, che si impaurisce e scappa. Dietro a lei il cane, che poi ricompare solo. Ana scrive: “Non oso guardare, anche se mentre correva l’avevo riconosciuta.” Ora la sua branda è vuota.
Paola Benadusi Marzocca (da LiBeR 139)
In cerca di giorni felici
Ana Novac;
trad. di F. Saba Sardi
Mondadori, 2023, 247 p.
(Contemporanea)
€ 16,50 ; Età: da 16 anni
Negli ultimi anni le Edizioni Nomos hanno portato in libreria una collana divulgativa ambiziosa, investendo energie nella realizzazione di progetti editoriali propri e di valore – talvolta di gusto leggermente adulto per ciò che è la mia, personale, sensibilità. Con Metallo non si incorre in questo pericolo. Lo consiglierei già a partire dai nove anni per i più curiosi, in quanto è un libro misurato, sia nei testi, curati da Petra Paoli, che nelle illustrazioni, affidate a Marco Sandreschi, che – concedendomi il gioco di parole – ha uno stile duttile, neutro ma non spersonalizzato, che si piega con facilità a epoche e contesti diversi (dalle rappresentazioni mitologiche alle industrie siderurgiche). Sebbene l’idea, che scopriamo dal colophon essere di Grazia Gotti, sia molto originale, l’impianto dell’opera è classico, rassicurante e chiaro; dopo una breve introduzione, ogni capitolo è dedicato a un metallo o una lega (fra cui ferro, rame, oro, acciaio) mentre, in conclusione, troviamo qualche pagina sulle terre rare e sui minerali metalliferi. Ma non aspettatevi una dissertazione strettamente scientifica in quanto la tavola periodica è un punto di partenza per intrecciare storia, archeologia e tecnologia disegnando una prospettiva umanistica. Nella storia dell’umanità, infatti, i metalli hanno sempre avuto un ruolo strettamente connesso allo sviluppo artistico, culturale ed economico di una civiltà. Se a preoccupare i nostri antenati erano le leghe con cui forgiare le armi, se in un passato non troppo lontano la “corsa all’oro” ha infiammato generazioni, attualmente l’attenzione è largamente orientata all’approvvigionamento di metalli legati alle tecnologie di largo consumo: ho trovato pertinente, e importante, che l’autrice dichiari ai giovani lettori quanto resti attuale il problema etico dell’industria siderurgica. Infatti l’estrazione e la lavorazione dei metalli comportano lo sfruttamento di grandi aree del mondo, impiegando lavoratori, anche minori, senza alcun rispetto né della vita umana né dell’ambiente. E sebbene un libro per ragazzi non possa fornire risposte in merito, trovo che raccontare un argomento con semplicità, ma senza negare la portata della sua complessità, sia efficace – e onesto.
Dina Basso (da LiBeR 139)
Metallo
Petra Paoli,
ill. di Marco Sandreschi
Nomos, 2023, 88 p.
€ 24,90 ; Età: da 10 anni