Dopo le avventure nordiche di Stina, dall’immaginazione di Lena Aderson arriva in Italia Mollan, un’altra protagonista femminile che racconta le giornate dei piccolissimi, le abitudini familiari, i cambi di umore improvvisi. Mollan è una bambina piccola che passa tanto tempo con la nonna, una simpatica signora con le fattezze dell’autrice, la quale ci racconta i piccoli gesti quotidiani con una delicatezza e raffinatezza che rendono le storie imperdibili. Finora sono state pubblicate due avventure, Mollan un giorno con la nonna e Mollan in cucina: la Anderson scandisce le ore della protagonista passate con la nonna tra passeggiate, faccende, giochi e pisolini, senza scadere nel banale, ma arricchendo le illustrazioni con particolari che descrivono i gesti e le ambientazioni e le rendono calde e familiari. Il formato quadrato di piccole dimensioni del libro è perfetto per essere maneggiato dai bambini che possono sfogliarlo in autonomia, così come le illustrazioni con personaggi nitidi e ben delineati sullo sfondo completamente bianco ben si adattano ai piccoli: già dai risguardi del libro Mollan ci invita a entrare nella sua giornata, ricca di emozioni nelle quali ogni piccolo lettore potrà immedesimarsi. Vediamo la bambina arrivare a casa della nonna, ancora assonnata e di malumore perché deve separarsi dalla mamma che va a lavoro. La gamma delle emozioni raccontata è vastissima e proprio nella narrazione mai didascalica che gioca con immagini piene di dettagli ritroviamo la preziosità e l’originalità di questo libro. Ecco che la nonna sorridente si abbassa e allarga le braccia pronta ad accogliere la nipotina in lacrime, mentre vediamo lo straccio da cucina cadere, la borsa lasciata a terra e i giocattoli di Mollan abbandonati. Come accade ai bambini piccoli, Mollan passa da un’emozione all’altra velocemente, ogni sentimento è amplificato e basta una coccola o un’attenzione della nonna per dimenticare la malinconia e i piccoli incidenti. Difficile trovare un libro per i più piccoli nel quale le espressioni e i sentimenti della protagonista siano così ben delineati, nel quale chiarezza e semplicità della narrazione si fondano così armoniosamente con le illustrazioni, lontano da immagini e rappresentazioni stereotipate.
Giulia Romualdi (da LiBeR 131)
Mollan in cucina
Lena Anderson
trad di L. Cangemi
LupoGuido, 2021, 20 p.
€ 10,00 ; Età: da 3 anni
In una recente intervista pubblicata sul sito di Il Castoro, la giovane autrice americana Brenna Thummler dichiara di aver sempre avuto un’ossessione per le storie di fantasmi e un’attrazione per la nostalgia e per tutti i rimandi visivi che questo stato d’animo richiama. Preferenze e inclinazioni che si riflettono in pieno nel graphic novel Invisibile di cui firma testi e illustrazioni. Malinconico, ombroso, intimistico, è il racconto a fumetti di un pezzo di vita di Marjorie, tredicenne insicura, gravata da responsabilità più grandi di lei. Una mamma che non c’è più, un papà “opaco” e confuso che non riesce a superare il lutto, un fratellino a cui badare, una lavanderia - che rappresenta l’attività di famiglia - da portare avanti, nonostante il suo odio per il bucato e le scorrettezze che è costretta a subire da chi cerca meschinamente di approfittarsi della sua vulnerabilità. A tutto questo si aggiunge l’insofferenza verso i compagni di scuola e i conflitti tipici dell’adolescenza, il sentirsi invisibile agli occhi degli altri, l’imbarazzo per non ritenersi all’altezza. Parallelamente alla vicenda umanissima e dolente di Marjorie, l’autrice compie un salto nella dimensione fantastica per introdurci la storia di Wendell, fantasma bambino ribelle che non accetta di essere morto e che fugge via dai suoi simili. Una notte si allontana dal suo regno e finisce per entrare in quello della ragazza, provocando disordine e mettendo a soqquadro la lavanderia piena di lenzuola bianche come lui. I due si “vedono”, si parlano, ma all’inizio c’è solo paura, diffidenza, incomprensione, incredulità. Ci vorrà del tempo a Marjorie per accettare l’idea che quello strano essere bianco sia vero. E che addirittura possa diventare suo amico. L’incontro con il fantasma fa da preludio a un cambio di passo nella narrazione, in cui via via si insinuano spiragli di luce. Il papà che ritorna a sorridere, un’intesa che sboccia con un coetaneo, un’insolita alleanza che la rinvigorisce e la spinge a volersi dedicare con slancio alla lavanderia, aperta tanti anni prima dalla sua mamma. Un romanzo grafico struggente e dalle tonalità pastello mutevoli, che tocca temi giganteschi con un taglio originale, tra realismo e soprannaturale.
Francesca Tamberlani (da LiBeR 131)
Invisibile
Brenna Thummler;
trad. di L. Tenorini
Il Castoro, 2021, 240 p.
(Il Castoro bambini)
€ 15,50 ; Età: da 11 anni
Formato quadrato, colori accesi, contorni spessi e figure nette: Hai preso tutto? dichiara subito a gran voce il suo pedigree Minibombo, che è ormai sinonimo assodato di spiazzamento, gioco e sorridente ironia. Freschissimo, il libro arriva giusto giusto per l’estate, tempo di vacanze e dunque di valigie. E proprio le valigie sono, in effetti, le insolite protagoniste del volume. Ogni doppia pagina ne contiene una, prima chiusa e poi aperta. I proprietari non si vedono fino all’ultimo e il bello, per il lettore, sta esattamente lì: nel curiosare dentro ogni bagaglio, senza sapere con certezza a chi appartenga, ma potendo azzardare ipotesi in base a ciò che racchiude. Chi si sarà portato guanti, cappotto e ciabatte di pelo? Chi occhiali da sole, un boa di piume e calzature rosa shocking? E chi una racchetta da tennis in mezzo a un mucchio di scarpe e calzini? Di trolley in trolley, un pignolo capogita, anch’esso sconosciuto fino alla fine, verifica che i suoi compagni di viaggio non abbiano scordato nulla in vista del fitto programma vacanziero, accompagnando il lettore in un controllo bagagli che si rivela spassosamente fallimentare. Così costruita, l’ispezione prepara il terreno a un ghiotto finale a sorpresa, detta un ritmo narrativo ben scandito e crea un efficace equilibrio tra ripetizione e imprevedibilità, con grande soddisfazione dei lettori più piccoli. Al gusto di assegnare i colli ai legittimi possessori si somma quello di riconoscere il contrasto tra le aspettative del capocomitiva e il contenuto delle valigie e di cogliere l’ironia sottesa alla scelta dei personaggi, in un gioco a più strati che alimenta il piacere di lettura. Quello che Hai preso tutto? offre è dunque un divertimento in crescendo, che sale man mano che i bagagli vengono aperti, che il meccanismo di attribuzione si fa più evidente e che la composizione del gruppo va definendosi. Massimo è il diletto all’ultima pagina, quando ogni identità si svela, rendendo difficile resistere alla tentazione di ricominciare da capo per confermare abbinamenti e godere a pieno di dettagli in principio trascurati. Buona la prima lettura, insomma, ma anche e forse più la seconda e le seguenti!
Elena Corniglia (da LiBeR 131)
Hai preso tutto?
Chiara Vignocchi, Silvia Borando
Minibombo, 2021, 40 p
€ 11,90 ; Età: da 3 anni
“Ogni genere letterario è legato al suo tempo, ogni testo nasce da un insieme di condizioni “esterne” che condizionano la sua formazione” – sostiene Bianca Pitzorno: “le fiabe costituiscono un patrimonio che non può essere incrementato, perché la loro genesi è stata il frutto di un processo storico irripetibile (...). Gli scrittori di oggi dovrebbero non sforzarsi di scrivere fiabe “moderne”, ma misurarsi con altri generi letterari, con generi, loro sì, più moderni e legati (…) ai nodi profondi della vita contemporanea”. Con questa prospettiva trovo molto intrigante la costruzione narrativa di Felicità ne avete? Le parole di Lisa Biaggi – tra archetipi e ribaltamenti – caratterizzano il fluire della storia in un’alternanza di ancoraggi alla tradizione, fin dall’incipit: “Sul limitare del bosco, molto lontano da qui, viveva un tempo una strega potentissima”. Come nelle fiabe tradizionali il linguaggio è asciutto: poche pennellate di parole tinteggiano un altrove imprecisato nel quale ci si può incamminare staccandosi dal qui e ora per esplorare l’ignoto. Lisa Biggi gioca e con sapienti colpi di scena trascina nel suo gioco il lettore. Da un lato pratica quei ribaltamenti di prospettive tanto frequenti nel mare magnum delle rielaborazioni delle fiabe tradizionali, dall’altro sovverte l’edulcorazione. L’albo non annoia con didascaliche asserzioni sull’importanza dei comportamenti prosociali e inclusivi, ma piuttosto tiene alta la tensione narrativa con una chiusa degna di un thriller, facendosi beffa dell’assioma etico implicitamente sotteso dall’inizio del racconto, ovvero quello secondo cui potenzialmente tutte le persone sarebbero buone e l’evoluzione di ognuna dipenderebbe dalla qualità di incontri ed esperienze che matura. Un eccellente connubio con le tavole di una Monica Barengo perfettamente riconoscibile, eppure in parte sorprendente per una leggerezza che si sprigiona per stratificazione, facilitando una pluralità di livelli di lettura.
Ben curata anche la leggibilità, sia sotto il profilo dei bilanciamenti spaziali che dei colori, che donano ulteriore eleganza a un libro complessivamente ben progettato, a partire dalla carta. Valentina Mai, che dirige la collana, ha fatto ancora una volta un ottimo lavoro.
Francesca Romana Grasso (da LiBeR 131)
Felicità ne avete?
Lisa Biggi, Monica Barengo
Kite, 2021, 40 p.
(Albi illustrati)
€ 16,50 ; Età: da 6 anni
Un’estate da morire è un titolo che è anche un ossimoro: l’estate è simbolo di vita e luce, la stessa che rischiara la bella copertina di Jacopo Starace, scelta dalla giovane casa editrice 21lettere, dove le spighe di grano (antica allusione alla fertilità) si stagliano sul cielo azzurro e si mescolano ai colori di farfalle svolazzanti che prefigurano un’esistenza leggera come il tempo dell’infanzia e breve come un battito d’ali. Il testo di Lois Lowry ha radici nell’infanzia dell’autrice americana, che ha inaugurato la collana Ragazzi con la raccolta di storie in versi All’orizzonte ed è nota al pubblico per la (contestata) serie distopica aperta con The Giver: il romanzo racconta come Meg, tredicenne voce narrante, e la sorella maggiore Molly abbiano trascorso il loro ultimo anno insieme in un casolare immerso nella natura, il buen retiro in cui il padre, docente universitario, ha condotto la famiglia per terminare il suo libro, esattamente come accadde alla scrittrice bambina e alla sorella Helen. “Un estate per morire”, così potremmo parafrasare il titolo originale A summer to die e questo è un libro davvero ricco di simbologie e contrapposizioni (la macchina fotografica che filtra, documenta e ricorda, la coperta fatta con gli abiti dismessi, la nascita del figlio dei vicini) dove ogni accadimento si posiziona come i pezzi di un domino, in attesa dell’evento che segnerà per Meg la fine dell’infanzia. Il racconto si apre con un gessetto che traccia una riga, a separare gli spazi di Meg e Molly e, insieme, il loro destino diverso: tutto precipita proprio all’arrivo dell’estate, stagione-pausa per eccellenza, qui accentuata dalla condizione di temporaneo isolamento. Molly è bellissima, corteggiata da tutti, sogna l’amore; Meg è intelligente, ansiosa di “lasciare il segno”, anche se non sa ancora come, e gelosa della sorella, sempre più strana e al centro delle attenzioni familiari. La dicotomia di queste due adolescenti, i loro battibecchi, mi ricordano quelli che ho ritrovato in tante (belle) storie e in tante vite: lo sguardo di chi narra resta sino in fondo quello autentico e smarrito di una ragazzina che attraverso uno struggente ballo a tre con il papà e la mamma scopre quello che non avevano mai voluto dirle.
Serena Marradi (da LiBeR 131)
Un’estate da morire
Lois Lowry;
trad. di E. Santachiara
21lettere, 2021, 170 p.
(Ragazzi)
€ 14,00 ; Età: da 12 anni
Una storia sul tempo, da parte di un autore che fa del tempo un oggetto del suo lavoro: contro il minimalismo espressivo, il tedesco Torben Kuhlmann a ogni libro trascina il lettore in un vortice di suggestioni e particolari, aprendo un’implicita riflessione sulla realtà temporale nell’epoca dell’alta velocità tecnologica. Il periodo impiegato per una tavola, da una settimana fino a dieci giorni, diventa una sorta di elemento alchemico dell’illustrazione per cui il lettore guarda, osserva, entrando in una dimensione a “3D” e slittando da una percezione estetica a un piano di curiosità cognitiva: “Ma come ha fatto a farlo? Come funziona quel meccanismo?”.
Già nei precedenti libri, dallo splendido Lindbergh al caleidoscopico Mole Town, Kuhlmann ci aveva abituato a una narrazione di oggetti (parti di motori, aeroplani, razzi) come controcanto al testo. Ora a queste due linee melodiche si aggiunge un tema che non solo fa da sottofondo alla storia, ma che è la storia stessa: la relatività del tempo. Tra sveglie, orologi, pendole, clessidre, illustrate con realismo e allo stesso tempo con incanto evocativo, in Einstein. Il fantastico viaggio di un topo attraverso il tempo e lo spazio un topolino arriva in ritardo alla Grande Festa del Formaggio. Ci si reca con il trenino rosso svizzero (meravigliosa la tavola con l’altopiano primaverile e le Alpi innevate) per ritrovarsi a Berna. Da Norman Rockwell a John Singer Sargent, tavola dopo tavola, Kuhlmann ci svela il suo mondo di riferimento e di matite “aumentate” da luci e ombre ad acquerello in un gioco ritmico di continui cambi di prospettiva, da vertigine. Campi lunghi con visioni dall’alto della città, campi medi, primi piani su ingranaggi: il libro ha un respiro cinematografico. Ed Einstein? Einstein è l’attore co-protagonista: inventando una macchina del tempo il topo riuscirà a trovarlo nella Berna del 1905, quando il giovane fisico lavora ancora all’ufficio brevetti. Dagli input avuti grazie al roditore, lo scienziato elaborerà le sue teorie sullo spazio-tempo. Il resto, è storia.
Elena Baroncini (da LiBeR 131)
Einstein
Torben Kuhlmann;
trad. di A. Becchi, F. Becchi
Orecchio Acerbo, 2021, 140 p.
€ 21,00 ; Età: da 6 anni
Cosa c’è nella mia testa? è una delle prime uscite de Le quindici domande, una nuova collana divulgativa dell’editore Il Castoro. Pensata per i ragazzi della scuola secondaria di primo grado, la collana ha un piano editoriale di ampio respiro: 15 uscite, distribuite in tre anni, che spaziano in altrettanti campi del sapere, dall’economia alla botanica fino alla robotica e all’arte, proposti attraverso 15 domande. In ogni volume, due noti autori per ragazzi, Pierdomenico Baccalario e Federico Taddia, curatori della collana, affiancati da un giovane illustratore, intervistano un esperto della materia dando luogo a un dialogo serrato e al tempo stesso scanzonato. Il risultato è un libro che può essere letto di seguito, per farsi un’idea di un tema che interessa e soddisfare le proprie curiosità, e contemporaneamente può essere usato come uno strumento di reference, un’enciclopedia da avere a disposizione come primo riferimento informativo su un ambito del sapere.
Ma torniamo al nostro volume. Come faccio a pensare? Perché devo dormire? Il cervello si può ammalare? Ecco alcuni interrogativi posti all’autore, Luca Bonfanti, professore di Anatomia veterinaria all’Università degli Studi di Torino e noto divulgatore. Entrare nel merito dei dialoghi ci aiuta a comprendere lo spirito della proposta editoriale. Alla domanda “Il cervello si può ammalare?” l’autore offre risposte chiare e coincise che definiscono Alzheimer, Parkinson, stress e altri disturbi psichici e parla anche dei cappellai matti, come venivano chiamati gli addetti alla fabbricazione dei cappelli che perdevano un po’ il senno a causa dei fumi di mercurio utilizzati nei cappellifici. Insomma i contenuti sono arricchiti da notizie curiose che danno verve alla narrazione sia verbale sia visiva, dove le ironiche immagini di Claudia Petrazzi commentano nel linguaggio dei fumetti i contenuti del discorso informativo. Un discorso che a un certo punto, nella descrizione di deep learning, intelligenza artificiale, algoritmi, si ferma, diventa elusivo, omette. E’ una scelta voluta? Me lo sono chiesta, ma nel complesso siamo di fronte a una buona divulgazione che lascia varchi di apertura all’approfondimento di nuovi interrogativi legati ai veloci mutamenti della contemporaneità.
Francesca Brunetti
Cosa c’è nella mia testa?
Pierdomenico Baccalario, Federico Taddia, Luca Bonfanti,
ill. di Claudia Petrazzi
Il Castoro, 2021, 139 p.
(Le 15 domande)
€ 15,00 ; Età: da 10 anni
Ciao, Tilly! è il primo di una serie di libri che l’autrice britannica Polly Dunbar dedica ai più piccoli tra i lettori, in quell’età – appena oltre i tre anni – che costituisce il momento giusto per dotare il bambino delle strategie di lettura che poi gli saranno preziose, quando crescerà, per affrontare e amare la letteratura in generale.
Dell’incedere narrativo questa storia possiede alcune caratteristiche salienti: innanzitutto troviamo un’introduzione che viene ripresa alla fine, dando così forma a una struttura circolare che conquista i giovanissimi lettori. In secondo luogo dà il via ad azioni che riflettono il vissuto infantile: i personaggi (tutti animali, a parte la piccola Tilly, perché tali sono i suoi amici) compaiono uno alla volta, in modo che il bambino possa facilmente prenderne nota e ricordarli, ciascuno caratterizzato da qualche elemento distintivo (una collana, una maglietta, un nastro…). Nel loro avvicendarsi mettono in campo le stesse azioni che i bambini farebbero nel quotidiano (fare merenda, suonare, giocare insieme), ma lo fanno con gioia e brio, così che il lettore ancora inesperto non solo vi si riconosca, ma al contempo ne percepisca l’atmosfera contagiosamente allegra, scevra di preoccupazioni o di drammi. La conclusione suggella la canonica sequenza – inizio, svolgimento, finale – che sta alla base di ogni narrazione, sì da fornire al bimbo la struttura entro cui collocare le storie che, nel tempo, gli sarà dato di conoscere. L’analogia tra inizio e fine evidenzia la circolarità del racconto, donando così al lettore il piacere della ridondanza e la possibilità di riconoscere, e collegare, elementi narrativi ricorrenti. L’incipit, definito da “Tilly e i suoi amici vivono tutti insieme in una piccola casetta gialla”, collocato prima del frontespizio, viene acutamente ripreso alla fine, mentre la protagonista legge un libro ai suoi amici; e come altrimenti potrebbe concludersi una giornata ricca di divertimento e di giochi, se non con una storia? “C’erano una volta sei amici che vivevano tutti insieme in una piccola casetta gialla…”
Angela dal Gobbo (da LiBeR 131)
Ciao, Tilly!
Polly Dunbar
Lapis, 2021, 40 p.
(Tilly e i suoi amici)
€ 10,50 ; Età: da 3 anni
“Partire per Hertogenbosch” è quello che fece la mamma di Emma. Lei era piccola e, a tempo debito, da bambina grande, lo venne a sapere dal papà: come un dato di fatto, detto senza rancore, intonato a un’ironia malinconica, che permane nel racconto fino alla sua conclusione. Il difficilissimo “Hertogenbosch”, paese in Olanda, rimase nel lessico famigliare a evocare la debordante fatalità di un destino d’amore. Così era capitato alla mamma di Emma, così capitò ad altri.
Di padri “meravigliosi” – diciamocelo! – non se ne incontrano molti, ma alcuni di essi possono diventare davvero speciali in romanzi indimenticabili. Lo ricordate il papà di Danny, creatura di Dahl? Beh, il papà di Emma non era così vistosamente meraviglioso, nottetempo non andava a caccia di frodo, né si esibiva in imprese rocambolesche. Era mite il suo papà, attento, affettuoso, partecipe, complice. Faceva l’agente immobiliare. Intendiamoci, seriamente, ma molto alla buona. E approfittava del suo mestiere per trovare casa per sé e la sua bambina. Temporaneamente. Apriva il catalogo, trovava l’alloggio (ti va bene, Emma?), fino a che non arrivava l’acquirente. E loro sloggiavano. Si riapriva il catalogo, si cambiava casa. Fino alla successiva. Capite che non poteva durare in eterno. Le ragioni sono intuibili. Fu così che Emma e il papà approdarono alla casa delle meraviglie. Nel bosco, come in una fiaba, una casa piccina picciò, finalmente tutta loro. E, a parte l’entusiasmo che caratterizzava queste creature sole, simpatiche, semplici, possiamo riferire che più obiettivamente si trattava di una roulotte, ma come sempre, il papà e la bambina si adattarono a quello che ai loro occhi era un vero splendore. Non durò molto.
Subito dopo Giulietta, che dalla casa lì accanto, pur scrutando il cielo con il cannocchiale, si accorse delle persone a lei vicine lì in terra, arrivò la strega di turno. E una volta ancora fu sfratto. Questa volta con imprevedibili, graditi risvolti.
Un racconto sommesso che dall’intimità di due solitudini evolve a una più vivace socialità, sempre sorretta da un umorismo affettuoso, che ricerca spazio e speranza, invocando convivenza serena in un mondo poco propenso ad apprezzarla.
Rosella Picech (da LiBeR 131)
La casa delle meraviglie
Anna Vivarelli,
ill. di Giulia Dragone
Feltrinelli, 2021, 126 p.
(Feltrinelli kids)
€ 10,00 ; Età: da 8 anni
La passione per gli animali (come quella per le immagini) è vivida in tutti i bambini. Verso i cinque anni la curiosità enciclopedica e scientifica può produrre ragguardevoli esercizi di memoria, desiderio di approfondimento, persino sfoggi di erudizione. L’interesse per il mondo animale si intreccia in questo bel volume con l’osservazione dei paesaggi urbani e la conoscenza geografica, in un viaggio che tocca varie città del mondo, raccontate nella loro dimensione di habitat non solo umani ma animali. Nelle doppie pagine illustrate stanno infatti le descrizioni, oltre che le immagini, degli animali che vivono in città, sottoterra, sott’acqua o a margine delle zone vissute dagli uomini, spesso anche negli stessi luoghi degli umani. Il progetto, testo di un premiato divulgatore scientifico, illustrazioni di una giovanissima inglese talentuosa, è, oltre che interessante e ben confezionato, anche molto attuale: all’inizio della pandemia uno dei fenomeni osservati su scala mondiale è stato il progressivo manifestarsi di animali che normalmente vivevano ben nascosti. Cinghiali, volpi, persino lupi hanno trovato nelle città deserte nuovi spazi di esplorazione. Le immagini di queste perlustrazioni conferivano un’aurea magica e surreale che aumentava lo straniamento di questi paesaggi urbani.
Gli animali in città sono anche occasione per praticare un’educazione all’aperto, outdoor education, che valorizzi l’esplorazione degli spazi esterni e aperti ma non solo naturali. Affermano, gli animali in città, che ogni spazio è naturale, anche la città lo è, e l’uomo dovrebbe ricordare sempre di essere parte di un grande ecosistema. Così coyote, orsi, picchi, parrocchetti, babbuini, lucciole e megattere non solo celebrano la vita e la meraviglia della natura, ma raccontano una geografia poco conosciuta, quella delle relazioni naturali quotidiane vissute dagli abitanti delle città. Quando scoprii che nel giardino di un amico negli Stati Uniti vivevano i colibrì, o quando vidi nel porto di San Francisco le otarie, pensai che nessuno mi aveva mai raccontato di queste presenze selvatiche, per me straordinarie. Una geografia etologica per così dire, un narrazione ecologica in grado di farci sentire, sentimento vitale, parti di un tutto.
Marcella Terrusi (da LiBeR 131)
Animali in città
Ben Hoare,
ill. di Lucy Rose;
trad. di F. Taibi
La Margherita, 2021, 64 p.
€ 16,00 ; Età: da 7 anni
Ci sono libri che riescono a incrociare mille fili narrativi e intrecci divulgativi, raccontare il quotidiano e lo straordinario, mettere assieme la poesia con la geometria. Alla ricerca di Atlantide è tutto questo. Anche chi lo firma è una coppia “straordinaria” formata da Renzo e Carlo Piano, uno dei più grandi architetti del Novecento e suo figlio, scrittore e giornalista, accompagnati nella ricerca dell’“isola che non c’è” da Tommaso Vidus Rosin con le sue splendide illustrazioni.
Renzo Piano compie il viaggio alla ricerca di Atlantide in compagnia della nipotina Elsa. E’ un viaggio “nell’architettura per ragazzi sognatori”, come recita il sottotitolo, che si compie per tappe attraverso un andare per mare, elemento che l’architetto genovese ama quanto il suo lavoro. Ogni scalo corrisponde a un’opera significativa dell’architettura di Piano, che in famiglia chiamano scherzosamente il geometra per la mania di misurare tutto, o l’esploratore per l’incessante ricerca di nuovi territori, anche progettuali. Ogni opera è una sfida. Progettare l’aeroporto di Kansai, in Giappone, ha significato immaginare le forme di un’aerostazione dove c’erano solo flutti e correnti marine. Nella Berlino della riunificazione, la scommessa di Piano è stata, invece, quella di riportare la frenesia della vita nella “terra di nessuno”. E poi ci sono l’avveniristico grattacielo Shard a Londra, le opere realizzate negli Stati Uniti o in Nuova Caledonia, il Beaubourg a Parigi, che tante polemiche suscitò nei primi anni Settanta, perché le sue forme rompevano i recinti di una cultura elitaria.
Ma la sfida più emozionante per il genovese Renzo Piano è stata, forse, quella recentissima, della costruzione del ponte crollato di Genova, un atto di amore verso la sua città per lenire una ferita difficilmente sanabile. Ma non ci sono solo luoghi e manufatti in Alla ricerca di Atlantide. C’è anche il racconto dei segreti di un mestiere che è bottega, cura, manualità ma anche riflessione sul mondo, progettazione a partire da una certa idea di convivenza e di socialità.Atlantide forse non esiste, ma esplorare il mondo per cercare, progettare, tessere reti è ciò che l’architettura di Piano ci raccomanda. Ed è ciò che questa lettura può indicare ai giovanissimi.
Vichi De Marchi (da LiBeR 130)
Alla ricerca di Atlantide
Carlo Piano, Renzo Piano
ill. di Tommaso Vidus Rosin
Feltrinelli, 2021, 155 p.
€ 18,00 ; Età: da 11 anni
La pandemia da Covid-19 è destinata a rimanere con noi a lungo, anche dopo il superamento dell’emergenza sanitaria perché, dopo aver curato i danni fisici, si dispiegheranno gli effetti del lungo isolamento sperimentato dai giovanissimi e dai bambini. È quanto indaga lo psicoterapeuta Alberto Rossetti in Tutti a casa, rivolto agli adolescenti, ma utile anche agli adulti. Il libro più che dare risposte, pone delle domande a partire dalle testimonianze dei ragazzi. In particolare, l’autore si fa guidare dalle dirette Instagram di due adolescenti, un appuntamento seguito da centinaia di coetanei, impegnati in una sorta di autocoscienza sugli effetti del lockdown. I ragazzi hanno scoperto la fragilità in un’età in cui la sensazione di inadeguatezza si mescola, spesso, a un senso di onnipotenza. Cosa produrrà questa scoperta? Che significato avrà la parola “libertà” dopo aver sperimentato il senso di costrizione di mesi di chiusure e divieti? C’è poi la scoperta di quanto sia preziosa la “gestualità dei sentimenti”. “Quando questo periodo sarà finito, tornerò ad abbracciare le mie amiche e giuro che non lo darò più per scontato” – racconta Sara, 16 anni. Spesso la ricerca di risorse “dentro di sé” ha portato a scoperte positive. È l’occhio diverso con cui si guarda alla famiglia. È la preoccupazione dei più piccoli di non contagiare gli adulti, soprattutto i più fragili, in un capovolgimento di ruoli di cura. Ma sono emersi anche odi latenti in famiglie frustrate, talvolta assediate da una nuova povertà. Infine, c’è stata e c’è la centralità dei social media, finestre sul mondo che mostrano però i loro limiti, come insegna la lotta degli studenti per tornare a scuola in presenza, segno del bisogno di luoghi di condivisione e confronto. Il libro offre anche una lettura “storicizzata” di questi mesi di lockdown: le prime settimane di disorientamento, talvolta di gioia dei più piccoli per un’insperata vacanza dalla scuola, i canti dai balconi, le lunghe chat con gli amici. Sono ricordi di un tempo che appare remoto, immersi come siamo in un presente di timore e rancore. Quale sarà il mondo del dopo pandemia, si chiede l’autore? Probabilmente saranno loro, i giovanissimi di oggi, a darci la risposta domani.
Vichi De Marchi (da LiBeR 130)
Tutti a casa. Amici, scuola, famiglia: cosa ci ha insegnato il lockdown
Alberto Rossetti
Feltrinelli, 2020, 109 p.
(Feltrinelli Kids. Saggistica narrata)
€ 13,00 ; Età: da 13 anni
Dopo La Signora Lana e il profumo della cioccolata, Jutta Richter torna con il secondo capitolo della trilogia che ha per protagonisti i fratelli Merle e Moritz, alle prese anche stavolta con l’eccentrica Nuvolana Wolkeinstein. La misteriosa signora da due mesi fa da dama di compagnia ai due quando la madre fa il turno di notte a lavoro ed è una figura alquanto ambigua: amata ciecamente dal piccolo Merle, che ha conquistato a suon di cioccolate calde e ghiacciate, guardata con diffidenza dalla sorella Moritz, alla quale pare abbia la capacità di leggere nel pensiero. Come se non bastasse, Nuvolana è la proprietaria del negozio tra la casa dei fratelli e la scuola: un negozio di giocattoli dove pare spariscano i bambini. Alle voci che circolano sulla sua figura, si aggiunge la misteriosa fuga (o rapimento?) del migliore amico e compagno di classe di Merle, Sebastian: a scuola i bambini non hanno dubbi: è Nuvolana la colpevole e Merle e Moritz vengono accusati di aver complottato con lei. Come faranno i due fratelli a dimostrare il contrario? E perché Nuvolana ha un biglietto di Sebastian indirizzato a Merle? Così comincia la nuova avventura dei piccoli protagonisti che faranno ritorno al regno di Fanciullopoli, il mondo al di là del mondo del quale gli raccontava il padre tanto tempo prima, il luogo magico che hanno già visitato in sogno … o no? Ma Fanciullopoli non è un paese privo di pericoli, tutt’altro: lì nulla è come sembra, tutto è capovolto e imperano esseri misteriosi e affascinanti, ma anche malvagi come i temibili gnomi Zannaguzza. Varcata la soglia di Fanciullopoli il perturbante che aveva fatto capolino nei capitoli precedenti irromperà nella narrazione. Merle e Moritz verranno accolti da un essere dalle sembianze feline, un po’ Stregatto un po’ pifferaio di Hamelin, e da quel momento in poi sarà un susseguirsi di creature fantastiche e strambe e salvataggi all’ultimo minuto. La narrazione della Richter prosegue veloce e accattivante tra un colpo di scena e l’altro, ammiccando al fantastico e alla fiaba in un’edizione arricchita dalle minuziose illustrazioni di Günter Mattei e con la possibilità di ascoltare il libro in versione audio scaricando in poche mosse l’app Leggi e Ascolta Beisler.
Giulia Romualdi (da LiBeR 130)
La signora Lana e il segreto degli ombrellini cinesi
Jutta Richter,
ill. di Günther Mattei;
trad. di B. Rinaldi
Beisler, 2020, 144 p.
(Il serpente a sonagli)
€ 15,90 ; Età: da 9 anni
La resilienza del romanzo di avventure per ragazzi ha oggi un che di eroico. I pronipoti di Stevenson, Verne e Salgari faticano a sbarcare il lunario delle lettere, tanto che nell’ultimo quindicennio la loro presenza nella produzione editoriale non va oltre una modesta soglia di sopravvivenza, stretta com’è tra la digitalizzazione dell’immaginario geografico e generi pop più attrattivi quali il fantasy, il giallo, l’horror e le loro mescidazioni. Salutiamo quindi con piacere la traduzione italiana di questo romanzo di Jakob Wegelius, ambientato nel mondo delle rotte transoceaniche alla metà degli anni ‘20 del secolo scorso. E ringraziare l’autore svedese per aver donato ai giovani lettori una nuova protagonista, narratrice in prima persona, un gorilla della specie graueri che, è vero, non sa parlare, ma sa leggere, scrivere e far di conto. Si tratta di Sally Jones, nata nella giungla lungo le rive del fiume Congo e approdata al “vivere civile” patendo innumerevoli peripezie, forte di un’esperienza degli uomini che l’ha resa più sapiens sapiens dei molti con cui è venuta in contatto. Grazie a una non comune intelligenza emotiva, invidiabili abilità in materia di navigazione e meccanica e una spiccata empatia, Sally Jones dovrà salvare dalla prigione il Capo Koskela, amico e mentore caduto nella rete di un’oscura cospirazione politica e ingiustamente accusato di omicidio. Teatro dell’impresa saranno le peregrinazioni attraverso luoghi e topoi della migliore tradizione d’avventura, da Lisbona all’Africa, all’India dei maharajah, in un crescendo di intrighi, tradimenti, colpi di scena, agnizioni e inevitabili ritorni.
A chi non voglia farsi mancare niente consigliamo di recuperare La leggenda di Sally Jones, apparsa nel 2017 per i tipi di Orecchio acerbo sotto forma di un sontuoso albo illustrato. Si avrà così modo di apprezzare oltre che l’abilità dell’autore di tessere storie — che ricostruiscono la prima parte della vita di Sally Jones — la forza e lo spessore della sua matita, in attesa di ripetere una bella esperienza di lettura grazie all’ultimo volume della trilogia (Den falska rosen) già edito in Svezia nel 2020 e in corso di traduzione per Iperborea da parte della brava Laura Cangemi.
Riccardo Pontegobbi (da LiBeR 130)
La scimmia dell’assassino
Jakob Wegelius;
trad. di L. Cangemi
Iperborea, 2020, 538 p.
(I miniborei)
€ 18,00 ; Età: da 13 anni
Dopo avere letto Il regno segreto, secondo volume della trilogia Il libro della Polvere di Philip Pullman, aspettiamo con ansia il seguito in cui si dovrebbe concludere l’avventurosa vicenda di Lyra, indimenticabile protagonista de La bussola d’oro. Considerando l’ingente quantità di pagine, c’è da chiedersi quale sarà l’epilogo e il suo significato. Anzitutto i daimon. Che cosa sono? La coscienza delle persone, l’anima, una presenza insostituibile che ha l’aspetto di un animale di sesso opposto al proprio. Appartengono un po’ all’oscuro popolo della notte, all’inconscio. Nessuno riesce a separarsi dal proprio daimon, se ciò avviene è destinato a morire. Ma ci sono eccezioni, le streghe non hanno un daimon e per questo suscitano paura e disprezzo. E anche Lyra non ha più il suo daimon, Pantalaimon, scappato perché non riuscivano più a capirsi: è andato via per salvarla, per ritrovare la sua immaginazione perduta. I giovani crescendo vedono il mondo in bianco e nero, mentre è pieno di colori e sfumature. I sapienti cercano di spiegare tutto con la ragione e la scienza, ma non sempre trovano risposte agli enigmi della vita e ciò che un tempo era chiaro, non lo è più. Davanti all’inesplicabile, l’angoscia assale le persone, le conduce a volte a compiere azioni delittuose. Soprattutto quando sono incalzate dal desiderio di potere, come il Magisterium. Questo romanzo, spietata metafora dei tempi confusi che stiamo vivendo, è anche un giallo tortuoso e intrigante nel quale uomini senza scrupoli si combattono con tutte le armi a disposizione per raggiungere i roseti orientali dal potere misterioso. E dentro questa furibonda lotta, Lyra, predestinata e consapevole di esserlo, avanza decisa e guardinga in un cammino pieno di agguati e pericoli, ma sempre coraggiosa e disposta a tutto pur di ricongiungersi con il suo daimon. “Cos’è il Regno Segreto?” – chiede Lyra a Brabandt, il capo dei gyziani che la sta aiutando nella sua precipitosa fuga. “Il mondo delle fate, degli spiriti, dei corpi santi” – è la risposta. Ma queste storie non sono tutte “sciocchezze, superstizioni, fantasticherie prive di fondamento”? Chissà, potrebbero rivelarsi un insperato strumento per fare luce sul proprio destino e quello dell’umanità.
Paola Benadusi Marzocca (da LiBeR 130)
Il Regno Segreto. Il Libro della Polvere, vol. 2
Philip Pullman,
ill. di Chris Wormell;
trad. di B. Ronca
Salani, 2020, 704 p.
€ 19,80; Età: da 12 anni