Pochissime parole, frasi essenziali. E un intensissimo movimento interno. Non tanto per quello che succede nella storia, quanto in quello che suscita. Dà subito l’idea di un testo scritto da chi ha familiarità con il silenzio. Da chi ha imparato a leggerlo affinando qualità percettive che nella nostra quotidianità sono soffocate da meccanismi di azione/reazione per le continue incombenze. Sul sito dell’autrice scopro che vive a Tromsø, nel nord della Norvegia, a 350 chilometri dal Circolo Polare Artico con il marito, biologo marino. Olandese, illustratrice e animatrice, ha collezionato numerosissimi premi e si è imposta all’attenzione mondiale con questo illustrato pluritradotto. Il libro alterna tavole singole a doppia pagina, tavole doppie/triple su singola/doppia pagina, e in un caso più illustrazioni in una stessa pagina, dando alla storia un incedere che, nella sua delicata irregolarità, porta il lettore in un ritmo piacevolmente inaspettato.
Al di là della profonda riflessione ecologica, dello splendido immaginario e della simbologia nell’avventura del bambino con la balena, dell’indagine sui sentimenti che suscita, questo è un album che ci fa immergere in uno stato di presenza. L’intensità, l’originalità delle tavole (la prima, con il cielo che si specchia nel mare e le nuvole che diventano onde di schiuma) minimaliste nel segno, ma di forte impatto cromatico, che incantano e fatichi a voltare, fanno entrare in una dilatazione temporale, in una lettura quasi meditativa che pagina dopo pagina prepara a un finale di “risveglio”.
Un bambino addormentato in una piccola barca, un faro sullo sfondo. Poi la tempesta e il piccolo trascinato “lontano lontano, nel mare senza fine”. L’incontro con la balena, la meraviglia, quel tempo irripetibile dello stare insieme e del gioco. E, una volta rientrato, la scoperta della lontananza, di quel qualcosa che è un po’ di più della malinconia che introduce, con sapiente diluizione tra frase e immagine, al finale: ricostruita una barchetta il bambino riprende la via del mare perché “casa non è dove sei, ma…con chi sei.”
Elena Baroncini (da LiBeR 132)
Il bambino e la balena
Linde Faas;
trad. di E. Frilli
Clichy, 2021, 40 p.
€ 19,00 ; Età: da 5 anni
Essere alla pari: stare allo stesso livello, avere opportunità e diritti equamente distribuiti. Donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini. Lo dice la nostra Costituzione. Lo racconta Lia Celi, nel suo modo leggero, quasi scanzonato, e per questo più accessibile nelle argomentazioni, che articolano una storia di doppia scena: un incontro nella vita reale e in una fiction televisiva; l’uno e l’altro pretesti narrativi per una rappresentazione a favore di una parità dei sessi, e soprattutto di una parità dei generi, a vantaggio di “più libertà per tutti”. Fulvio e Zoe sono i ragazzini che si incontrano ai provini televisivi per le parti di Jimmy e Sally in Uguaglianza a tempo di valzer, palcoscenico ambientato nel primo Novecento, in Inghilterra, con le suffragette in azione, determinate a rivendicare il diritto di voto alle donne. La ragazza e il ragazzo, già divi di spot pubblicitari, stanno per sperimentarsi in ruoli più impegnativi, entrambi coinvolti in una trama che avvia un discorso sulla discriminazione che vede le donne svantaggiate in ogni settore rispetto agli uomini. È un backstage, quello che ci accoglie. Un dietro le quinte che muove, assieme ai nostri protagonisti, uomini e donne, registi e registe, sceneggiatori e sceneggiatrici, truccatrici, soubrette e attrici. La discriminazione rappresentata nella fiction ha un corrispettivo evidente nella realtà. Ne sperimentano la competizione impari, per sesso e genere, indifferente alla professionalità e ai meriti, anche i ragazzi, attraverso i ruoli giocati nella finzione e i ruoli effettivi della realtà, in una dialettica di incontro e scontro con i loro interlocutori adulti. La storia, che ci tramanda anche lontane prese di posizione organizzate delle donne, le figure femminili che si stagliano coraggiose con i loro contributi alla causa, il costume, la legislazione, i diritti della persona, costellano l’andamento della realtà negli studi televisivi. Un cambio di passo decisivo nella fiction come nella realtà è impresso dai ragazzini, che escogitano un sotterfugio che spariglia le carte, di pari passo sul palcoscenico e nella realtà. Nell’alone dell'arguzia disseminata ad arte dall’autrice.
Rosella Picech (da LiBeR 132)
A pari merito
Lia Celi
Einaudi Ragazzi, 2021, 106 p.
(Presenti passati)
€ 10,00 ; Età: da 11 anni
Dove va la bimba di cui si vedono solo i piedi e che, in ginocchio, in un tunnel buio, lascia dietro di sé, per terra, un libro di fiabe? È l'immagine di copertina di questo albo di Anthony Browne, edito per la prima volta nel 1989 e portato in Italia da Camelozampa. Niente ha perso in questi anni: sospeso tra realtà e magia, parla la lingua universale delle fiabe ed è un vero classico senza tempo. Come avviene spesso, il fratello e la sorella della storia non potrebbero essere più diversi tra loro e litigano continuamente. Un giorno la mamma infastidita li spedisce a giocare fuori. Lui, Bob, che è vivace e irruento, procede fino a una discarica cittadina e poi si infila in un basso tunnel. Sua sorella Rose, che ha timore di ogni cosa e lo ha seguito malvolentieri, lo aspetta fuori. L’attesa è così lunga però che la piccola, sopraffatta dalla preoccupazione, seppure spaventata entra nel pertugio e va a cercare il fratello. Come in molte fiabe, al di là del passaggio buio c’è un bosco molto pericoloso, un evento spaventoso e un lieto fine. La meraviglia dell’albo sta però anche nella cadenza perfetta che illustrazioni e testo danno al ritmo del racconto, rendendolo intenso e avvincente. Il numero delle tavole a colori per ogni pagina, ad esempio, cambia nel corso della vicenda e scandisce la velocità della narrazione. Le scene più piccole, in alcuni punti, sono due per pagina, e trasmettono l'esatta sensazione di ogni singolo momento, dilatando il tempo, come in una ripresa al rallentatore che amplifica la tensione e le emozioni. Anche il testo qui si fa puntuale, scandito, meno discorsivo. Il grande e inquietante bosco, denso di dettagli da scoprire, sta invece su due pagine senza parole, grandioso in tutto il suo mistero. L’apparente stereotipo delle tipologie maschile e femminile di Bob e Rose sbiadisce nell’universalità della storia, con i suoi temi profondi, come la rivalità tra fratelli, il rito di passaggio, il segreto di fronte ai genitori. La sua capacità di emozionare è grande, facendo provare la sensazione - o ricordarla, se si è adulti e si è già sperimentata - di quell’oscuro “tunnel” che a volte occorre attraversare per diventare complici di chi si ama e consapevoli di tale amore.
Antonella Lamberti (da LiBeR 131)
Il tunnel
Anthony Browne;
trad. di S. Saorin
Camelozampa, 2021, 32 p.
(Le piume)
€ 16,00 ; Età: da 4 anni
Benedetta Bonfiglioli ha scelto di mettere al centro del suo thriller il più spaventoso tra tutti gli “ingredienti” attorno ai quali si può costruire una storia di paura: la cattiveria umana. E non la più violenta o sanguinaria, ma la più inaccettabile e incomprensibile ovvero quella assolutamente gratuita. Bianca è un’adolescente comune, quieta, responsabile, frequenta il liceo con un po’ di fatica, ha due buoni amici e due genitori assenti, completamente assorbiti dal loro lavoro di proprietari di un bar. La sua vera famiglia, quella in cui ci si scambia l’affetto e si costruiscono sicurezze, è fatta soprattutto del suo cane, Birillo, e dall’amatissimo fratello Carlo. Quando il fratello va a studiare all’estero tutto nella vita di Bianca precipita rapidamente. Carlo, partendo, ha lasciato la fidanzata, Greta, che è una compagna di classe di Bianca. Mentre Greta si aggira attorno a Bianca visibilmente sofferente, Bianca inizia a subire misteriosi dispetti, piccole cattiverie. Fatti apparentemente inspiegabili mettono Bianca in difficoltà e in imbarazzo. Bianca li attribuisce a Greta, al suo dolore, a una possibile sebbene insensata “vendetta” sul fratello, ma in un crescendo di tensione magistrale i piccoli dispetti diventano eventi sempre più gravi e in breve distruggono la vita scolastica e sociale di Bianca. Bonfiglioli usa sapientemente diversi punti di vista. La narrazione è alternata a pagine inquietanti di un diario segreto e solo alla fine comprendiamo chi si nasconde dietro tutta la cattiveria subita. Lo sguardo dell’autrice non perde mai di vista Bianca, gettata nel gorgo del male, ma seguita e raccontata con una partecipazione e un’apprensione palpabili. Nel libro, ad un tratto, incontriamo una pagina completamente nera. L’apice della tensione è sottolineato in modo inequivocabile. Potrebbe essere una fine ma non lo è. Dall’abisso c’è un ritorno possibile. Bonfiglioli non abbandona la sua Bianca, le concede un appiglio, le chiede di provare a salvarsi. Del resto sembra più rivolta al suo personaggio che a noi lettori la citazione in esergo da una canzone dei R.E.M., quasi una dedica d’amore al personaggio a cui sta per fare del male nella storia: Everybody hurts /you are not alone. Non sei sola, Bianca.
Alice Bigli (da LiBeR 131)
Senza una buona ragione
Benedetta Bonfiglioli
Pelledoca, 2021, 244 p.
(NeroInchiostro)
€ 16,00 ; Età: da 13 anni
L’ultimo romanzo di Guido Sgardoli è un giallo affascinante, ricco di risvolti psicologici, rebus tortuosi, intorno a un assassinio di cui non si comprende fino alla fine il movente. Protagonista è un ragazzino introverso dall’aspetto indifeso, ma dotato di intelligenza e astuzia fuori dal comune e che suo malgrado si rivelerà un brillante detective in erba. Jupiter si difende dalla realtà disgregata e violenta in cui vive immergendosi in un gioco di ruolo, in cui è l'eroe di un mondo giusto, destinato sempre a perdere. Lo scenario in cui si muove sono le squallide vie di una cittadina di provincia americana in cui non mancano bulli prepotenti e stupidi.
Jupiter ha tutte le ragioni per sentirsi triste e inadeguato anche all’interno della famiglia; inoltre non sopporta di essere toccato e per difendersi immagina “di avere intorno un’invisibile e fragile bolla d’aria” di colore azzurro.
Senza rendersene conto, dopo essere scampato da una situazione di pericolo e disagio, Jupiter si trova dentro a un giallo in piena regola: il capo della polizia strangolato con la cintura di un ragazzo, che lì vicino al corpo esanime è in preda alle convulsioni e che poco prima aveva donato proprio a lui una misteriosa fotografia. Jupiter si rende conto che tutto risale alla sparizione di un ragazzino undicenne avvenuta dieci anni prima.
Scrive T. S. Eliot ne La terra desolata: “Noi pensiamo alla chiave/ Ognuno nella sua prigione/ Pensando alla chiave/ Ognuno conferma una prigione”. Certi orrori della vita superano davvero le creazioni della fantasia e questo romanzo li lascia intravedere perché non basta negare la paura nella scoperta del male nel mondo per superarla, ma occorre affrontarla per sconfiggerlo. Giusta l’aspirazione a una società onesta, dove domina ciò che è buono e in cui l’obiettivo è sconfiggere i criminali. E ancora meglio se chi risolve i delitti non è l'originale, spostato Philip Marlowe creato da Raymond Chandler, né l'intelligentissimo Hercule Poirot, indimenticabile personaggio di Agatha Christie, bensì un ragazzino qualunque, timido, sensibile e coraggioso. “Non ha armi con sé, solo le sue abilità peculiari: metodo, logica, osservazione, intuito e riflessi”, ma senza che nessuno l’avesse capito prima.
Paola Benadusi Marzocca (da LiBeR 131)
Scomparso
Guido Sgardoli
Einaudi Ragazzi, 2021, 279 p.
€ 15,00 ; Età: da 13 anni
Poteri di un soprannome: nella vita e nella letteratura. Può essere una parola magica che ci fa sentire più prossimi alla persona, o al personaggio, quasi a respirarne l’odore, i gesti più individuali, le forme tanto del corpo come dell’anima… e al tempo stesso può rappresentare una chiave per enfatizzare la relazione unica e creativa che ci lega a lei o a lui. Si chiamerà con quel nome solo grazie a noi. Così, con Sam e Pen, Lorenza Farina – complici le immagini affettuose e franche di Valentina Malgarise – ci porta a un passo da Samuele e Penelope: rispettivamente otto e sei anni, fratello e sorella che si stagliano nel bianco delle tavole di Malgarise (il cui tratto ha echi visuali di Manara), compagni di gioco e insieme all’ombra di quelle paure che travagliano bambini e adulti: sia l’oscurità di un timore materializzato in un sogno notturno, sia la malattia che purtroppo può cogliere anche nell’infanzia. Allora, mentre la silhouette incombente di un rapace irrompe nello spazio di interazione tra i due bambini, nel racconto di Sam alla sorellina le parole di lui evocano Succhiasangue, personaggio che rimanda alle scelte letterarie di J.K. Rowling, alle figure buie che tormentano Harry Potter, e più ai Dissennatori col loro potere depredatorio dei ricordi belli, che non ai Mangiamorte. E se Succhiasangue ha portato via a Sam i denti davanti come parte del nome, se questo connubio tra parola corpo e paura rischia di privarlo della sua stessa nascente vita, significa che timori ed eventi negativi possono corroderci dall’interno: per questo, istintivamente, Penelope opera un taglio preventivo al suo nome, prima che a farlo sia quell’immagine terrificante. Risuona allora quel legame tra fratello e sorella, che impregna le memorabili pagine de Il buio oltre la siepe: Sam e Pen si fanno esploratori, tra scorribande a una vecchia inquietante casa. Ci saranno poi tuffi segreti nel fiume e il fronteggiare la separazione dovuta alla malattia di Sam. È in questa discesa in sé stessi – il fratello per guarire e la sorella per crescere autonomamente – che le parole di Farina si faranno più poetiche e cesellate, mentre le immagini di Malgarise regaleranno espressioni, abbracci e volti che sembra di toccare.
Maria Grosso (da LiBeR 131)
Sam e Pen
Lorenza Farina,
ill. di Valentina Malgarise
Paoline, 2021, 40 p.
(Grandi storie, giovani lettori)
€ 14,00 ; Età: da 6 anni
Pino Assandri, saggista e critico di letteratura per l’infanzia, nel suo primo romanzo scrive una storia vera, eroicamente e tragicamente vera, riempiendo con acribia documentaria sposata a plausibilità creativa i buchi e gli strappi nella tela della Storia e della vita di persone in carne e ossa. Ha fatto ricerche approfondite, visite sui luoghi, colloqui, anche un’intervista alla sorella centenaria della protagonista. La storia è quella di Sophie Scholl, del fratello Hans e degli amici e studenti evangelici e cattolici che diedero vita al gruppo della Rosa Bianca per incitare i tedeschi a opporsi al regime nazista. Nata in una famiglia di idee liberali e pacifiste, permeata di profondi valori cristiani, a 13 anni Sophie si entusiasma per il programma nazionalsocialista che promette una Germania libera e forte e lavoro e benessere per i tedeschi e aderisce alla Gioventù Hitleriana. Ma presto comincia a distaccarsene per il carattere militaresco, la repressione di ogni libertà di pensiero e lo spirito di violenza e spietatezza. All’università con il fratello partecipa all’attività della Rosa Bianca, attraverso scritte sui muri e volantini che invitano i tedeschi a ribellarsi alla guerra e alla barbarie dell’eliminazione degli ebrei e dei disabili. Sullo sfondo scorrono immagini storiche: l’Operazione Barbarossa, l’assedio di Stalingrado, la capitolazione dell’esercito. Finché Sophie e un compagno vengono scoperti con una valigia di volantini, sommariamente processati per alto tradimento e decapitati, come Hans e altri. La biografia romanzata di Sophie colpisce soprattutto per la “banalità del bene”, la normalità dell’opposizione, la semplicità della resistenza, le “piccole cose” della rivolta morale e politica: scrivere, stampare, diffondere, convincere, incitare. Assandri scrive con sobrietà e misura, quasi distacco, senza cedere alle tentazioni della retorica, come se volesse piuttosto mostrare i nudi fatti perché sia il lettore ad assumersi la responsabilità di maturare idee, esprimere giudizi, elaborare sentimenti e stati d’animo. Quest’anno si celebrano i cento anni della nascita di Sophie, della quale poche foto mostrano il bel volto sereno, determinato.
Fernando Rotondo (da LiBeR 131)
La rosa bianca di Sophie
Giuseppe Assandri
San Paolo, 2021, 160 p.
(Narrativa San Paolo Ragazzi)
€ 15,00 ; Età: da 11 anni
Non sono filastrocche per bambini queste che Bruno Tognolini propone nella sua nuova raccolta: la genesi dei 18 componimenti, indirizzati a lettori adulti, viene ampiamente narrata sul sito dell’autore. Si tratta di versi scritti a partire da illustrazioni di Antonella Abbatiello: immagini realizzate dall’illustratrice nel corso di 25 anni che in molti casi si ispirano e citano altre opere d’arte e in altri rimandano a un immaginario fiabesco.
L’operazione lascia sulle pagine, nei fili che legano e slegano testi e immagini, un senso di spaesamento e di perturbante. Il lettore si trova di fronte ai versi in rime e metri regolari a cui Tognolini ci ha abituato e in cui riconosciamo il suo andare e il suo dire. Comprendiamo subito, però, che ci sta trascinando in terra incerta, liminare, e che l’operazione che sta facendo è quella che in vari casi Milena Bernardi attribuisce alle fiabe e a ogni forma di narrazione letteraria, e che inerisce la possibilità di “interpretare, decifrare, restituire immagini della realtà mediata dalla finzione artistica, ma con essa rivelata e tradotta soprattutto al bisogno umano di comprendere e di reggere il reale stesso”. Ed è proprio la forma esatta che Tognolini imprime alle sue filastrocche che permette di penetrare quei boschi e quei sentimenti bui, i territori in cui le fate e le streghe, lo dice bene Zipes, finiscono per essere sovrapponibili, in cui chi, da millenni, ha compiti di cura può trasformarsi in matrigna, strega, orchessa; in cui l’ambivalenza regna nei cuori di sovrani e di guerrieri; in cui i luoghi, le isole, le torri, le scale, finanche i corpi possono divenire tombe: e in cui forse l’unica salvezza che è data agli umani, l’unico appiglio che può restituire senso alle catene di giorni ed esistenze, è l’esatto narrare del canto, tanto più strutturato e blindato in metro e rima quanto più si azzarda in terreni franosi e caotici.
Il libro è un’occasione per tutti coloro che si occupano di infanzia, di storie e di infanzie, di pensieri sull’infanzia, di bambine e bambini reali, per concedersi uno spazio nel buio, nelle radici lontane e nelle forme fiabesche che possono dare voce alle inquietudini accogliendo l’incertezza e il pericolo, assumendo la complessità e il necessario dubbio.
Nicoletta Gramantieri
Rime buie
Bruno Tognolini,
ill. di Antonella Abbatiello
Salani, 2021, 88 p.
€ 14,90 ; Età: da 14 anni
Con il romanzo Quattro sorelle. Enid l’autrice Malika Ferdjoukh viene riportata in Italia dalla neonata maison padovana Pension Lepic, con la traduzione di Chiara Carminati. Primo di una quadrilogia, il romanzo è sostenuto dalla vivacità della chiacchiera, dal lessico di famiglia, dall’invadente curiosità dei personaggi, dal vortice di azioni e sentimenti nei quali vengono a trovarsi persone, animali, oggetti e… fantasmi, nella dimora di famiglia Vill’Hervè. Quattro volumi, ognuno dedicato a una sorella, ognuno intrecciato all’altro come fa intendere l’autrice alla fine della lettura. Enid Verdelaine è una bambina di nove anni che s’imbatte in un mistero da risolvere, un fantasma che la aiuterà a riconoscere il groviglio di emozioni che si dibattono in lei, nel tentativo di tenere il suo mondo tutto unito. Ma c’è di più. I personaggi sono connessi tra loro, più che legati, perché le loro non sono comuni relazioni parentali, di amicizia o d’amore; qui è in gioco l’anima, la profondità del sentire che si avverte già nei movimenti repentini percepiti tra gli arbusti del viale da percorrere per arrivare a casa, nei rumori notturni e nella presenza improvvisa dei genitori defunti, l’appendice d’amore che sostiene l’esistenza reale. Il romanzo si legge con lo stesso ritmo con cui incalzano le scene e proprio qui si deve puntare l’occhio di bue e mostrare al lettore il confine tracciato dalla poesia: le stanze di Vill’Hervè sono anch’essi spazi dell’anima in cui i personaggi compiono dei saliscendi, alla ricerca di se stessi, e i confini esterni, percorsi sotterranei tra cielo e mare, non sono altro che la ricerca del loro posto nel mondo. Enid, in questo girovagare, è guidata dal suono di un’arpa che muove le corde dell’anima per farle incontrare l’Eternità e “quando s’incontra a nove anni e mezzo non c’è più molto di cui aver timore”. La bella Vill’Hervè, adagiata vicino al mare, prima di una falesia, è l’illustrazione scelta da Luca Tagliafico per la cover di questo primo episodio delle sorelle Verdelaine, nato nel mese di marzo “con un forte vento oceanico”, come racconta l’editore. Un vento forte che scuote la curiosità del lettore. .. e le corde dell’anima.
Adolfina De Marco (da LiBeR 131)
Quattro sorelle. Enid
Malika Ferdjoukh;
trad. di C. Carminati
Pension Lepic, 2021, 136 p.
€ 14,50 ; Età: da 10 anni
Dopo l’originale Vai all’Inferno, Dante!, Garlando ci regala un’altra intensa storia nella quale ritroviamo tanti elementi ricorrenti nella sua opera: la presenza di un personaggio storico; la passione per lo sport; il passaggio del testimone da un adulto a un giovane; la fiducia nei propri sogni; la tensione etica della narrazione. E in quest’ultimo romanzo, con sapienti pennellate, tratteggia mondi apparentemente lontani, capaci di dialogare in modo potente tra loro.
Anima ha 15 anni, pratica la nobile arte della boxe, ama la lettura (Come si fa a non capire che un romanzo è come un match di pugilato?), ha un’amica del cuore che non potrebbe essere più diversa di lei, e adora il padre, maestro elementare che coltiva un sogno tanto affascinante quanto originale: costruire una Libreria Rampante, un vero e proprio parco avventura letterario, con casette sugli alberi piene di libri in cui i bambini e i ragazzi possano “giocare a leggere”.
La sua storia si intreccia con quella del suo illustre e sconosciuto concittadino Amadeo Peter Giannini, figlio di emigranti liguri, nato in California nel 1870, amante dello studio e della cultura, che fin da giovanissimo raccoglie l’eredità del padre riuscendo a costruire un piccolo impero economico. E che, per sdebitarsi con la buona sorte, a poco più di trent’anni decide di aiutare chi sta lottando per farcela, in primo luogo gli emigranti italiani, fondando nel 1904 la Bank of Italy, diventata la più grande banca di tutti i tempi, la Bank of America. Da visionario qual era, Amadeo estende poi il suo interesse al mondo del cinema, finanziando film di Charlie Chaplin e di Disney, e decide di sostenere il grandioso progetto del Golden Gate Bridge, inaugurato nel 1937.
La storia di Amadeo, considerato da tutti il banchiere dei sogni, ispirerà anche Anima, che di fronte alla prospettiva del naufragio del progetto del padre a causa della pandemia, si avvarrà dell’esperienza del suo illustre concittadino per ottenere in prestito un sogno.
Un romanzo imperdibile per i giovani lettori (e non solo), per conoscere una storia emozionante, per riflettere sui percorsi e sui talenti dei migranti di tutte le epoche, per continuare a desiderare e a sognare il proprio futuro con incrollabile fiducia.
Gabriela Zucchini (da LiBeR 131)
Prestami un sogno
Luigi Garlando
HarperCollins, 2021, 256 p. (316?)
€ 16,00 ; Età: da 10 anni
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Le parole di Erica Bloom dovrà scontrarsi con un commento che spesso accompagna la scrittura per ragazzi dal taglio fortemente realistico: “Peccato per le parolacce”. Ma scartare un’opera per le imprecazioni è miope: soprattutto se ci troviamo davanti a un romanzo di formazione in cui la comunicazione è una traccia viva e l’evoluzione interiore della protagonista è strettamente legata alle parole che pronuncia. Sarà infatti il percorso di maturazione di Erica, detta Ricky, a portarla a scelte lessicali sempre più accurate e consapevoli. La sua è una voce spavalda, in prima persona, che cresce modulandosi e alimenta un ritmo ben orchestrato, capace di condurre il lettore senza affanno per quattrocento pagine – anche per merito della scrittura della traduttrice, Aurelia Martelli.
Sul finire della scuola media Ricky si sente maledetta (il titolo originale ha proprio quest'accezione) perché si ritrova in poco tempo a vivere la separazione dei genitori e la diagnosi di una malattia autoimmune, l'artrite giovanile. Trasferitasi nell'appartamento del padre, Ricky cambia scuola, compagni, abitudini, e inizia a convivere con un corpo che non risponde più alla sua volontà. Il dolore continuo e l'impossibilità di muoversi con naturalezza la portano a chiudersi in un tempo sospeso, il ristoro di lunghissimi bagni caldi, in una ferma solitudine.
Ricky è intelligente, ironica, pungente: ma usa le parole più sgradevoli come un'impacciata richiesta di aiuto che in pochi sanno interpretare. E mente di continuo, perché salta la scuola per un lungo periodo senza che i genitori, ancora storditi dal nuovo assetto familiare, se ne accorgano.
Sarà la possibilità di perdere l'anno a costringerla a smettere di subire l'ingiustizia che le è toccata in sorte: tornando tra i banchi, tentando un nuovo percorso terapeutico, iniziando a fidarsi di chi le tende la mano. Karol Ruth Silverstein ha vissuto la diagnosi della protagonista e forse proprio alla luce della sua biografia fugge i pietismi della patinata letteratura della malattia porgendoci una protagonista credibile, complessa, contraddittoria: proprio come una qualsiasi benedetta (o maledetta?) adolescente.
Dina Basso (da LiBeR 131)
Le parole di Erica Bloom
Karol Ruth Silverstein;
trad. di A. Martelli
Giralangolo, 2021, 396 p.
(Narrativa)
€ 17,00 ; Età : da 13 anni
È opinione consolidata tra gli studiosi di letteratura per ragazzi che molte opere che arrivano dall’Europa centro-settentrionale parlino una lingua comune, quasi a costituire una sorta di canone. Non è inusuale, in questi romanzi, osservare giovani protagonisti che, godendo di un’educazione spesso molto diversa dalla nostra, affrontano i passaggi-chiave della crescita con una libertà d’azione molto ampia, sia nella loro vita quotidiana che nell’approccio mentale ai problemi. Non fa eccezione Le parole che iniziano con A, primo romanzo tradotto in Italia della pluripremiata autrice tedesca Tamara Bach. Pauline, la protagonista, è una ragazzina “divisa in due”: dal lunedì al giovedì vive con il padre, la sua nuova compagna Jette e il fratellino Jonathan, dal venerdì alla domenica con la madre. La costante è l’amica Natascha, sempre al suo fianco fin da quando entrambe erano piccolissime. Le certezze alle quali Pauline si affida, pur in una situazione che si regge su un equilibrio fragile, sono infrante dall’arrivo di un virus insidioso, contraddistinto da una parola che inizia per “A”: Natascha si innamora e da un giorno all’altro non fa che parlare di maschi, distaccandosi da Pauline e avvicinandosi a Leonie. Quello che è peggio, anche la mamma ha ceduto a questo nuovo nemico e si è innamorata di un collega. Pauline non ha scelta: deve varcare la soglia e costruire per sé un nuovo mondo, che necessita di nuove parole. Sarà Lukas, un ragazzo di un’altra classe, che avvicinandola le provoca fastidio ma anche una sensazione nuova, quasi indefinibile, ad arricchire la sezione “A” del suo vocabolario.
Tamara Bach è riuscita a raccontare con grande delicatezza e capacità mimetica il caos emotivo del passaggio tra infanzia e adolescenza e le difficoltà delle famiglie allargate, senza mai sovraccaricare il romanzo, che resta leggero anche quando va in profondità, che fonde in armonia grandi e piccole questioni. Inoltre ha il merito di aver dato vita a una galleria di personaggi autentici, tutti –protagonista inclusa – resi a tutto tondo, con le loro ombre che mettono ancora più in risalto le loro luci.
Matteo Biagi (da LiBeR 131)
Le parole che iniziano con A
Tamara Bach
trad. di A. Patrucco Becchi
La Nuova Frontiera Junior, 2021, 176 p.
€ 15,00 ; Età: da 11 anni
Un paese, Roccaperfetta. Un personaggio, il signor Fermo Sicurini. Gli altri abitanti, ognuno col suo bel certificato: Evelina, spazzatrice di pavimenti. Mario, arrostitore di patate al forno. Lucia, vigilessa per i ricci che attraversano la strada. Guglielmo, rammendatore di calzini bucati. Antonia, lavatrice di pentole a pressione. Gianni, guardiano dei fatti altrui. Valeria, cantante sotto la doccia. Valentino, ministro delle minestre e dei minestroni. A Roccaperfetta chi non è iscritto in un elenco, non esiste. E a mantenere l’ordine, certificando tutti gli abitanti, ci pensa lui, il signor Sicurini, persona straordinariamente precisa, nonché unico impiegato dell’Ufficio Elenchi del Comune e “certificatore certificato di certificati”. Esercitando il suo potere in modo piuttosto meccanico, seppur creativo, racchiude ogni identità in una sola categoria e mette a ognuno la sua etichetta. E nonostante quelle definizioni stiano un po’ strette a tutti, nessuno ha niente da ridire e ognuno sta buono nel suo elenco. Finché un giorno, all’Ufficio Elenchi, arriva una classe di 12 bambini non ancora iscritti in nessun elenco… e tutte le certezze del signor Sicurini e del suo paese vanno in frantumi. Il caos creativo inizia a smontare quell'impalcatura quasi perfetta, mostrando tutte le possibilità che sono rimaste sullo sfondo e nascoste. Un albo illustrato divertente e giocoso, che fa sorridere e riflettere, in cui la rigidità e la fissità dell’essere adulti incontra la mutevolezza e molteplicità dell’essere bambini e si lascia contaminare. Lo stile ironico di Cristina Bellemo e la sua passione per gli elenchi si abbinano perfettamente con il segno “tutto storto” di Andrea Antinori e i suoi personaggi surreali. E in un libro del genere - che si chiude con uno “spazio riservato agli estensori di elenchi”, per chi volesse continuare a creare nuove categorie - perfino gli autori sono stati inseriti in appositi elenchi: “scrittrice di storie illustrate” lei e “illustratore di storie scritte” lui. Chissà però quali sono i loro gusti in tema di gelati.
Eleonore Grassi (da LiBeR 132)
Il paese degli elenchi
Cristina Bellemo,
ill. di Andrea Antinori
Topipittori, 2020, 43 p.
€ 20,00; Età: da 5 anni
Un’autobiografia notturna, così Georges Perec chiamava la sua raccolta di sogni, che per anni aveva annotato con l’idea di realizzare un’autobiografia indiretta e forse per comporre quel puzzle che gli restituisse un’immagine di sé senza il buio della notte. È da sempre curioso decifrare i sogni e questa materia, impalpabile e concreta insieme, ci accompagna in ogni tempo. Non c’è letteratura che non l’abbia inclusa, dai poemi omerici alla Bibbia: il sogno è lì a raccontare l’impossibile, come fa Alex Cousseau in questo lavoro. Per esistere bisogna sognare: forse ogni atto di creazione nasce da un sogno e si realizza proprio perché qualcuno ha avuto il coraggio e l’audacia di farlo. Murdo nasce così: la sua genesi è l’impossibilità che si realizza. Ogni suo sogno racconta l’enorme forza dei sogni impossibili. Murdo è uno yeti che sogna di esistere, vivere ed esplorare il mondo al di fuori dalle pagine di carta. “Ho sempre sognato” è l’incipit dei 58 racconti che seguono quello della nascita, e ogni narrazione è la realizzazione di progetti impossibili che diventano possibili perché la realtà la si costruisce così. Bisogna imparare a guardare il mondo e immaginarselo diverso da com’è per renderlo un posto in cui c’è spazio per tutti.
Molti bambini si riconosceranno in questi sogni, come in quello che vede lo yeti sognare di viaggiare nel tempo per fare lo sgambetto a un dinosauro, e ameranno Murdo e i suoi sogni, in cui potranno ritrovare e sognare i propri per andare, come lui, a scoprire il mondo. È questo è il fine ultimo di tutte le narrazioni: dare la spinta ad andare. All' illustratrice Éva Offredo è toccato il compito di rendere visibile Murdo e il suo mondo. Freschezza, linearità e allegria del suo segno sono perfetti per accompagnare la vivace spontaneità onirica di Cousseau. Esistono diversi tipi di sogno: quelli che si fanno a occhi spalancati e quelli con occhi serrati. Ciò che è certo è che entrambi vengono praticati e chissà se i primi alimentano i secondi o viceversa. Di sicuro è che sono ugualmente utili e necessari alla vita quotidiana.
Questo libro aiuterà a sognare i bambini e i grandi, che come Murdo continuano a credere nelle cose impossibili, e servirà anche a credere nel potere salvifico dei sogni.
Agata Diakoviez (da LiBeR 131)
Murdo
Alex Cousseau, Eva Ofreddo
L'Ippocampo, 2021, 88 p.
€ 15,00 ; Età: da 6 anni
Come ama ripetere, parlando dei suoi ferri del mestiere, è nel non adagiarsi nella pigrizia del già scritto, nella sensazione di sicurezza data da storie rodate e rassicuranti, ma nell’inseguire la sfida del nuovo, del diverso e del sorprendente che si concentrano gli sforzi di Patrick Ness, autore di vertice della narrativa young adult internazionale. Questo romanzo mette in pratica gli intendimenti dello scrittore, mantenendo il lettore in uno stato di costante attesa per gli sviluppi di una storia dove “c’è sempre qualcosa in più, qualcosa che non sappiamo”.
Tutto sembra iniziare dalla fine, il fine vita di Seth, 17 anni, che affoga nelle gelide acque del Pacifico sulla West Coast americana, ma questo è solo il primo degli shock che il plot dispensa a piene mani. Infatti, il ragazzo si risveglia a migliaia di chilometri di distanza, nella casa alla periferia di Londra abbandonata dalla famiglia per trasferirsi in America, quando Seth aveva otto anni. Il ritorno alla vita non è meno traumatico della dipartita, il mondo a cui Seth viene restituito ha i tratti di una dimensione distopica, è apparentemente disabitato e in una condizione di avanzato degrado ambientale. E il malessere, la confusione e lo sconcerto lo affliggono nel corpo e nella mente: Seth è in preda a sintomi di intossicazione, mentre i momenti di lucidità e la fatica di sopravvivere si alternano e si intrecciano, con il sopraggiungere del sonno e dei sogni, a ricordi dell’esistenza precedente, ricordi che hanno la forma di scene reali, così concrete e dolorose da rendergli problematico distinguere tra realtà e irrealtà. Il dolore sgorga dal senso di colpa per non aver saputo proteggere il fratellino da un terribile atto di violenza, episodio che ha segnato la sorte della famiglia, provocandone la fuga dall’Inghilterra, ma si alimenta anche dalla conclusione, nello scandalo e nell’isolamento sociale in terra americana, della storia d’amore con l’amico del cuore. Ma, fin qui, abbiamo solo toccato la superficie di questa storia a strati: le sorprese, le rivelazioni, i segreti che questo lungo racconto nasconde andranno conquistati pagina dopo pagina, affidandosi a un autore capace di scavare nei grandi temi dell’esistenza con l’abilità di un sorprendente storyteller.
Riccardo Pontegobbi (da LiBeR 131)
Molto più di questo
Patrick Ness;
trad. di G. Iacobaci
Mondadori, 2021, 418 p.
(Chrysalide)
€ 20,00 ; Età: da 14 anni