Mi ha sempre affascinato la scelta del titolo per testi che arrivano da lingue diverse dalla nostra e Aurelia Martelli, che per i tipi di Edit Giralangolo ha lavorato ad alcuni ottimi romanzi (fra tutti L’indimenticabile estate di Abilene Tucker), ha espresso bene Rose interrupted come Rose fuori dal mondo.
Per essere più precisi, definirei questa diciassettenne in viaggio verso sé stessa come Rose fuori “dai mondi”, né con i Pellegrini di Dio, la setta millenarista in cui è nata e da cui è fuggita, né con la peccaminosa Gente del Mondo in cui tenta di entrare con scarso successo.
Eppure Rose prova davvero a uscire dall’isolamento, attraverso una “guida per la bonifica totale da tutte le comunità”, un programma in dieci punti chiaramente alternativo ai “sette passi del percorso di espiazione dei pellegrini”, perché per essere davvero liberi occorrono la democrazia (scopri come si fa a votare), la scienza (va’ al museo di scienza una volta al mese) e ovviamente loro, i libri (leggi libri proibiti, oppure, se sono noiosi, leggi le recensioni).
Sono tanti i motivi per leggere questo libro che con una prosa asciutta descrive la debolezza umana di ciascun personaggio, senza fronzoli, senza moralismi, senza risposte. C’è il fratellino di Rose che ha rischiato di morire per salvare dalle fiamme Harry Potter (sì, c’è l’ennesimo rogo di libri), ma la paura di ciò che non conosce è tale che la prigione nota sembra più rassicurante; c’è una ragazza che sa perfettamente cosa vuole e come resistere alle pressioni, eppure si fa la foto sbagliata, quella che fa deragliare tutto; c’è una madre che ha avuto l’intuizione di iscrivere in segreto i figli alla biblioteca pubblica e in seguito il coraggio di fuggire con loro, ma che poi deve fare i conti con la fatica di questa scelta. Fuori dai generi del fantastico non c’erano libri che affrontassero un argomento così delicato, non c’erano nel settore ragazzi, ma ho la sensazione che ne sia carente l’intera produzione editoriale, almeno quella di qualità. Ricordo però un bel film di Marco Danieli, La ragazza del mondo, e la storia della sua protagonista, Giulia, ha molti punti in comune con quella di Rose: tutte e due vogliono trovare il loro posto in “questo” mondo; per la fine del mondo, poi, si vedrà.
Serena Marradi
Rose fuori dal mondo
Patrice Lawrence;
trad. di A. Martelli
EDT-Giralangolo, 2021, 437 p.
€ 18,00 ; Età: da 13 anni
Siamo nel 1924 a Varese e Alida, la ragazza del titolo, ha 14 anni. Fascista per nascita, serena e orgogliosa nella sua uniforme da Giovane Italiana, è in partenza per la colonia estiva a Cattolica e innamorata di un coetaneo. Non ha dubbi sull'importanza di amare la patria fascista, né che il duce sia un buon capo di governo che vuole il bene del suo popolo. Qualcosa di molto brutto accade però a persone a lei molto vicine: l’amica Miriam, in quanto ebrea, è umiliata dai compagni e dalla maestra, costretta a lasciare la scuola e deve fuggire all'estero con la famiglia. Poi tocca all'adorata ed emancipata zia giornalista, Isabella, che sparisce nel nulla. Alida scopre allora il vero volto del fascismo, quello della violenza e della sopraffazione, e inizia la sua drammatica presa di coscienza, che la conduce a discostarsene intimamente e a scegliere con chi e da che parte stare, anche compiendo rinunce dolorose. Sono numerosi i libri per ragazzi che raccontano di quel momento storico, della Resistenza e dell'antifascismo, con personaggi spesso già consapevoli. La Castiglioni ha in più il pregio di narrare, con garbo e realismo, il momento della trasformazione di una ragazza, dalla totale fiducia al rifiuto di un’ideologia che scopre violenta e antidemocratica. Sappiamo che la storia è ispirata a quella vera di suo nonno, che aveva la stessa giovane età della protagonista in quello stesso momento storico, e che era poi diventato partigiano. L'autrice ha saputo romanzarla con delicatezza e decisione al tempo stesso, rendendola attuale per linguaggio e stile, comprensibile per ragazze e ragazzi di oggi, con una giusta dose di elementi narrativi avvincenti e con vicende personali e sentimentali importanti per l'età a cui si rivolge. Ci piace immaginare che grazie a tale vicinanza, che rende possibile un’immedesimazione al di là del contesto, questo esempio forte di coerenza tra idee, valori e azioni resti impresso in chi legge e rappresenti nel tempo un antidoto a ogni fascismo o altra ideologia di sopraffazione e disumanità, impedendo che trovi terreno fertile e si insinui nuovamente, sia pur camuffata da altro, perché la sua vera natura è stata svelata ed è disprezzata.
Antonella Lamberti (da LiBeR 133)
La ragazza con lo zaino verde
Elisa Castiglioni
Il Castoro, 2021, 200 p.
€ 13,50 ; Età: da 11 anni
Mentre i clienti affollano L’Artusi, il rinomato ristorante dello chef Oscar Talpone, lui si perde tra le pagine di un giallo vagheggiando di essere altrove. La sua passione per le investigazioni supera di gran lunga quella per la cucina. Come un provetto Sherlock Holmes, è convinto di possedere il fiuto e le capacità di un grande detective, ma la realtà è che non ha mai avuto un caso da risolvere. Ora però la sparizione dello scoiattolo Armando gli serve su un piatto d’argento l’occasione che aspetta da sempre. «Troverò io Armando, signorina, non si preoccupi!», dichiara spavaldo, con l’immancabile impermeabile, il cappellino e la lente d’ingrandimento. E come da manuale crea l’identikit del soggetto scomparso, interroga i testimoni, va alla ricerca di prove, studia il territorio, evita di cadere in false piste o in distrazioni… Il problema è che Talpone non ha affatto la stoffa dell’investigatore, anzi! Impacciato, ingenuo, cieco come una talpa (quale in effetti è), non si accorge dell’evidenza della situazione e fraintende anche gli indizi più plateali, con un effetto comico dirompente. Partendo dall’aspetto buffo e improbabile, passando per le sue domande strampalate e per le conclusioni illogiche a cui giunge, ogni tratto che lo definisce è un detonatore di risate. La soluzione del mistero gli sembra intricatissima e nebulosa, mentre agli occhi del lettore è lampante, ed è proprio il contrasto tra il suo indagare serio e l’inconsistenza del “giallo” a rendere irresistibile il personaggio. Dopo aver conquistato tutti con le sue illustrazioni per Il Gallinario (di Barbara Sandri e Francesco Giubbilini, Quinto Quarto, 2020) l’artista veneziana Camilla Pintonato torna in veste di autrice a realizzare un albo “ironico-poliziesco” che convince per il ritmo brillante, il tratto sintetico e comunicativo, la misura dei testi, la vivacità compositiva, le tante allusioni “nascoste” nelle illustrazioni che invogliano i bambini a esercitare il loro spirito d’osservazione. Un vero spasso sia nella lettura ad alta voce sia in quella autonoma. E potete stare certi che, nonostante tutto, alla fine Talpone ce la farà, con tanta determinazione e una dose provvidenziale di fortuna.
Francesca Tamberlani (da LiBeR 133)
Il primo caso dell’investigatore Talpone
Camilla Pintonato
Terre di Mezzo, 2021, 48 p.
(Acchiappastorie)
€ 12,90 ; Età: da 5 anni
Amori sfigati ovvero vignette, blog, una pagina Facebook straripante di followers…: è il brand creato da Chiara Rapaccini, che tanto successo ha avuto tra gli adulti e che ora plana sul pianeta adolescenziale con un libro che è un piccolo gioiello di grafica e illustrazione, con quelle figure dai nasi puntuti e dalle forme allungate che sono il segno inconfondibile dell’illustratrice-scrittrice Rapaccini, in arte Rap. Piccoli amori sfigati racconta di adolescenti e preadolescenti alle prese con i primi amori e i tormenti di quell’età. È l’età dei corpi in costruzione, che si modificano inseguendo irraggiungibili modelli patinati e fotoshoppati. È la scoperta dell’amore, quasi sempre segreto e non dichiarato, vissuto con passione e in solitudine, spesso nella totale noncuranza o inconsapevolezza dell’oggetto amato. Piccole passioni che scoppiano nel cuore. Il primo bacio che arriva tardi. La compagna di banco bella e corteggiata che fa sentire inadeguata chi non ha un’identica certezza di sé.
È un libro per chi soffre le “sfighe d’amore”. Tredici ne elenca Rap, ma ciascuno può aggiungere il suo punto di vista e lasciare la sua impronta nel libro, che sollecita a dichiararsi, che lascia spazio nella pagina per scrivere e disegnare i propri amori sfigati.
Né la sfiga arriva solo nella relazione con l’oggetto d’amore. Talvolta arriva dai genitori, dalla loro invadenza adulta che fa dell’amore un pettegolezzo familiar-sociale e che traduce il rapporto genitori figli in una scorribanda amicale.
Piccoli amori sfigati nasce anche da un’indagine sul campo, dal colloquio serrato con 250 studenti (di Bari Milano, Roma), intervistati per realizzare un documentario, e a cui è stato chiesto come si sentissero nella loro pelle. “Ansia” è la parola che hanno più usato per raccontare il loro stato d’animo. Di fronte a tale malessere, questo libro si offre come antidoto perché rivendica la bellezza della non perfezione e l’insuccesso come palestra di costruzione di sé.
Piccoli amori sfigati fa da apripista alla nuova collana dell’editore Beisler intitolata Trasversale, ovvero letture per ragazzi senza distinzioni di età. Chissà se a ispirare questa scelta non sia stato l’amore celebrato da Rap, quel rincorrere le passioni che non hanno età.
Vichi De Marchi (da LiBeR 133)
Piccoli amori sfigati
di Chiara Rapaccini
Beisler, 2021, 80 p.
(Trasversale Beisler)
€ 16,00 ; Età: da 10 anni
Raccontare due personaggi come Sasha e Destinée di Una piccola cosa senza importanza è tutt’altro che facile, perché per loro natura recalcitrano a qualunque definizione. Di certo sono acuti, sfaccettati, sensibilissimi, prefigurazione di come potrebbe essere il mondo se invece di discriminare, sfruttare, annientare, attingesse alle immense qualità umane di tutti coloro che arbitrariamente sono bollati come privi di valore. Una chiave però può arrivare dal sottotitolo del romanzo di Catherine Fradier: Cronache lunari di un ragazzo bizzarro dove, con un rimando al Bradbury di Cronache marziane, si allude alla capacità di visione di chi narrerà la storia in prima persona – Sasha stesso – un ragazzino che sa capovolgere la miseria della prospettiva terrestre come se guardasse da un altro pianeta, ama i racconti degli esploratori, non sa mentire ed è consapevole di come la maggioranza delle persone lo consideri un irregolare da escludere e da vessare. Di sé Sasha scriverà che ha 13 anni 9 mesi e 6 giorni, che accompagna la madre medico in una delle sue missioni umanitarie e che adesso si trovano nell’inferno del sud del mondo nel Kivu, zona della Repubblica Democratica del Congo dove da vent’anni si consuma una guerra. Dirà che conosce il nepalese, che mangia sempre da solo e non sopporta i cibi marroni, che sa calcolare a mente e che conosce il bullismo più efferato perché “imparare a vivere con Asperger non è la cosa più difficile. È con gli altri che bisogna imparare a vivere”. Di Destinée, ragazzina ospitata alla ONG in cui ambienta le sue cronache, scriverà che è nata da uno stupro – lì avviene di madre in figlia – che non conosce nemmeno la sua età, né la scuola, che è stata rapita dai ribelli e costretta a farsi “kadogo”, cioè bambina soldato (in swahili “una piccola cosa senza importanza”), che ha conosciuto il matrimonio e la maternità precoci, la violenza del marito, e che ora vuole riprendersi il suo bambino. Destinée scrive poesie nella sua testa, Sasha è un poeta dei numeri: si scambieranno gentilezza, ascolto e rispetto. Nel romanzo vivranno un’avventura tragica di formazione. Come scoprirà chi vorrà immergersi in quest’opera coraggiosa e potente, poetica e politica insieme.
Maria Grosso (da LiBeR 133)
Una piccola cosa senza importanza
Catherine Fradier;
trad. di I. Piperno
Uovonero, 2021, 165 p.
(I geodi)
€ 15,00 ; Età: da 12 anni
La notizia è grande come l’autore del libro; il libro è piccolo come la casa editrice che lo ha pubblicato: l’uscita de Il pesce di Dick Bruna, edito da Vanvere, costituisce una bella sorpresa. Vanvere, minuta ma prolifica realtà romana che ha al suo attivo un catalogo che annovera Franco Matticchio, Guido Scarabottolo, Jacques Carelman (solo per citarne alcuni), stampa per la prima volta l’opera del 1962 dell’autore olandese, con la traduzione di Riccardo Duranti. Da un punto di vista narrativo poche parole, ma scelte e certamente valorizzate dalla traduzione di Duranti, accompagnano il bambino all’interno di una storia che si presta alla lettura ad alta voce. Le parole sono in rima e per questo, ancora prima che per il loro senso, possono essere esperite dai più piccoli per la loro musicalità. Quanto questa “percezione” della parola sia fondamentale per la “formazione” della parola è dato oggettivo, e di studio, ormai certezza. E poi ci sono le immagini, che giocoforza, proiettano in maniera diretta all’interno del mondo di Dick Bruna, il quale conferma con questo libro la sua cifra stilistica. Dei colori primari tanto cari all’autore, è il blu che pervade le pagine e che fa da sfondo, insieme al bianco assoluto, alle vicende dei due protagonisti. Un piccolo pesce, che non riesce a placare la sua fame ed una bimba che saprà prendersi cura di lui. Quello che è un incontro fortuito, si rinsalda in una tenera amicizia che si sostanzia di soccorso reciproco, di attenzione, di empatia. Tutti sentimenti che il bambino è in grado intuire e nei quali è in grado di riconoscersi. Ho più volte pensato che le linee stondate di Bruna fossero un tutt’uno con la sua vocazione all’infanzia, a quella visione che lima gli spigoli e le asperità e carezza la pagina con le sue molteplici curve. Eppure è come se i suoi tratti arrotondati seguissero al contempo un profondo rigore, una necessaria razionalità. Un altro autore, seppure con la sua personalità, ha fatto di questo linguaggio la sua forza e la sua identità: il mai abbastanza celebrato Attilio Cassinelli, tornato sulla scena nel 2016 con Lapis proprio con una serie di libri per piccolissimi.
Chiara Sgarro (da LiBeR 133)
Il pesce
Dick Bruna
trad. di Riccardo Duranti
Vanvere, 2021, 1 v.
€ 9,50 ; Età: da 1 anno
L’ultimo libro della prolifica Janna Carioli racconta una storia vera, quella di Penelope Veronesi, detta “Lucia”, insegnante e staffetta partigiana della 63ª brigata Bolero Garibaldi a Bologna, dove si occupò dei Gruppi di Difesa della Donna e si impegnò nell’organizzazione di diverse manifestazioni, incoraggiando in particolare la partecipazione femminile. Nel racconto il personaggio di Penelope viene introdotto da un altro, quello di Anna, una ragazza di 15 anni, orfana, che è stata allieva di Penelope al collegio delle orfanelle di San Luca e che adesso si trova “a servizio” a casa di una famiglia bolognese facoltosa e fascista. Al centro del libro si trovano dunque queste due figure femminili, nella loro relazione allieva-maestra che fuoriesce dall’ambito scolastico, e le loro singole vite che in quel marzo del 1945 rappresentano le vite di molti, in un presente di guerra, in bilico tra le radici del passato e un futuro speranzoso, ma ancora incerto. E sullo sfondo scorre la città di Bologna, con i suoi luoghi e le sue storie, assieme alla storia dell’Italia intera. Le parole di Janna Carioli, storica autrice di libri e programmi televisivi per ragazzi, sono accompagnate dalle numerose illustrazioni di Federica Aglietti, giovane illustratrice partita dalla pittura e poi arrivata al fumetto e all’illustrazione sulla spinta del bisogno di raccontare: illustrazioni in bianco e nero che si mescolano e integrano bene con il testo, arricchendolo e mostrando ai giovani lettori delle istantanee di un’epoca sconosciuta. Un libro di piccolo formato, ma denso e ricco di particolari, su un periodo storico fondamentale per il nostro paese: dal razionamento del cibo con la tessera annonaria ai posti di blocco aggirati grazie agli abiti eleganti, fino alla morte di Irma Bandiera. La partigiana in tailleur è uscito per Minerva edizioni nella collana Fattarelli Bolognesi, curata da Tiziana Roversi, che conta già 14 titoli e dove ogni volumetto racconta una piccola storia all'interno della storia più grande della città e del paese.
Eleonore Grassi (da LiBeR 133)
La partigiana in tailleur
Janna Carioli,
ill. di Federica Aglietti
Minerva Edizioni, 2021, 85 p.
(Fatterelli bolognesi)
€ 9,00 ; Età: da 8 anni
Avevamo a lungo atteso la pubblicazione di questo titolo in Italia – e finalmente eccolo! Ma chi si aspetta un libro di narrazione, sappia che non è così: non racconta una storia, è piuttosto una raccolta di immagini da esplorare sfogliando una dopo l’altra le pagine, per scoprire quanto ci possa stupire questo giovane, talentuoso autore. Perché ogni doppia pagina, o meglio ogni illustrazione, si disvela grazie a un sorprendente piccolo nastro giallo che pende dalla rilegatura. Assomiglia in tutto a quei nastri “segnalibro” che un tempo si trovavano nei libri più curati e costosi (a volte più di uno), utili a ritrovare prontamente la pagina da consultare, o il punto di lettura interrotto. Rossi, in genere, sottili, indistruttibili, scendevano dall’alto, fissati al dorso. Al contrario questo sporge dal basso, è giallo, di raso sottile. Sembrerebbe un errore nella rilegatura, ma poi si nota che in realtà esso fa parte integrante dell’immagine, anzi la prolunga al di là della pagina, rivelandoci una continuità nello spazio che va oltre il libro, nascosta ma improvvisamente evidente. E quel nastro diventa il filo del palloncino, la lingua del serpente, il laccio slacciato di una scarpa (“un rischio”), il filo della canna da pesca che trattiene l’amo (e l’esca), il filo su cui cammina il funambolo… Ogni immagine è essenziale e perfetta, elegante nei soli colori giallo, blu, nero e marrone, ma ognuna sembra dirci: “Guarda com’è bello e stupefacente il mondo: basta un nastrino”. È sufficiente un piccolo nastro per cogliere la bellezza formale delle cose, per stupirci, per farci vedere la ricchezza di quanto ci circonda. Così il libro si trasforma in un esercizio di immaginazione, per noi e per i bambini ai quali lo si porge. Ma soprattutto, e in fin dei conti, l’autore ci dimostra che il libro ha innanzitutto la natura di un oggetto e in quanto tale lo tratta, e spinge noi lettori a vederlo così, toccandolo e guardandolo. Utilizza un elemento del paratesto, qualcosa che non appartiene al testo, e lo trasforma in una parte essenziale del libro, invitandoci a una nuova modalità di lettura che tiene conto di ciò che appare sulla pagina e anche, indubitabilmente, di ciò che non appare ma che continua… al di fuori, e nella nostra mente.
Angela Dal Gobbo (da LiBeR 133)
Il nastro
Adrien Parlange
Fatatrac, 2021, 48 p.
€ 15,90 ; Età: da 4 anni
La montagna ghiacciata di Emily Hawkins e Ruby Fresson è un libro-game che dà inizio a una nuova collana de l’Ippocampo. Il nonno Harry, fotografo naturalista, invita il nipote Frankie sulle Alpi per fotografare i lupi. Per aiutarlo ad affrontare l’ambiente montano e le possibili situazioni estreme, il nonno gli invia il suo diario, frutto dell’appassionato lavoro di una vita. L’avventura inizia dall’aeroporto di Torino, dove Frankie sale in elicottero per raggiungere l’accampamento montano del nonno, ma sorvolando le montagne il velivolo precipita e il giovane è costretto a lanciarsi con il paracadute. Da qui, il lettore inizia a giocare in quanto deve decidere la direzione da prendere per raggiungere l’obiettivo, con l’aiuto delle nozioni apprese dal diario e di una ruota della sopravvivenza. Il libro propone 26 situazioni estreme: partendo dalla prima, che ha per titolo Disperso tra le montagne, il lettore dovrà vivere virtualmente la montagna immedesimandosi con il protagonista Tintin, personaggio inventato da Hergé nel 1929. Ogni situazione è illustrata in due pagine, nelle quali la parte narrata in tempo reale si rivolge al lettore-giocatore per descrivere la situazione e invitarlo a posizionare la ruota sui cerchi didascalici e prendere le decisioni per proseguire; ogni situazione presenta anche una pagina del diario del nonno che funge da prontuario, oltre a racconti di persone che realmente si sono trovate nelle condizioni di dover decidere il proprio destino. È un prodotto editoriale generoso con i lettori per il formato grande, la rilegatura con la ruota estraibile dalla copertina, la ricchezza dei contenuti e l’impaginazione accattivante. Il libro ha un doppio registro narrativo: il lettore ha a disposizione la ricchezza delle informazioni di carattere scientifico, gli appunti scritti da nonno Harry e la complessità delle indicazioni dettate dal racconto accompagnate da Tintin, l’interprete per eccellenza dell’avventura impossibile. Un prodotto a cavallo tra le migliori proposte di divulgazione e dei giochi di qualità, perché si tratta di un libro-game il cui formato ricorda un board game e il contenuto un role-playing in quanto il giocatore deve entrare nel ruolo del protagonista e decidere il proprio destino.
Adolfina De Marco (da LiBeR 133)
La montagna ghiacciata
Emily Hawkins, R. Fresson
L'Ippocampo, 2021, 64 p.
(Gira e sopravvivi)
€ 19,90 ; Età: da 8 anni
Alex Nogués è il geologo che ha dato il nome a un organismo fossile, Alexina papyracea, Miren Asiain Lora è un’artista visuale raffinata illustratrice. Il loro libro è un caso di successo editoriale “senza clamore”: per l’alta qualità della proposta ha avuto subito nove traduzioni, moltissime se si pensa che è un picture book di divulgazione scientifica. Certo, è illustrato da una matita pluripremiata e selezionata più volte per la Mostra Illustratori al Children’s Book Fair di Bologna, capace di creare tavole come ecosistemi in perfetto equilibrio dove la presenza umana è minima, marginale, mai protagonista, incastonata in ambienti o paesaggi in cui, attraverso spazi e colori, sembrano arrivarci silenzi e suoni della natura. Il libro ha una forza che scaturisce non solo dalla bellezza pittorica (con echi di Henri Rousseau nei tratti e di Barbara Cooney per i contesti), ma nel processo dialettico, socratico, maieutico, in cui si dispiega il testo: con un’escalation di domande e risposte, chi legge si addentra nel mondo complesso della geologia in maniera semplice. È un volume a più voci: quella in neretto di chi fa la domanda e spiega – bello pensare che sia la voce del libro stesso – e quella in corsivo del lettore che riflette, quella della “Storia” con alcune tavole di approfondimento scientifico.
Tutto giocato sui toni green – splendida la tavola finale con il cielo stellato verde scuro – senza la numerazione delle pagine per una lettura totalmente immersiva, l’album chiarisce il mistero delle conchiglie che si trovano in montagna passando attraverso i concetti di stratificazione e radiazione dei metalli. Il linguaggio è preciso, chiaro, inserito in illustrazioni evocative con le quali crea una sinergia espressiva che fa arrivare alla fine del libro con la voglia di rileggerlo subito. Perché il messaggio che arriva non sono tanto le ostriche “in trasferta”, quanto l’amore per la Terra, il senso di rispetto e cura che i due autori spagnoli passano come un delicato e prezioso testimone al lettore.
Elena Baroncini (da LiBeR 133)
Un milione di ostriche in cima alla montagna
Alex Nogués,
ill. di Miren Asiain Lora;
trad. di S. Saorin
Camelozampa, 2021, 48 p.
(Le sinapsi)
€ 16,90 ; Età: da 5 anni 7
Un’esperienza di spaesamento e insieme di radicamento, l’intenso romanzo dell’autrice serba Jasminka Petrović, selezionato nel catalogo White Ravens 2016 e proposto in Italia nella collana Rendez-vous di Besa Muci. Un romanzo che ci svela lentamente come la Storia, e i conflitti del passato, possano indelebilmente segnare le identità familiari e individuali. Tassello dopo tassello, attraverso una progressione di sensazioni, emozioni ed esperienze, la giovane protagonista dodicenne Sofia arriverà infatti a scoprire, non senza conflitti, le proprie radici. Costretta a rinunciare al campeggio con gli amici, Sofia si ritrova per decisione dei genitori, rimasti a Belgrado, a seguire nonna Maria sull’isola croata di Lesina, con la speranza di una vacanza di mare, sole, nuovi amici e tanto altro. L’impatto è scioccante: il soggiorno nella casa fatiscente di nona Luci, la sorella della nonna; l’assenza di internet e l’isolamento dai suoi amici; il caldo opprimente; le innumerevoli zanzare che tormentano le sue notti insonni. Senza dimenticare la caparbietà della nonna, che sembra voler decidere per tutti, ma che su quell’isola, in cui è nata e cresciuta, parla, si veste, ride, si comporta, respira in modo diverso, come se stesse svelando una parte segreta della sua personalità. Lentamente Sofia inizia a cogliere la diffidenza degli abitanti, la curiosità nei suoi confronti, il non detto e i sottintesi, gli screzi tra nonna Maria e nona Luci. Fino a scoprire i dolorosi effetti della guerra tra serbi e croati sulla sua famiglia e sulla loro memoria. Per fortuna che Sofia legge. Legge e vola: vola nella Storia infinita, per salvare Fantàsia assieme ad Atreyu e all’Infanta Imperatrice; vola assieme al gabbiano Jonathan Livingston, incompreso ed emarginato dal gruppo; vola semplicemente chiudendo gli occhi, assaporando dall’alto la libertà di una nuova prospettiva che rende le cose diverse e più belle. Un viaggio di riconciliazione con la sua terra e la sua famiglia d’origine per nonna Maria. Un viaggio di crescita e di consapevolezza per Sofia. Una storia che ci porta altrove, ma che nello stesso tempo ci parla di quel periodo straordinario di scoperta di sé e del mondo che sempre è l’adolescenza.
Gabriela Zucchini (da LiBeR 133)
L’estate in cui ho imparato a volare
Jasminka Petrovic;
trad. di G. Pugliese
Besa muci, 2021, 192 p.
(Rendez-vous)
€ 15,00 ; Età: da 12 anni
Spiazzante, nella dolorosa elaborazione di un’adolescenza, divertente nell’inscenare l’obbligatorietà dell’umorismo affinché si avverta di meno la pesantezza della vita, decisivo nel rappresentare la nascita di un amore fra due ragazze, con il garbo e la delicatezza riservati a qualsiasi primo amore. L'orizzonte in cui si muove la storia ricalca il profilo di un’immensa periferia urbana. Disagio, degrado tangibili. Condomini come muraglie di cemento, evocati quasi filmicamente, come gran parte della narrazione. Nel contesto, popolato da emarginati di variegata tipologia, emergono due figure, due ragazze, turbate dal contesto sociale e famigliare in cui si muovono, che con scarsa consapevolezza di sé sembrano rifuggire dalle occasioni comuni alla loro età, forse riconoscendosi vagamente in una dimensione diversa. L’una, io narrante, irrequieta, trattata con psicofarmaci ai quali si ribella, buttandoli via, che però si fa madre della propria madre, spogliarellista ingenua irresistibilmente affettiva, l’altra, bella brillante sensibile, in fuga da un padre che vive di espedienti esecrabili. L’incontro in un’aula scolastica, due solitudini che si riconoscono, si accostano timidamente, non si ritrovano per lungo tempo. L’una e l’altra però si pensano, si mancano, si avvertono anche nella separazione. Il racconto si movimenta della vivacità narrativa attribuita a chi ha questo compito – la ragazza con la mamma bambina – che provvede a risollevare il morale di chi legge con una irresistibile capacità di sfoggiare le sue doti di drama queen e al contempo di farsene gioco. Con questo talento, il teatro si arricchisce e si popola di personaggi ben ritagliati nella pagina – valga per molti la mamma, e anche un nonno, sbracato filosofo – facendo fuochi d’artificio meno pericolosi di quelli che scoppiettano in varie scene del romanzo. Drammi reali ed esagerazioni caratteriali configurano una storia incisiva, che contribuisce ad erodere pregiudizi e ignoranza con la leggerezza di cui si fa vanto la letteratura.
Drama queen
Derk Visser;
trad. di O. Amagliani
Camelozampa, 2021, 182 p.
(Le spore)
€ 14,90 ; Età: da 14 anni
La nuova collana I segreti di Acquamorta dichiara subito le sue ambizioni di qualità a partire dalla grafica molto curata. Geda è famoso per il long seller Nel mare ci sono i coccodrilli e anche Magnone, che insegna alla Scuola Holden, è autore di successo. Il primo volume della serie imbocca, ma con originalità, l’attuale tendenza all’ibridazione dei generi: qui l’avventura di formazione giovanile, il thriller, il noir d’indagine, la presenza di elementi sovrannaturali. Soprattutto si caratterizza per la sapiente alternanza/integrazione di parole e immagini: a tratti lo scritto si interrompe per proseguire con sequenze disegnate al carboncino da Marta Bertello con tratti di visioni oniriche e inquietanti, ma importanti per dettagli non chiari al momento. Purtroppo, c’è del marcio a Riva del Lago, malgrado l’aspetto sereno, le accoglienti strutture turistiche, le attrazioni del parco acquatico, il placido lago, le piacevoli escursioni nei boschi. In passato il quindicenne Orfeo, deciso a riparare torti e ingiustizie, era stato trovato morto in barca e ora comunica con quattro amici dodicenni attraverso visioni di eventi drammatici che li guidano nelle indagini.
La scoperta orrenda di Rachele del corpo di un cinghiale avvelenato nel bosco squarcia il clima idilliaco. Liaqat, profugo afghano, è ossessionato dagli incubi dell’attraversamento della Turchia nel doppio fondo di un camion. Diana, figlia del gestore del parco è turbata dal ritrovamento nel lago di un kayak capovolto. Edo, mentre si allena in una palestra di boxe, ha di colpo la visione di una donna affogata. I quattro decidono di indagare, con l’aiuto del maestro Leone in pensione.
La vecchia cava di talco, ora chiusa, è di proprietà di una azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti speciali tossici pericolosi. C’entrano le anguane e krivapete, creature magiche delle leggende locali? Quando i quattro con il maestro si introducono della vecchia struttura abbandonata la situazione da pericolosa si fa potenzialmente mortale. Il finale ha un doppio colpo di scena davvero sorprendente che ribalta la realtà e pone ai ragazzi un grande dilemma etico come lo riassume molto bene il maestro.
Fernando Rotondo (da LiBeR 133)
Delitto al lago
Fabio Geda, Marco Magnone,
ill. di Marco Bertello
Mondadori, 2021, 206 p.
(I segreti di Acquamorta)
€ 15,00 ; Età: da 11 anni
Se ancora in molti tendono a proporre libri divulgativi legati ai programmi scolastici, altrettanti editori, genitori e insegnanti osservano che la curiosità dei ragazzi e delle ragazze spesso si infiamma proprio per ciò che, nel libro di scuola, non trova posto. Particolarmente viva è l’esigenza di scoprire argomenti storici estromessi dalla programmazione della scuola primaria: ma taglio enciclopedico e critico non possono che andare di pari passo se vogliamo che la storia sia un mezzo per imparare a contestualizzare e comprendere la realtà. Mi pare sia questo l’obiettivo, difficile e affascinante, che si pone Da scimmia a sapiens, un libro di divulgazione narrata che racconta la nostra specie a partire dagli ominidi e si spinge sino alle ambizioni dell'ingegneria genetica. Il divulgatore svedese Bengt-Erik Engholm non si sofferma su date, battaglie o sovrani, ma è sugli snodi culturali, economici e sociali, sulle rivoluzioni, che costruisce l'impianto del libro. La struttura è, giocoforza, frammentaria, ma la scrittura è vivace e accessibile anche a lettori a partire dai nove, dieci anni. Grande spazio è riservato all’evoluzione della specie umana e alla socialità e cultura preistorica; si passa poi alla scoperta dell’agricoltura, alla fondazione delle grandi civiltà, alle rivoluzioni scientifica e industriale. All’illustratrice Jonna Björnstjerna il compito di farci sorridere: tratto essenziale e fumettistico, scambi di battute esilaranti, impaginazione ariosa e sempre un’illustrazione o un fumetto che comprendiamo a pieno soltanto dopo aver letto il testo. Il progetto, tradotto da Laura Barni, ricorda molta buona divulgazione degli ultimi anni, ma possiede una sua freschezza: un taglio narrativo che mette in luce il bisogno intrinseco dell’uomo di condividere le proprie idee (e talvolta imporle) comunicando. Una pista, quella percorsa dall'autore, suggerita già dalla citazione di Stephen Hawking in apertura: “I più grandi successi del genere umano sono arrivati parlando e i più grandi fallimenti non parlando. (…) Con la tecnologia a nostra disposizione, le possibilità sono illimitate. Tutto ciò che dobbiamo fare è assicurarci di continuare a parlare”. E allora raccontiamola, ancora una volta, la nostra storia.
Dina Basso (da LiBeR 133)
Da scimmia a Sapiens
Bengt-Erik Engholm,
ill. di Jonna Björnstjerna;
trad. di L. Barni
La Nuova Frontiera Junior, 2021, 176 p.
€ 16,00 ; Età: da 10 anni
Il tema dell’invisibilità sociale di bambini e adolescenti, indagato di recente nel rapporto annuale di Save the Children, è oggetto da tempo di attenzione. La povertà di relazioni sociali, l’isolamento, il sentimento di incomprensione e scarso riconoscimento da parte degli adulti, ma anche la solitudine provata nel contesto dei rapporti tra pari inibisce e reprime non pochi ragazzi. Di tutt’altro genere è il caso dell’invisibilità che si esprime nelle storie, quando gli avvenimenti narrati – come insegna Tzvetan Todorov – ci mettono di fronte a fatti inspiegabili sulla base delle leggi ordinarie che governano il nostro mondo e ci portano a fornire come spiegazioni, da un lato l’illusione dei sensi o il prodotto dell’immaginazione, dall’altro la realtà dell’accaduto e la consapevolezza dell’esistenza di leggi che ci sono ignote. Questi due aspetti difficilmente trovano spazio all’interno della stessa trama romanzesca. Merito dunque a Ross Welford, che ha saputo mantenere in equilibrio questi due piani della narrazione, esplorando nel contempo alcuni dei versanti sensibili del romanzo di formazione, quali lo sviluppo dell’identità e delle relazioni amicali, il peso dei segreti e delle responsabilità genitoriali, in un testo che si apprezza anche per un plot avvincente, l’uso di un tempo verbale in presa diretta e un efficace sottotesto umoristico. Ethel, alla soglia dei 13 anni, orfana della madre e di un padre che ha fatto perdere le proprie tracce, vive con la nonna in una cittadina costiera dell’Inghilterra; come molti suoi coetanei è alle prese con i problemi della crescita e con l’adattamento all’ambiente scolastico delle medie. Le sue priorità sono sconfiggere l’acne e mantenere un basso profilo a scuola. Cose, queste, che mal si conciliano tra loro, tanto che la ragazzina, compulsiva nel compilare esilaranti liste di tutti i possibili rimedi per i suoi problemi, tenta una seduta di lettino solare, dopo aver ingurgitato un decotto di medicina cinese acquistato in rete. Il risultato sarà l’invisibilità, condizione che potrà provocare all’occorrenza ripetendo il trattamento, e che darà il via a un susseguirsi di avvenimenti che renderanno visibili drammi personali e segreti familiari di cui non aveva finora sospettato l’esistenza.
Riccardo Pontegobbi (da LiBeR 133)
Cose da non fare se diventi invisibile
Ross Welford;
trad. di M. Pace
HarperCollins, 2021, 408 p.
€ 16,00 ; Età: da 13 anni