Un borghetto squallido in riva all’Aniene (nemmeno il Tevere) con case dai muri sgretolati e porte e finestre a pezzi, abitato da poche persone perlopiù anziane, al margine della vita più che di Roma. Una donna un po’ fuori di testa e un po’ gattara viene insultata di continuo – la tedesca, la giudia, la strega – e non si capisce perché, forse per la rabbia di un’esistenza miserabile accumulata dentro, finché annega nelle acque fangose. I pochi regazzini si divertono a prendere in giro, spintonare, menare con piccoli pugni un bambinone grande e grosso, tanto è scemo, è nato storto, ha sangue marcio: è il colpevole ideale. In loro c’è un’innocenza crudele o crudeltà innocente, manca la coscienza del bene e del male. Sono “bambini di vita” pasoliniani: infatti la vicenda si svolge nel 1975, anno dell’uccisione dello scrittore, e anche se l’autrice non vi accenna, scatta un corto circuito mentale e narrativo stretto anche se non detto. Il maresciallo dei carabinieri al suo primo caso di omicidio e l’appuntato sono scrupolosi, empatici, compassionevoli, anche se le apparenze fanno di Lillo lo scemo un facile capro espiatorio. Ma Serena con l’aiuto degli amici vuole scagionarlo, non per il rimorso delle sue piccole angherie o perché in fondo in fondo è buona pure lei, semplicemente perché non è stato lui e non è giusto che vada in galera, anzi in Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Aldilà della sapiente ambientazione geo-storico-antropologica, si tratta di un vero giallo, intricato e intenso, che si sviluppa in un crescendo di sorprese, scoperte, epifanie, rivelazioni e avvenimenti che i ragazzi osservano e talora provocano impicciandosi, un po’ tollerati e un po’ coinvolti a partecipare attivamente dai bravi agenti. Chi era veramente la tedesca, la giudia? Perché il ciondolo con la stella di David che portava al collo fa gola al biondino che piace tanto a Serena? Perché il Moretto nasconde e difende con la vita il ciondolo, che in realtà è una chiavetta? E che è sto Mordechai? Avventurosamente la vicenda si conclude al Portico d’Ottavia, al ghetto, con un’ombra che si allunga fino alla Shoah. Luisa Mattia forse ha scritto il suo libro più coraggioso e ambizioso.
Fernando Rotondo (da LiBeR 137)
La prova
Luisa Mattia
Pelledoca, 2022, 162 p.
(NeroInchiostro)
€ 16,00 ; Età: da 12 anni