Il 5 giugno 1874 nasceva a Pisa Enrico Novelli, nome d'arte Yambo, una figura singolare, eclettica, nel panorama culturale italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento. Yambo è stato scrittore per ragazzi, giornalista, illustratore, produttore, regista, ha esplorato tante modalità comunicative diverse: dal fumetto al cinema, dai romanzi al giornalismo fino al teatro di burattini, lasciando un segno inconfondibile.
Proprio la sua città natale, nella sede di Palazzo Blu, ospita fino al prossimo 17 novembre 2024 “Gli esploratori dell’infinito. Dal romanzo di Yambo al graphic novel”: una mostra per presentare un nuovo graphic novel e ricordare Yambo nei 150 anni dalla nascita.
Curata da Fabio Gadducci, la mostra è uno degli appuntamenti toscani organizzati nell’ambito di Yambo 150, la celebrazione nazionale dello scrittore. Nella cornice dei nuovi spazi aperti al pubblico di Palazzo Blu, l’esposizione accompagna i visitatori in un viaggio alla scoperta di questa poliedrica e vitale figura che merita di essere conosciuta. Una scoperta da assaporare in due momenti distinti. Il primo, dedicato alla ricostruzione del profilo biografico e artistico dello scrittore, che emerge dalla pluralità di materiali esposti: dalle copertine dei libri e delle riviste satiriche cui ha collaborato, alle illustrazioni ai bozzetti per il teatro di marionette fino alla proiezione del Matrimonio inteplanetario, uno dei primi film muti di fantascienza del nostro Paese, che lo vide regista e interprete principale. Il secondo, incentrato su una delle opere che meglio lo rappresentano: Gli esploratori dell’infinito (1906), un romanzo che narra un vagabondaggio avventuroso nel Sistema solare, proposto ora nella veste di graphic novel. L’esposizione delle tavole originali della storia, sceneggiata da Davide La Rosa e illustrata da Armin Barducci, è stata per LiBeR l’occasione per incontrare gli autori e parlare della riscrittura dell’opera divenuta Gli esploratori dell’Infinito di Yambo, pubblicata dalla neonata casa editrice Bayacomics. Francesca Brunetti ha rivolto agli autori alcune domande: