I libri di non fiction dedicati alla scienza destinati ai più giovani rappresentano un segmento numericamente ridotto ma molto vivace del mercato editoriale. Propongono un ampio e variegato ventaglio di temi che sono espressi in tante modalità comunicative diverse e, nel complesso, si caratterizzano per essere letture scanzonate, non convenzionali, dietro alle quali ci sono lavoro, passione educativa e sperimentazione. Ecco perché meritano di essere scoperti, di arrivare a suscitare la curiosità di bambine/i e ragazze/i.
I premi possono giocare un ruolo di rilievo nel veicolare e promuovere questa editoria di nicchia e di qualità, nell’avvicinare i più piccoli alle materie STEAM (scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica). Arte e discipline scientifico-tecnologiche quindi, perché l’editoria contemporanea si nutre di queste due componenti fondamentali per creare oggetti esteticamente ricchi, stimolanti, corretti e aggiornati da un punto di vista scientifico, e soprattutto capaci di catturare l’attenzione dei lettori. Una sfida che è stata raccolta appieno da un premio giovanissimo: il Piccolo Galileo. Nato a Padova nel 2022 da una costola del Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, che dal 2007 seleziona ogni anno le migliori pubblicazioni di ambito scientifico, edite nel biennio precedente, il Piccolo è gestito dal Gruppo Pleiadi e dall’edizione 2024 è indipendente, ha trovato una casa temporanea a Milano, e aspira a diventare una competizione itinerante che tocca realtà diverse del nostro Paese[1]. Per conoscere da vicino questa iniziativa, Francesca Brunetti ha incontrato e rivolto alcune domande a Alessio Scaboro, astrofisico di formazione, direttore del premio e presidente del Gruppo Pleiadi, e a Chiara di Benedetto, presidente della Giuria scientifica del premio, docente dell’Università degli Studi di Padova ed esperta in Comunicazione della Scienza.
Cosa connota il premio? Cosa è cambiato in questi anni? Cosa suggerisce questa esperienza?
A.S. Il Premio Piccolo Galileo in soli tre anni è diventato un simbolo della missione di Gruppo Pleiadi: diffondere il sapere scientifico tra i più piccoli, con strumenti accessibili, emozionanti e rigorosi. È un progetto che ci rappresenta in pieno: unisce la forza della scienza, il potere immaginifico dei libri e il bisogno sempre più urgente di coltivare curiosità, pensiero critico e capacità di immaginare il futuro. In questi anni abbiamo visto crescere non solo il numero delle opere partecipanti, ma soprattutto la qualità della divulgazione scientifica per bambini e ragazzi in Italia. Possiamo finalmente dire, senza timore, che non abbiamo nulla da invidiare ai nostri cugini d’Oltralpe: oggi l’editoria italiana per ragazzi si distingue per coraggio, innovazione e cura. Siamo partiti con una convinzione semplice ma potente: i bambini e i ragazzi hanno diritto a un sapere di qualità. Volevamo creare uno spazio che desse valore all’editoria scientifica per giovani lettori, un settore che allora era ancora poco esplorato ma che oggi si sta affermando con forza. Nell’anima del Premio non è cambiato nulla: è rimasto un ponte tra il mondo della scienza e quello dell’infanzia, tra la cultura scientifica e la creatività letteraria. È cambiato invece lo sguardo degli addetti ai lavori: il Premio è oggi riconosciuto come un’opportunità autentica, capace di valorizzare libri, autori, illustratori ed editori che investono in cultura. L’esperienza di questi anni ci suggerisce che serviva – e serve ancora – uno spazio come il Piccolo Galileo: uno spazio che renda la scienza amica, comprensibile e fonte di meraviglia per i giovani.
Giuria, proposte editoriali, reazione di bambini e ragazzi. Che conclusioni potete trarre da questi tre anni di lavoro?
C.d.B. La comunicazione della scienza e, in senso lato, della conoscenza, sta cambiando molto in questi ultimi anni: finalmente – oserei dire - si è smesso di parlare soltanto di accessibilità di linguaggi, qualità innegabile ma che da sola non porta molto lontano, e si è iniziato a guardare con sguardo nuovo al valore dei formati e delle scelte tematiche. Questo vale in tutta la produzione culturale di scienza e il mondo editoriale non fa eccezione. Dal mio osservatorio, che è quello di chi si occupa quotidianamente di accompagnare centri di ricerca a ingaggiare i pubblici – il cosiddetto public engagement - registro spostamenti importanti: primo tra tutti noto scelte editoriali che portano la scienza a raccontarsi attraverso generi testuali diversi. Solo pensando all'ultima edizione del Premio, troviamo libri di saggistica, ovviamente a misura di lettori junior, ma accanto ad essa graphic novel, enciclopedie in forme rinnovate, romanzi d'avventura dove la scienza è protagonista, monografie che guidano e approfondiscono tematiche nuove. Registro al tempo stesso il valore pieno del linguaggio visivo: se una volta la scienza veniva “accompagnata” da immagini per di più didascaliche, oggi il visual si apre nella sua potenza narrativa e a volte si fa traino per il libro stesso. Creatività e scienza come binomio possibile e auspicabile che, a seconda degli obiettivi del libro e della fascia di pubblico, possono consentire anche di aprirsi a pubblici “meno scientifici” e più attratti dalla bellezza. Non posso inoltre che apprezzare un'attenzione al pubblico dei ragazzi che si fa differenziata e riesce a trovare linguaggi sia visivi che narrativi appropriati per fasce anche molto diverse: dai piccolissimi alla fascia della seconda parte di scuola primaria - dove si può osare verso qualche astrazione in più - e sicuramente punta verso alcuni titoli adatti ai cosiddetti tween, quell'universo che si affaccia all'adolescenza ma ancora molto giovane (scuola media, dove l'ingaggio passa dalla capacità di far ridere, di ironizzare, di ribaltare le prospettive). In questo senso i prodotti che abbiamo davanti non sono solo libri che, come è giusto, mettono al centro la qualità del prodotto editoriale, ma dimostrano di sapere mettere al centro anche il lettore. Nei casi più riusciti, con l'ambizione di "conquistare" non solo chi è amante di scienza, ma anche coloro che non sanno che la scienza ci riguarda tutti. E trovarla nei libri a cui siamo esposti fin da piccoli è forse il modo migliore per renderla parte di un bagaglio di cultura scientifica.
A.S. Il bilancio è estremamente positivo e ci riempie di entusiasmo. In questi primi tre anni, abbiamo costruito con cura una Giuria scientifica formata da esperti del settore dell’editoria per ragazzi, docenti, librai specializzati e ricercatori scientifici. Per noi, la qualità della Giuria è un elemento imprescindibile: selezioniamo i membri con grande attenzione, cercando sempre di confermare almeno alcune figure dell’edizione precedente per garantire continuità e crescita nel lavoro di valutazione. In questo, il supporto di Chiara di Benedetto, Presidente della Giuria, è stato ed è fondamentale: con la sua esperienza e la sua sensibilità ha dato al Premio una direzione chiara e solida. Anche sul fronte delle proposte editoriali i numeri parlano chiaro: nella prima edizione abbiamo raccolto poco più di 50 libri candidati, nella seconda oltre 70 e nella terza abbiamo raggiunto 100 libri in gara, provenienti da oltre 40 case editrici. Ma non è solo una crescita quantitativa: è cresciuta moltissimo anche la qualità. Abbiamo visto emergere nuove tematiche, nuove modalità narrative e grafiche, un’attenzione sempre più marcata all’accuratezza scientifica e alla capacità di raccontare la scienza in modo accessibile e coinvolgente per bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Un dato nazionale interessante è che, secondo l’ultimo report AIE, il segmento della non fiction per ragazzi è uno dei comparti che ha registrato una crescita significativa nell’editoria italiana negli ultimi anni. E il Premio Piccolo Galileo si inserisce proprio in questa tendenza virtuosa. Siamo particolarmente felici di vedere nascere e consolidarsi molte nuove case editrici indipendenti: realtà magari piccole, con cataloghi ancora contenuti, ma che stanno facendo un grande lavoro di qualità e di ricerca, proponendo libri originali, coraggiosi, capaci di unire rigore scientifico, bellezza grafica e freschezza narrativa. Quanto alla reazione dei bambini e dei ragazzi, è la nostra soddisfazione più grande: entusiasmo, partecipazione attiva, commenti intelligenti e profondi. Per molti di loro, il Premio è un’occasione unica per sentirsi protagonisti, per avvicinarsi ai temi STEAM attraverso il piacere della lettura, per imparare a osservare, a porsi domande, a essere curiosi.
Potremmo aggiungere altro sul Premio? Indubbiamente l’augurio di riuscire a toccare tante città del nostro Paese aprendo nuovi percorsi di conoscenza scientifica, un elemento fondamentale per la costruzione della cittadinanza.
[1] Per saperne di più sul premio: https://www.premiopiccologalileo.it/