Storico, docente universitario, studioso dell’infanzia, autore del recente saggio Sciuscià. Bambini e ragazzi di strada nell’Italia del dopoguerra. 1943-1948 (Einaudi, 2024), Bruno Maida si cimenta ora con la narrativa giovanile, dando vita a un romanzo intenso nel quale riversa una forte sensibilità per il mondo interiore infantile. E col quale riesce a vincere la sfida di dar vita a una narrazione filtrata attraverso una coscienza giovanile, che sempre rappresenta lo spartiacque, secondo il pensiero di Aidan Chambers, tra Youth Fiction e letteratura tout court. È un periodo difficile quello raccontato attraverso lo sguardo pieno di domande di Alberto, dieci anni, ebreo, che vede il mondo attorno a sé perdere tutte le certezze. Ma quello che il giovane e ingenuo protagonista proprio non riesce a comprendere è perché nessuno reagisca alle ingiustizie che colpiscono gli ebrei. Cresciuto in un ambiente intriso di valori fascisti, fino a quel momento ha creduto ciecamente in Mussolini. Perciò quando sui giornali, il 1° dicembre 1943, appare l’ordine di arrestare tutti gli ebrei e di mandarli nei campi di concentramento, Alberto pensa che debba esserci una qualche ragione per tutto questo. È l’inizio di una fuga pericolosa e avventurosa assieme a un padre che da mesi sente lontano, chiuso in una dolorosa malinconia, mentre i nonni, a cui è legato da profondo affetto, decidono di rimanere. Ma Alberto sente anche emergere dentro di sé un coraggio sconosciuto quando si accorge che a vivere con lui quell'avventura c’è un padre che riesce gradualmente a “riprendere per mano” quel figlio spesso dimenticato. E lo fa soprattutto nei momenti di maggior pericolo, attraverso il filo delle storie. Un romanzo denso, che richiede in certe parti pazienza ai giovani lettori. Ma è una pazienza necessaria, per sondare i sentimenti più profondi del giovane protagonista e la sua graduale acquisizione di consapevolezza, e per comprendere la complessità di quei mesi tragici segnati dalla persecuzione di tanti italiani (e non), costretti a seguire “rotte illegali” per mettersi in salvo. Quelle “rotte illegali” che risuonano nella nostra mente – perché la Storia “fa le rime”, come dice Mark Twain – inducendoci a interrogarci non solo sul passato ma anche sul presente.
Gabriela Zucchini (da LiBeR 146)
Se mi prendi per mano
Bruno Maida
EDT Giralangolo, 2025, 240 p.
(Dinamo)
€ 13,00 ; Età: da 13 anni