Francesca Zoboli, Giovanna Zoboli
Topipittori, 2007, p.40
€ 15,00: Età: da 3 anni
Cos'è quel “qualcosa di nuovo” portato dall’aria, che spinge un uccello a lasciare il suo ramo e ad aprirsi agli immensi e ignoti spazi dell’universo? Non è dato saperlo né a noi né all'uccello protagonista di C’era un ramo il quale, dopo un lungo peregrinare, tornerà a casa senza aver dato un nome a questo enigmatico quid. Sarebbe interessante chiedersi – e chiedere ai bambini cui proporremo questa storia illustrata – se a far partire l’uccello sia uno stimolo esterno o, piuttosto, interiore: una folata di vento esotico? Un desiderio di conoscenza? La voglia di rinunciare all’abitudinaria vita sul ramo per conquistare mete sconosciute? O, forse, la brama di vincere l'ardua scommessa, persa da molti illustri prima di lui, di volare sempre più in alto? Pretesto necessario per la partenza dell’uccello e insieme oggetto della sua personale quête errante – il suddetto “qualcosa di nuovo” – cede mano mano il posto a una serie di esperienze a cui lui non potrà sottrarsi e che lo segneranno profondamente: prima fra tutte, la destabilizzante esperienza del silenzio, che il nostro viaggiatore incontra nei suoi interlocutori esterni (la natura in letargo e stelle mute quasi per dispetto) e in se stesso. In seguito arriva per l'uccello la non meno inquietante prova della notte assoluta di un buco nero, cui seguirà una elettrizzante e rischiosa passeggiata per galassie, favorita dalle correnti di una tempesta cosmica. Giovanna e Francesca Zoboli ci regalano un racconto che rinvia alle fiabe e alle più celebri storie di formazione, laddove la crescita esistenziale del protagonista si accompagna spesso a un viaggio fatto di rischio, imprevisto e incertezza. Un viaggio nel mondo esterno, ma soprattutto nelle emozioni, nelle paure e nei desideri più profondi del viaggiatore. C’era un ramo ci invita a partire, comunque, con o senza certezze sulle mete da raggiungere; ci augura di spiccare il volo e librare in aria trasportati dai venti della nostra curiosità e impressionati, nel bene e nel male, dal mondo che ci circonda; ci incita a non eludere i rischi dell’avventura e il confronto con le zone buie e silenziose della nostra anima. Ci sarà sempre modo di tornare al rassicurante ramo, ma esso non sarà più lo stesso ai nostri occhi poiché il viaggio ci avrà lasciato nuovi stimoli e consapevolezze con cui percepire e vivere il quotidiano e poiché, sostanzialmente, saremo diversi da quelli che eravamo prima di partire.
Sara Deriu
(da LiBeR 75)