P. Bajoria; trad. di M.C. Scotto di Santillo
Fabbri, 2006, p. 414
(Narrativa)
€ 16,00 ; Età: 11 anni e oltre
L’immagine della sovracopertina – un cielo striato di nubi, una tonda luna piena che accentua i contrasti fra ombra e luce, un castello in lontananza – suggerisce una lettura di ambientazione gotica. Nel romanzo Il re degli inganni, seguito de L’apprendista, troveremo dunque personaggi ambigui, scenari inquietanti, atmosfere lugubri a pennellare di mistero la vicenda.
Su questo sfondo – siamo nell’Inghilterra vittoriana – si muovono i due protagonisti, i gemelli Mog e Nick, orfani dalla nascita, cresciuti separati e affidati, lei a un orfanotrofio, lui a un nostromo di dubbia reputazione. Come nella migliore tradizione dickensiana, scoprono di essere fratelli e, insieme, sono affidati alla custodia di un lontano parente. Lasciati i miserabili quartieri di Londra, vanno a vivere a Kniveacres Hall, un castello isolato nella campagna londinese.
Serenità, ricchezza, una vita agiata sotto l’ala protettiva di Sir Septimus Cloy, il cugino della madre, ripagheranno i due fratelli delle sofferenze patite? Niente affatto. Sopportati come intrusi, devono sottostare alle severe regole del castello, controllati a vista e spiati dal perfido maggiordomo Bonefinger. A rendere ancora più sinistra la loro permanenza nel castello contribuiscono morti improvvise e misteriosi incidenti, a cui i gemelli scampano miracolosamente. Ma Nick e Mog, insieme all’inseparabile cane Lash, hanno molto tempo per esplorare il bosco intorno alla proprietà e scoprono gallerie sotterranee e passaggi segreti. Con il fiuto di due detective in erba cominciano a indagare, a seguire piste, a sfogliare i polverosi volumi della biblioteca, a parlare con le persone del villaggio. E a poco a poco riescono a mettere insieme i tasselli della loro vita. Su tutto spira il mistero di una enigmatica figura che appare, scompare, lascia indizi, e che riporta alla luce segreti legati al lontano passato della madre.
Le tradizioni della vecchia Inghilterra si intrecciano e si incontrano con il misterioso mondo indiano in cui affondano alcuni degli enigmi legati alla vicenda.
Il bel ritmo narrativo, l’incalzare delle situazioni, rendono piacevole la lettura e tengono incollati alle pagine fino allo scioglimento finale, forse troppo improvviso, forse un po’ privo di forza.
P. Bertolino
(da LiBeR 74)