Neil Gaiman, ill. di Dave McKean; trad. di Giorgia Grilli
Mondadori, 2006, p. 80
€ 16,00 ; Età: 12 e oltre
MirrorMask è la versione narrativa (a nostro avviso migliore) del film uscito con lo stesso titolo nel 2005. Possiede il ritmo narrativo della fiaba ma è un racconto destinato agli adolescenti che apre, per certi aspetti, un nuovo territorio alla letteratura per ragazzi, un paesaggio di frontiera in cui convivono le fantasie dell’infanzia con le pulsioni e i desideri dei giovani adulti. La quindicenne Helena vive, insoddisfatta, in un circo; il rapporto conflittuale con i genitori, in particolare con la madre, le suscita un profondo senso di colpa, soprattutto quando questa si ammala gravemente. Improvvisamente si trova proiettata in un universo parallelo, fantasmagorico, abitato da figure irreali: sfingi che divorano libri, giganti di pietra che volteggiano nell’aria, scarabei dalle lunghissime zampe somiglianti a certe immagini di Dalì. Qui le si prospetta il compito di salvare la Regina Bianca e la Città della Luce, che sta per essere distrutta dalle forze delle Terre Buie, al comando della Regina Oscura; al contempo però scopre e vede, attraverso una finestra magica, che nel mondo reale vive e agisce l’altra se stessa, forse la sua parte malvagia, la vera figlia della Regina delle Terre Buie; scopre anche di essere finita in una delle illustrazioni da lei stessa create e con cui ha tappezzato la propria camera. Se vorrà salvarsi, tornare alla realtà e rimandare la sua sosia nel mondo di carta da cui proviene, dovrà trovare l’amuleto che permette di risvegliare la Regina Bianca, la maschera-specchio… Le suggestioni del mondo letterario, fiabesco, culturale sono numerose e ricche: riconosciamo Il mago di Oz, la Regina della Notte de Il flauto magico, la Bella Addormentata, alcuni motivi della Lettera rubata di E. Allan Poe, solo per citarne alcune. Tuttavia l’atmosfera inquietante, surreale e ambigua ne fa qualcosa di nuovo, vicino alla sensibilità moderna attenta ai richiami freudiani. Le illustrazioni di McKean, dallo stile spigoloso e insieme armonico, raffigurano forme arrotondate fornite di dettagli aguzzi e si alternano, in accordo polifonico, con i fotogrammi tratti dal film, donando alle parole di Gaiman una dimensione irreale e allucinata che altrimenti non si potrebbe percepire. A questo concorre pure l’alternarsi di due caratteri tipografici diversi: uno semplice, per la descrizione del mondo reale; l’altro elegante e antico, quando Helena entra nel mondo parallelo.
A. Dal Gobbo
(da LiBeR 74)