Verso il paradiso
Deborah Ellis; trad. di C. Manzolelli
Fabbri, 2005, 213 p.
€ 9,50 - Età: da 11 anni
Deborah Ellis torna con un romanzo, Verso il Paradiso, a parlarci di mondi lontani, di condizioni estreme di sofferenza ed emarginazione. Dopo la trilogia afgana e il successo di Sotto il burqa, la Ellis, assistente sociale di origine canadese, sceglie di raccontarci una storia africana, di un continente dove si registra la più alta concentrazione, in proporzione alla popolazione, di sieropositivi e malati di Aids. Binti è un ragazzina di 13 anni con grandi aspettative. Pur venendo da una famiglia umile e pur essendo già orfana di madre, la vita sembra sorriderle. Grazie al suo talento e a un pizzico di fortuna le è stata assegnata una parte in uno sceneggiato radiofonico, molto popolare nel suo paese, il Malawi, che le procura una certa notorietà. Ma tutto cambia quando il padre muore di Aids e Binti è separata dai suoi fratelli, costretta a vivere con degli zii che la trattano peggio di una serva, spogliata anche dei suoi piccoli risparmi. Tra mille peripezie Binti riesce a fuggire e ad andare a vivere dalla nonna. È una vita dura ma in cui la speranza torna a brillare, sostenuta dall’affetto e dalla solidarietà, sino a un finale abbastanza "lieto" rispetto alla drammaticità della situazione.
Il merito della Ellis è di restituirci la trama di una storia che accomuna moltissimi abitanti dei paesi più poveri e in cui riesce a far emergere i sentimenti, le individualità, la disperazione, l’emarginazione, il coraggio dei singoli. Spesso quando si legge di milioni di orfani e di milioni di famiglie distrutte dall’Aids, la notizia arriva come un bollettino medico. Eppure quei bambini orfani, abitanti di un mondo disperato, vivono non solo la drammaticità della malattia, della povertà, della condizione di orfano, ma anche il dolore di essere emarginati perché (forse) sieropositivi, la paura di dover crescere senza la guida e l’amore dei genitori, la fatica dello sradicamento perché spesso devono abbandonare il loro villaggio o interrompere gli studi. A questi bambini Ellis restituisce un volto, un nome, dei sentimenti e con questo ci racconta, meglio di mille statistiche, la vera vita ai tempi dell’Aids.
V. De Marchi
(da LiBeR 70)