Robert Harris; trad. di Mario Sala Gallini
Mondatori, 2006, p. 284
€ 16 ; Età: da 12 anni
Leonardo da Vinci, dopo il planetario successo del Codice, è ormai un brand, come si usa dire. Eppure il romanzo di Harris non è una ennesima stanca imitazione del bestseller di Brown, ma ha una sua originalità e autonomia di struttura narrativa per il plot, la caratterizzazione dei personaggi e la puntuale ambientazione storica. È un racconto d’avventura con implicazioni psicologiche, sociali, culturali, politiche. È appunto un giallo storico accuratamente ambientato nella Firenze del Rinascimento, centro fiorente di arte, scienza e letteratura, di ricche attività commerciali e bancarie, ma anche di complotti politici e sanguinose lotte per il potere. Siamo in pieno raffinato clima umanistico (Michelangelo, Donatello, Brunelleschi, Toscanelli, Alberti). Le pagine sull’intenso traffico nelle strette vie, sul chiassoso brulicare di mercanti, giullari e politici in Piazza della Signoria, sul violento gioco del calcio in piazza disegnano un vivace e veridico affresco della città nel 1466.
Soprattutto, il racconto è avventura, mistero, thriller, congiure di palazzo, tradimenti, travestimenti, fughe, colpi di scena, duelli, astuzie, invenzioni (memorabile quella di una tenda usata come paracadute per sfuggire agli sgherri) e alla fine, naturalmente, arrivano i nostri! Da questo fondale balza in primo piano il quattordicenne Leonardo, apprendista con Sandro Botticelli nella bottega di Andrea del Verrocchio: già dipinge mirabilmente, progetta strane macchine e si perde nell’osservare gli uccelli e sognare di imitarne il “folle volo” ulisside. Insomma, siamo in presenza di una personalità dotata di quella che oggi viene definita una “mente multitasking”, in grado di reagire attivamente e contemporaneamente a una molteplicità di stimoli; per esempio, Leonardo, mettendo in pratica gli insegnamenti del suo maestro (“vedere e capire”), immagazzina e memorizza nella mente ogni cosa, movimento o dettaglio che scorge, come se nella testa avesse un serbatoio di informazioni e immagini che riemergono al momento opportuno.
Il giovane sbircia di sfuggita il disegno di un complicato congegno di ruote dentate, carrucole, pulegge… e questo gli basta per mettere in moto un meccanismo avventuroso e investigativo che lo porterà a salvare dalla morte una tredicenne schiava circassa e addirittura Piero de’ Medici, padre di Lorenzo, vittima designata, appunto, di una “macchina infernale”.
F. Rotondo
(da LiBeR 73)