“Non è forse un bene creare una società di creature perfette?” Con questa citazione stampata sul frontespizio di Brutti, Scott Westerfeld, noto soprattutto negli Stati Uniti per i suoi racconti di fantascienza, ci pone immediatamente davanti all'interrogativo centrale del libro: la bellezza è un fine da perseguire a ogni costo? Nella società dei neoperfetti gli occhi devono essere grandi, la pelle liscia, i capelli setosi, le labbra piene. Nessuno deve essere troppo magro o troppo basso e naturalmente nemmeno troppo grasso. Ma poiché nessuno nasce perfetto, a 16 anni si affronta l'operazione, quella che da cittadino di Bruttopoli ti trasformerà in abitante dell'Isola dei Perfetti... Paradossalmente l'intervento chirurgico è spacciato come un momento di democratica liberalizzazione, uno strumento di uguaglianza: il mondo ti giudica per come appari, quindi cerca di apparire al meglio. Tally, la protagonista, aspetta il suo sedicesimo compleanno con ansia. Vuole raggiungere gli amici che l'hanno preceduta e passare ore divertenti alle feste organizzate dai ragazzi più grandi, abbandonando i panni della vecchia e brutta ragazzina che crede di essere per entrare in quelli di una bellissima giovane donna. E chi non lo vorrebbe? Pochi giorni prima della trasformazione, però, Tally fa amicizia con Shay, una coetanea, e alcune delle sue certezze iniziano a sgretolarsi. Shay le spiega che non tutti gli abitanti di Bruttopoli hanno accettato di mutare il proprio aspetto. Anche se la notizia è stata tenuta nascosta, molti ragazzi sono fuggiti per sottrarsi all'intervento. Inoltre sembra che l'operazione non abbia solo lo scopo di apportare cambiamenti fisici: qualche altra cosa, probabilmente a livello cerebrale, viene cambiata negli ignari giovani. Sebbene la storia sia ambientata in una comunità irreale e il romanzo sia di genere fantastico, la proiezione in un mondo immaginario è un pretesto usato dall'autore per scuotere la coscienza dei lettori e per portare l'attenzione su un problema fin troppo tangibile nella nostra società: il primato dell'immagine, la rilevanza dell'apparenza rispetto alla sostanza. La frase citata all'inizio è di Yang Yuan, l'aspirante Miss Cina che a 19 anni si è sottoposta a 11 interventi chirurgici in vista della competizione, investendo in bellezza oltre 13.000 dollari americani, ma che è stata squalificata perché ritenuta una “bellezza artificiale”.
T. Merani
(da LiBeR 73)