Angela Nanetti; ill. di G. Giandelli
EL, 2006, p. 189
€ 10, 90 ; Età: da 11 anni
Un flashback ad apertura di libro: un gruppo di giovani rievoca per brevi accenni un'esperienza degli anni della loro adolescenza, misteriosa e indimenticabile. Nell'ampio spazio antistante l'alto stabile di periferia in cui tutti i componenti del gruppo, anche quelli ora assenti, abitavano, colmo di erbacce, cespugli incolti, arbusti, valutato come "cesso dei cani del quartiere", Danilo, uno degli allora adolescenti, ha trovato uno strano "coso": molliccio, a forma d'uovo, vivo, palpitante, ma non classificabile come animale, né come essere umano nonostante qualche vaga somiglianza.
È Gorgius, un nome scaturito chi sa come nella mente di Danilo ragazzo, che si rende conto, quando lo mostrerà al gruppo, di avere con quello strano essere una evidente, anche se limitata, possibilità di comunicazione, assolutamente inspiegabile. Gorgius si mostra aggressivo con i ragazzi, maschi e femmine. Curiosità, timore, poi paura, previsioni funeste, coscienza di un grave pericolo si succedono a tappe serrate nei componenti del gruppo. Nessuno di loro osa confidarsi con gli adulti temendo, da parte loro, diffidenza e accuse di "sragionare" con troppa facilità. L'unico adulto che si fa partecipe sostanzialmente dell'esistenza di Gorgius è Vittorio, un travestito che abita nel palazzo, malvisto da tutti, ma che sa dimostrare la comprensione e la disponibilità mancanti ai familiari dei ragazzi.
Gorgius viene eliminato, ma la sua scomparsa costa ben cara. Il libro si chiude con l'interrogativo dei protagonisti, riallacciato al flashback di apertura e, naturalmente, del lettore. Chi era Gorgius?
Una scrittrice valida come Angela Nannetti, creatrice delle più fascinose metafore riscontrabili nella letteratura giovanile italiana, sa rendere accessibile al lettore anche la metafora di Gorgius, magari inducendolo piacevolmente a sfogliare il libro all'indietro.
Gorgius è il male presente nella nostra vita quotidiana in forme molteplici che, purtroppo, coinvolgono tutti noi e con il quale dobbiamo fare i conti, prima o poi. Un male non sempre identificabile di primo acchito: può esserci vicino oppure lontanissimo. Non ha importanza.
Ciascuno di noi, o come attore o come spettatore, ha sempre la sua parte di responsabilità e non può tirarsi da parte.
C. Poesio
(da LiBeR 72)