La prima stella: Valgrande ’44
Guido Petter, con una nota di Mauro Begozzi
Interlinea, 2011, p. 128
(Gli aironi)
€ 10,00 ; Età: da 14 anni
Guido Petter, partigiano, docente di psicologia e autore di testi fondamentali per gli insegnanti, ha scritto i primi e tra i più bei libri per ragazzi sulla Resistenza, dal romanzo Una banda senza nome al racconto diaristico autobiografico Ci chiamavano banditi. L’ultimo, postumo, unisce le caratteristiche dei primi due, quelle romanzesche e quelle storico-documentarie. Petter è morto pochi giorni prima della commemorazione che avrebbe dovuto tenere dei martiri di Fondotoce, terre dove combatté a 17 anni.
Protagonisti del romanzo sono tre liceali a Intra sul lago Maggiore, ma lo sfondo storico e ambientale è reale. Sono reali gli avvenimenti del giugno 1944 quando 15.000 nazisti e fascisti, con carriarmati, autoblindo, aerei, cannoni, mitragliatrici condussero una massiccia operazione di rastrellamento in Valgrande – “la Vandea piemontese” secondo Mussolini – contro 500 partigiani, con cattura di ostaggi, torture, incendi e la fucilazione di 43 persone a Fondotoce e poi altre 17 sul lungolago di Baveno. Ma già in precedenza vi era stata la strage degli ebrei raccontata nel film Hotel Meina di Lizzani.
Il racconto delinea il percorso di maturazione di una coscienza critica e civile di Riccardo, Marcello ed Emiliana, che ha già un fratello partigiano. Petter crea un crescendo di tensione narrativa che fa stare il lettore sospeso fino a identificarsi per empatia con i due giovani, che, dopo i primi ingenui gesti antifascisti dimostrativi e simbolici, salgono in montagna, non più per il fascino dell’avventura, ma per seguire l’esempio dei patrioti risorgimentali: liberare l’Italia dai tedeschi, abbattere il fascismo, conquistare la democrazia e la Repubblica. Completano il libro interessanti testimonianze e documenti, come le foto dei 43 costretti a sfilare nei paesi e di Cleonice Tomassetti fucilata per prima e morta gridando “Viva la libertà, viva l’Italia” e la testimonianza dell’unico che si salvò, pur ferito, e dopo due mesi tornò fra i partigiani con il nuovo nome di battaglia “Quarantatré”. Speriamo che il libro sia adottato in molte scuole e acquistato per le biblioteche. Caro Guido, grazie per quest’ultimo dono: ti sia lieve la zolla.
Fernando Rotondo
(da LiBeR 92)
