Guarda che artista: Alexander Calder
Patricia Geis; trad. di A. Vincenzi
Franco Cosimo Panini, 2011, p. 20
€ 19,50 ; Età: da 7 anni
I libri che introducono i ragazzi all'arte contemporanea sono rari e preziosi, perché non tutti gli editori hanno la voglia di pagare diritti di riproduzione e spesso si ripiega sull'arte del passato proprio per questo motivo. Tutta la nostra gratitudine merita dunque la Franco Cosimo Panini per questo libro straordinario, che ci fa conoscere l'opera di uno degli artisti più speciali del Novecento: Alexander Calder (1892-1976). È un libro con le sculture che si alzano ad apertura di pagina, un libro costoso che denota un grande amore per l'arte e per la cultura, pubblicato a Barcellona nel 2009, e oggi anche da noi.
La vita di Calder è raccontata in una serie di fumetti colorati in apertura: suo padre e suo nonno erano scultori, sua madre dipingeva ritratti, lui studiò per diventare ingegnere meccanico, ma nel 1926 si trasferì a Parigi, per fare l'artista. Si sposò nel 1933 e con la moglie visse nel Connecticut dove nacquero le figlie. Era una persona allegra e creativa, sarà uno dei principali innovatori della scultura del ventesimo secolo.
Pagina dopo pagina seguiamo il suo percorso artistico: il cane e la papera ricavati da un foglio d'ottone, che ancora studente regalò ai genitori. Poi ci sono i giocattoli costruiti a Parigi, e c'è il circo, che gli valse l'attenzione di artisti famosi, da Mirò a Mondrian. Il Circo Calder, nel libro, può essere completato con delle figurine allegate al volume: l'artista ne aveva costruite un'infinità, con oggetti di recupero, che potevano stare in due valige, con le quali si spostava organizzando spettacoli. Dava voce ai suoi personaggi e attirava molti appassionati. Sono dello stesso periodo le sculture in fil di ferro, una delle prime è il ritratto di Josephine Baker.
All'inizio degli anni Trenta inventò i “mobiles”, delle sculture geometriche fatte di lastre di metallo, dipinte in vari colori e appese a dei fili, che oscillavano nell'aria. Nello stesso periodo costruì anche le “stabiles”, sculture astratte fatte di lamine di metallo attorcigliate, alcune talmente grandi che ci si può entrare dentro. Ce ne sono in tutto il mondo, l'unica presente in Italia è a Spoleto, realizzata nel 1962 per il Festival dei Due Mondi. E a Spoleto ci sono anche alcune sue opere nella Galleria Comunale d'Arte Moderna.
Teresa Buongiorno
(da LiBeR 92)
