L’estate di Garmann
Stian Hole; trad. di B. Berni
Donzelli, 2011, p. 44
(Album)
€ 19,90 ; Età: da 6 anni
Arriva finalmente anche in Italia l’albo che nel 2007, quando fu premiato con il Bologna Ragazzi Award, fece discutere, perché le sue immagini sembrarono troppo crude, o forse inquietanti – perturbanti di certo – per essere in un libro per bambini. Stian Hole è un’artista raffinato, che utilizza il digitale, la fotografia e il collage per raccontare le storie del bambino Garmann, e coglie dell’infanzia quella vicinanza con i chiaroscuri capace di rendere vicinissimi un sorriso e un pianto, la malinconia e la risata. La prima storia di Garmann è proprio questa, quella che racconta della sua estate “cruciale”, l’ultima estate prima di cominciare la scuola elementare. Una soglia, un baratro anche, cui il bambino guarda con coraggio e timore insieme, con curiosità e senso di vertigine mentre sperimenta la paura dell’ignoto. L’atmosfera è sospesa, fra malinconia e ironia, farfalle nello stomaco e voglia di conoscere. È un tempo di passaggi, l’estate di Garmann, un tempo importante di fine e di inizio. Allora Garmann fa domande, agli adulti. Alle tre deliziose signore molto anziane che fungono da aiutanti magiche, come nella dimensione fiabesca, le tre zie, o al padre. Anche loro hanno paura, e si confrontano ogni giorno con l’idea della mancanza, della fine, dell’inizio, dell’altrove. Non solo Garmann dunque, ma, fra i suoi denti da latte e la dentiera delle persone anziane, tutta la vita umana costellata di cambiamenti viene raccontata in questo albo delicato e frizzante insieme. Perché Garmann, nella sua piccola inchiesta, conquista con l’immaginazione atmosfere che danno senso alla sua emozione, ed è degno compagno di ogni bambino che stia per entrare nel mondo della scuola, in una comunità sconosciuta, in una prima volta. Il finale dell’albo, come mise in evidenza Antonio Faeti alla presentazione, è beneaugurante, anche se asciutto. Il bambino è solo, davanti alla finestra, nella luce del crepuscolo: la composizione e anche il cromatismo richiamano non solo un’atmosfera alla Hopper ma un suo quadro (Morning sun, 1952 ) dove davanti alla finestra sta una ragazza. Non c’è nessun bisogno di consolare il bambino, lui è già coraggioso abbastanza, sa che la paura la provano tutti, ed è pronto a fare la sua parte per diventare grande.
Marcella Terrusi
(da LiBeR 92)
