L’avventura di Ulisse
Andrea Molesini, ill. di Paolo D’Altan
Mondadori, 2011, p. 153
(Oscar junior)
€ 8,50 ; Età: 11-14
È raro trovare una versione in prosa dell’Odissea che non faccia rimpiangere il fascino dell’originale. Andrea Molesini c’è riuscito con una misura narrativa che mantiene un preciso equilibrio fra l’originale poetico e la prosa, che ha il sapore del racconto verbale. È questa la ragione per cui mi sento in dovere di segnalare L’avventura di Ulisse nella nuova ristampa (prima edizione nel 1999) perché ha la freschezza di un romanzo contemporaneo. Le illustrazioni in bianco e nero di Paolo d’Altan rafforzano l’atmosfera classica di una vicenda immortale.
Nelle prime pagine del libro, Molesini ci mette in condizione di assistere al banchetto degli Dei dell’Olimpo con una esemplare semplicità: “Era da un pezzo che di bagordi così non se ne vedevano. ‘Passami il maialino al pompelmo’ disse Era a Zeus, che bisbigliava nell’orecchio di una ninfa dai capelli color caffè”. Si capisce subito che in tutte le pagine del libro non si dovrà subire alcuna forma di retorica. Le vicende di Ulisse (Molesini usa il nome che in Italia è stato reso famoso dai versi di Dante Alighieri nell’”Inferno”, mentre tutti gli altri personaggi hanno nomi greci e non latini) sono di una attualità impressionante: non ci si accorge che siamo in secoli in cui non soltanto la scienza, ma la semplice tecnica del Medioevo erano del tutto ignorate.
Andrea Molesini è fedele a Omero, anche se introduce (nella prima parte) poche pagine di “Intermezzo della Musa” che servono per favorire la possibilità del lettore di gustare ogni momento della narrazione. In una sola occasione, Molesini aggiunge un momento di altissimo livello poetico che lo stesso Omero non aveva raccontato: quando Ulisse incontra le sirene sappiamo che il canto ha un fascino meraviglioso. Molesini, invece, ci racconta la meraviglia del canto: “La voce di quelle creature era tessuta coi suoni del fiume e del vento tra i rami, del cielo in tempesta e del mare dalla quiete profonda e portava l’eco lucente del canto degli uccelli e del grido di guerra, dei bisbigli dell’uomo e della donna innamorati come del latrato dei lupi e del ruggito del leone dei monti. Portava il silenzio della neve e quello del sole che uccide, e aveva la forza della notte, la veloce. Io solo Ulisse, ho ascoltato e sono qui, vivo, a raccontare.”
Roberto Denti
(da LiBeR 92)
