Lo stupore del pellicano
Leena Krohn; trad. di D. Sessa
Salani, 2011, p. 192
€ 13,00 ; Età : da 11 anni
È un uccello, ma veste da uomo. Canta come tenore di fila al Teatro dell’Opera e compone lui stesso canzoni. Soffre di nostalgia acuta (“Non le capita mai di sentirsi come se un amo la tirasse verso il luogo da dove proviene?”), eppure al suo stormo non vuole tornare. Solo i bambini lo riconoscono come volatile: “Siccome vesto i panni di un uomo, sono un uomo. Questa è l’opinione comune”. E sarà proprio uno di loro, l’undicenne Emil, approdato a Helsinki con la madre dopo la separazione dal marito, a insegnargli a leggere. Parole calibrate, immagini poetiche, un crescendo di tematiche urgenti, nonostante il copyright del libro sia del 1976, offrono continui spunti di riflessione sull’uomo e il suo mondo mentre la storia – l’incontro di due solitudini che sboccia in amicizia – si snoda fino all’epilogo della separazione tra i due protagonisti.
“Per me scrivere è un modo per porre domande sulla natura della realtà e la complessità dell’uomo” dichiarò tempo fa la scandinava Krohn, che alcuni ricorderanno per Dolcemorte (Fanucci, 2007). E in questo intenso romanzo sul diventar grandi e sulla necessità della nostalgia, che risarcisce la perdita con la nascita del nostro passato e della nostra storia, l’autrice tiene più che mai fede alla dichiarazione. Non potendo vivere da uccello, proprio per l’azione invasiva dell’uomo sull’ambiente, il pellicano, alias signor Lipponen, decide di “diventare” umano. Inebriato da arte e conoscenza si renderà presto conto di quale habitat violento abbia costruito l’uomo che non può fare a meno di armi e guerre. Tradito da Elsa, una ragazzina che lo denuncia agli adulti per quello che è, un animale, il pellicano viene imprigionato allo zoo. È allora che vorrà tornare all’essenzialità di una natura che non conosce pregiudizio, pur sapendo che dimenticherà tutto l’appreso. Emil, con un piede ormai oltre le certezze d’infanzia – e con la nuova consapevolezza di una madre “estranea e vulnerabile” – lo aiuterà a fuggire. Affranto per la separazione riceverà però dall’amico, e insieme a lui il lettore, una preziosa eredità come “ passaporto” per la complicata civiltà dell’uomo: lo stupore, la disponibilità a quell’incanto che rinnova sempre e comunque il valore alle cose.
Elena Baroncini
(da LiBeR 91)
