La mia Resistenza
Roberto Denti
Rizzoli, 2010, p. 162
€ 14,00 ; Età: da 12 anni
“L’8 settembre 1943 era una tiepida domenica d’estate. Avevo compiuto diciannove anni da pochi mesi…”, così comincia il racconto autobiografico di un giovane italiano come tanti, che però volle partecipare alla Resistenza, l’altro autentico atto fondativo d’Italia dopo il Risorgimento. Il retroterra è quello di una famiglia antifascista, un incontro illuminante con un professore, le prime esperienze con dei giovani entusiasti ma inesperti che vorrebbero far saltare un ponte sul Po e, dopo un intervallo di cinque mesi in carcere, l’ingresso in una brigata partigiana intorno a Firenze, i combattimenti, i rastrellamenti, le rappresaglie dei nazifascisti sui civili, fino alla Liberazione.
Denti racconta non da storico togato (documenti, fonti), ma come testimone di fatti storicamente fondati, una piccola storia personale che accanto a tante altre fa la grande storia di quegli anni di ferro e di fuoco in cui nacque la democrazia. Lo fa con la capacità che conosciamo, con una narrazione semplice e chiara ma non banale, avvincente ma non “ruffiana”, onesta. Ciò permette con la forza del racconto di spiegare fenomeni non semplici come la “resistenza civile”, non militare, fatta della solidarietà di gente comune. Ad esempio, mentre si sta recando in bicicletta a un incontro con dei giovani antifascisti che fingono di allestire una commedia di Goldoni in un teatro parrocchiale, una contadina lo ferma e gli dice: “Tu sei un forestiero. Non so se ti riguarda, ma ieri fascisti e tedeschi hanno buttato all’aria il teatro e arrestato il prete, il maestro e due studenti”. Roberto volta la bici e per questa volta se la cava.
Un incontro commovente è l’incontro in carcere con il partigiano cattolico Teresio Olivelli, autore della Preghiera del Ribelle per amore, poi bestialmente ucciso in un lager per aver difeso un compagno. Non mancano episodi umoristici come quello del partigiano russo che di notte spara a un mulo che non risponde alla parola d’ordine. Firenze è al buio e Roberto fa riattaccare la corrente al poeta Montale che lo prende per un elettricista. Completano il libro il testo della lapide di Calamandrei in ricordo delle stragi naziste di civili e le più note canzoni partigiane, Bella ciao ecc. Un motivo in più per adottarlo o almeno farlo leggere a scuola.
Fernando Rotondo
(da LiBeR 91)
