Io come te
Paola Capriolo
EL, 2011, p. 86
(Young)
€ 10,50 ; Età: da 13 anni
Si può finire in mezzo al branco per solitudine, per noia, per disperazione. E si può essere spettatori muti di ciò che il branco fa, senza la minima capacità di reazione. Un uomo di colore che vende rose, addormentato su una panchina, diventa il bersaglio inerte di un fuoco appiccato per gioco e per sadismo da un gruppo di ragazzi.
Prende avvio da questo drammatico incontro, tra l’uomo dello Sri Lanka, Rajiva, trasformato in torcia umana e Luca, il ragazzo inerte che non ha il coraggio di intervenire, la nuova storia di Paola Capriolo Io come te. In copertina due mani, una bianca e l’altra nera accostate, e una scritta “guardare il mondo con gli occhi dell’altro” restituiscono il senso di quello che l’autrice vuole trasmettere anche oltre il terribile fatto di “cronaca”.
Come ci si sente a vendere rose agli angoli delle strade, alle uscite del cinema, nei ristoranti alla moda? Come si vive sentendo su di sé il soffio perenne della sopportazione, della diffidenza, se non dell’aperto rifiuto?
Provare per credere, sembra dire la scrittrice che con questo libro riprende alcuni dei temi che ricorrono anche nella sua produzione letteraria per adulti: le identità destabilizzate, la specularità dei destini, il ruolo centrale che assume nella narrazione il punto di vista da cui si osserva o si vive una situazione. Cambiando il punto di vista, cambia tutto, in un gioco di ruolo dove l’immigrato di colore si può trasformare in un “saggio” e il ragazzo inerte in un “buono”, o meglio, in un “giusto”.
Altro tema che percorre il romanzo della Capriolo è quello del razzismo, questione cruciale dei nostri tempi, già affrontata dall’autrice in NO (EL, 2010), in cui narra la storia vera di Rosa Parks, la donna di colore che rifiutandosi di cedere il posto in autobus a un bianco, aveva innescato la lunga catena di reazioni che portarono alla liquidazione della segregazione razziale negli Usa.
In Io come te come in NO, il messaggio però è anche di speranza. Si può partire da posizioni opposte, persino “nemiche” – sembra dire l’autrice – eppure incontrarsi, riconoscersi, scoprirsi “fratelli”, è sempre possibile.
Vichi De Marchi
(da LiBeR 91)