Nel mare ci sono i coccodrilliFabio GedaBaldini e Castoldi Dalai, 2010, p. 155(Icone)€ 16,00 ; Età: da 11 anniUltima pagina. Chiudi il libro e ancora senti il sale delle lacrime e di una commozione che non può tradursi in parole, ma solo in un abbraccio silenzioso che si compie tra Torino e l’Afghanistan. Un abbraccio lungo otto anni, 2900 giorni durante i quali Enaiat ha cancellato il volto della madre e tutti i suoi affetti per raccogliere in un corpo di bambino la forza per sopravvivere. Questa è una storia vera. Enaiatollah Akbari è la voce che narra, parola dopo parola, il lungo viaggio. E Fabio Geda si è fatto penna per lui, si è fatto ascolto e cuore per trasformare i suoni in segni, per raccontare una geografia del dolore che da Nava, un villaggio dell’Afghanistan, per valli e montagne, e mari e isole, arriva in Italia.Era alto come una capra Enaiat, quando ha lasciato la sua terra. Aveva 10 anni quando si è svegliato da solo nel samavat Qgazi, “un magazzino di anime e corpi”. Ha chiamato “Mamma!”, ancora e poi ancora. Non poteva immaginare che, quando la sera prima gli aveva tenuto la testa stretta al petto più a lungo del solito, quello fosse un addio. Il figlio abbandonato, in verità, è dato alla vita una seconda volta perché questo è l’unico modo per salvarlo. Gli Hazara, la sua etnia, sono vessati da tutti, dai Talebani e dai Pashtun. Per vivere da innocente, senza diventare un assassino, Enaiat deve lasciare la valle che per lui è tutto il mondo. Dall’Afghanistan al Pakistan, a piedi per le montagne, in Iran a fare il muratore e poi chiuso nel doppio fondo di un camion, e ancora in Turchia e poi ad attraversare una notte un mare tutto nero, dove chissà, ci sono i coccodrilli, fino in Grecia e di lì in Italia. Un viaggio di anni che vede il bambino che voleva solo giocare a Buzul-bazi, che amava la scuola e il suo maestro, diventare adulto e conoscere la paura e la fatica che sfinisce, la miseria o la grandezza di certi incontri lungo la strada. Senza mai perdere l’innocenza dello sguardo e la fiducia che il futuro, se c’è, può esistere anche per lui. Enaiatollah Akbari e Fabio Geda raccontano una storia che ha i tratti dell’avventura ma che punge più della realtà vera, è la storia di un bambino, anzi no, è la storia di tutti gli Enaiat, di quelli che arrivano e di quelli che si smarriscono, di quelli che incrociamo per strada e di cui mai sapremo il nome.Paola Bertolino(da LiBeR 89)
