Ombra
Suzy Lee
Corraini, 2010, p. 40
(Bambini)
€ 15,00 ; Età: da 7 anni
A sette anni dalla pubblicazione di Mirror, Suzy Lee ci propone una variazione sui temi a lei cari dello specchio e della linea sottile che separa la realtà dall’immaginazione. E lo fa, come è suo solito, col tratto sintetico ed evocativo del suo carboncino abilissimo nel raccontare storie in immagini.
In Ombra – edito da Corraini che per prima ha intuito il talento dell’illustratrice coreana – ritroviamo la piccola protagonista che in Mirror giocava con la sua immagine riflessa in uno specchio, arrivando persino a fondersi con essa.
Questa volta siamo in una grande stanza priva di finestre, illuminata da una lampadina: una cantina o forse un garage, in cui regnano scatoloni, attrezzi, vecchi scarponi e una bicicletta. La bambina gioca con la sua ombra e con quella degli oggetti proiettate sul pavimento, rappresentato dalla linea di rilegatura delle pagine. A inizio lettura, aprendo il libro rilegato in orizzontale, troviamo il mondo reale delle cose illuminate impresso nelle facciate superiori, e specularmente il mondo delle sagome umbratili nelle facciate inferiori; sagome che, seguendo l’immaginazione in movimento della bambina, nel corso della storia si troveranno più e più volte a rinnegare i contorni degli oggetti iniziali, per diventare ombre di qualcos’altro. Qualcosa di esotico e festoso, come l’ombra di elefante evocata dal tubo di un aspirapolvere, o di estremamente pauroso, come l’immagine scura di un lupo cattivo generata dalla suola scollata di uno scarpone dismesso.
Ombre e paure; ombre che paralizzano per il terrore che suscitano, perché un lupo evocato da un gioco di luci e immaginazione è come un lupo in carne ed ossa nel momento in cui lo vedo, rappresenta una minaccia reale. Ecco quindi che la realtà si fonde con l’immaginazione e che i confini tra la luce e le ombre si annullano: Suzy Lee lo rappresenta chiaramente trasferendo la bambina e il mondo degli oggetti nelle facciate inferiori dove prima erano collocate le ombre, e viceversa. Ma ricordiamolo: siamo dentro a un gioco, e quando finisce tutto torna come prima, gli oggetti con le ombre al loro posto. Noi invece non saremo gli stessi, i sensi e le emozioni destati dal ludico rendez vous con le scure proiezioni di noi stessi e del mondo che ci circonda.
Sara Deriu
(da LiBeR 89)