Diario segreto di Pollicino
Philippe Lechermeier, ill. di R. Dautremer
trad. di B. Capatti
Rizzoli, 2010, p. 200
€ 20,00 ; Età: da 10 anni
Può capitare di non ricordare la storia di Pollicino dall’inizio alla fine, ma sappiamo bene le suggestioni che mette in campo: gli affanni della miseria, l’astuzia che vince la forza, l’esaltazione della fuga, l’angoscia dell’abbandono, il riscatto dalla povertà. Tanti gli elementi in gioco e altrettanti i livelli di lettura ai quali possiamo avvicinare la fiaba di Perrault. Le autrici di questo notevole lavoro, attraverso le pagine di un diario che Pollicino segretamente compila, prendono a prestito trama e personaggi della fiaba classica e se ne servono per comporre un affresco con la cadenza di un vero romanzo popolare e di avventura.
Le miserie di famiglia escono decisamente dalla porta di casa: dramma collettivo e non più faccenda privata, perché non c’è niente da mangiare in questo cupo periodo di “Grande Privazione” che ha colpito il Paese. Come nella fiaba, Pollicino conduce responsabilmente i malandati fratelli in una fuga occasione di rivalsa e cambiamento. La voce narrante che si confida è un inquieto ritratto di ragazzo, che scopre incanti e fatiche del crescere consegnandoci il resoconto delle sue scoperte: dalla comprensione analitica circa l’anima delle cose, ai primi trepidi stupori per le cose dell’anima; eroe animato, a tratti, da un malinconico scontento: “Non ne possiamo più di essere bambini abbandonati. Ci piacerebbe che ci ritrovassero”.
Un libro dall’insolito formato, di cui risalta la bellezza delle immagini: caldi e raffinati cromatismi, profondità degli sguardi, poesia delle evocazioni… ma le qualità di rilievo sono ben oltre l’ovvio impatto estetico. Le autrici corrono in piena sintonia, fino all’ultima pagina si illustrano a vicenda in un lucido gioco di invenzioni linguistiche, citazioni letterarie e pittoriche con il comune obiettivo di dare profondità, colore e ritmo alla narrazione.
Ottimo libro “da comodino” per chi si diletta di creatività, logica e linguaggi: come abbiamo fatto finora a immaginare i famosi Stivali delle Sette Leghe senza visionarne una scheda tecnica, completa di copyright industriale? E di quanti momenti di “gioia considerevole” si compone, ad oggi, la nostra vita?
Fausto Boccati
(da LiBeR 89)