La baia delle ombre
Enza Emira Festa
Mondadori, 2010, p. 162
(Gaia junior)
€ 8,50 ; Età: da 12 anni
Approdata a Procida con la madre a causa di un imprevisto familiare Virginia non riesce a nascondere la sua contrarietà e insofferenza per quell’isola sperduta, lontana chilometri dalle sue amiche del cuore, e per quella casa in cui è costretta ad alloggiare, degradante direttamente sulla più bella baia dell’isola, la Chiaia. Ma ben presto la giovane protagonista sarà travolta dall’atmosfera misteriosa dell’isola, dove il tempo sembra sospeso tra presente e passato: dalla Baia delle Ombre, così chiamata perché con il tramonto del sole le ombre lunghissime si proiettano in mezzo alle case come tante braccia protese; dalle leggende e credenze popolari, che come un’aura magica avvolgono l’isola, e contro le quali cadono lentamente tutte le sue più razionali resistenze; dai profumi che avvolgono gli stretti vicoli del paese e che annunciano arcane presenze. La morte è il filo conduttore dell’esperienza di Virginia a Procida: la madre ha deciso di passare l’estate nell’isola per assistere una anziana zia in fin di vita; uno dei suoi amici è stato salvato dall’annegamento da una presenza misteriosa; lei stessa sfuggirà alla morte in un modo del tutto straordinario e incomprensibile.
Ma l’emozione più grande di quell’estate per Virginia è l’attrazione irresistibile che sente crescere dentro per Salvatore, un giovane del luogo dai lineamenti mediterranei che sembrano scolpiti nel marmo e un vigore fisico che lo fa apparire come un antica divinità. E che per amore è disposto a sopportare qualsiasi prova, persino la più difficile: la rinuncia a se stesso in cambio della salvezza per la persona amata.
La cultura di Procida, con i suoi valori e le sue tradizioni, fa da cornice alla narrazione di quello che può essere considerato un viaggio interiore per la giovane protagonista, alla scoperta dei misteri della vita dell’isola e della sua stessa vita. E proprio lei, giovane cittadina del mondo, proveniente da una grande metropoli come Roma, avvertirà la sua origine come un’assenza di fronte al forte senso di appartenenza e di identità che anima i giovani isolani suoi coetanei, profondamente radicati nel loro mondo, le cui tradizioni e la cui cultura vivono e raccontano con naturalezza e convinzione.
Gabriela Zucchini
(da LiBeR 89)