Tamar Verete-Zehavi; trad. di S. Kaminski e M.T. Milano
Sonda, 2010, p. 133
(Idrogeno)
€ 12,00 ; Età: da 14 anni
La vita graffiata, dell’autrice israeliana Tamar Verete-Zehavi, è il secondo volume della nuova collana di narrativa Idrogeno-H2, inaugurata dall’editore Sonda per i giovani lettori dai 14 anni in su, che ha come sottotitolo “La buona lettura è energia pulita!” Un pubblico, quello dei cosiddetti “giovani adulti”, verso il quale sembrano orientarsi in questi ultimi anni le attenzioni del mondo editoriale con proposte diversificate che contemplano temi forti, strettamente connessi al mondo giovanile, ma aperti anche al confronto con mondi e culture diverse.
Attraverso il racconto di Ella, una ragazza israeliana di 14 anni, la cui vita è sconvolta dall’attentato terroristico che le porta via la sua migliore amica e con lei qualsiasi spensieratezza e fiducia nel futuro, emerge un ritratto sofferto dell’adolescenza in Medio Oriente: dallo scontro quotidiano con la violenza e con la morte all’amore per il reggae e Bob Marley; dai sogni sul proprio futuro al desiderio di fuga da un contesto angosciante che non sembra lasciare speranze. Una vita graffiata quella di Ella, non tanto dalle ferite fisiche lasciate dall’attentato, quanto dalla impossibilità di comprendere l’odio che la circonda, le ragioni che hanno portato una ragazza poco più grande di lei a decidere di farsi saltare per aria in un luogo affollato, ammazzando persone innocenti.
Di fronte al caos che ha davanti agli occhi, alle dolorose immagini che non possono essere tradotte in parole, al buco nero che rischia di ingoiarla, Ella trova però alcune ancore di salvezza: l’amore del solido Eitan, che la induce a non chiudere tutti i canali di comunicazione con il mondo esterno; l’amicizia di Maher, un ragazzo palestinese che l’aiuta a guardare la realtà “con gli occhi del nemico”; e, soprattutto, la scrittura, che le consente non solo di mettere ordine negli eventi, ma anche di controllarli invece di esserne travolta, di ricomporre i confusi frammenti del suo racconto.
Un libro, questo, che ci rammenta le straordinarie potenzialità della scrittura e della letteratura, soprattutto in contesti di guerra: una forza che risiede nella possibilità di cambiare il mondo e di crearne un altro, di aggiustare le cose, nel senso profondo del termine. Consentendo così di ritrovare la forza per immaginare il futuro.
Gabriela Zucchini
(da LiBeR 88)